Lunedì la superbanca romana all’esame del comitato Iri
Milano Finanza
L’operazione superbanca romana prenderà ufficialmente il via lunedì 28 ottobre. Per quel giorno è infatti prevista una riunione a via Veneto durante la quale il consiglio di amministrazione dell’Iri esaminerà la fattibilità di un’integrazione fra il Banco di Roma e l’istituto che nascerà dalla fusione fra Cassa di risparmio di Roma e Banco di Santo Spirito. La notizia è stata riferita ieri mattina ai giornalisti in margine al convegno della Dc sulle privatizzazioni da Bruno Corti, componente socialdemocratico del comitato di presidenza dell’Iri. Corti ha spiegato che il comitato di via Veneto si è già occupato della questione e che la Consob è stata messa al corrette del progetto.
Piga: “Sono d’accordo”. Anche Carli e Ciampi hanno detto sì all’operazione
L’operazione superbanca romana prenderà ufficialmente il via lunedì 28 ottobre. Per quel giorno è infatti prevista una riunione a via Veneto durante la quale il consiglio di amministrazione dell’Iri esaminerà la fattibilità di un’integrazione fra il Banco di Roma e l’istituto che nascerà dalla fusione fra Cassa di risparmio di Roma e Banco di Santo Spirito. La notizia è stata riferita ieri mattina ai giornalisti in margine al convegno della Dc sulle privatizzazioni da Bruno Corti, componente socialdemocratico del comitato di presidenza dell’Iri. Corti ha spiegato che il comitato di via Veneto si è già occupato della questione e che la Consob è stata messa al corrette del progetto.
“L’obiettivo è quello di giungere a un polo tra Banco di Roma, Cassa di Roma e Banco di Santo Spirito. Di per sé è un fatto positivo, visto che oggi si tende a creare masse critiche importanti, con evidenti sinergie”, ha detto Corti. E’ la prima presa di posizione da parte dei diretti interessati dopo le voci che si inseguono da mesi nei recinti della borsa di Milano (dove le quotazioni di azioni e warrant Banco di Roma si sono mantenute su livelli sostenuti anche nelle ultime settimane) e negli ambienti politici romani. E’ ancora presto per giudicare l’atteggiamento dell’Iri, ma un segnale politico favorevole è intanto arrivato dal ministro delle partecipazioni statali, Franco Piga, presente anch’egli al convegno della Dc. “Certo che sono d’accordo”, ha risposto ieri a chi gli chiedeva un’opinione. La sua è apparsa una dichiarazione in linea con le indiscrezioni che circolano da qualche giorno, in base a cui lo stesso Piga, il ministro del tesoro Guido Carli e il governatore Carlo Azeglio Ciampi avrebbero già dato il loro assenso al piano. Più cauta è stata invece, la reazione del presidente della Consob Bruno Pazzi: “Attendiamo chiarimenti dall’Iri”, ha affermato.
I dettagli sono ancora coperti dal riserbo. Pare certo, però, che l’integrazione fra la Cassa di Roma e il Banco di Roma dovrà essere perfezionata entro due anni per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali concesse dalla legge Amato per le fusioni e i conferimenti di aziende bancarie. E che dovranno essere sciolti alcuni nodi, relativi soprattutto alle dimensioni finanziarie dell’operazione. Le cifre in ballo sono enormi. Il Banco di Roma capitalizza in borsa una cifra prossima ai 3.300 miliardi di lire, e ha un capitale nominale (per l’87,5% controllato dall’Iri) di 1.200 miliardi, che potrà presto salire a 1.350 miliardi. Nell’agosto dello scorso anno Mediobanca lanciò infatti sul mercato un’emissione di 150 miliardi in warrant convertibili in azioni ordinarie a partire dal primo luglio 1991. Si tratta dei titoli su cui l’attenzione degli investitori si è talmente concentrata negli ultimi tempi da far pensare a un rallestramento tutto in funzione del progetto di superbanca romana. Da giorni, infatti, insistenti voci di borsa ampiamente riportata dalla stampa dicono che la Cassa di Roma avrebbe già acquistato una quantità di warrant convertibili pari a circa il 10% del futuro capitale del Banco.
In ambienti bancari tutte le ipotesi vengono ritenute ancora valide: tanto quella di un acquisto diretto di azioni del banco di Roma, quanto quella del conferimento di parte della quota Iri a una holding centrale in vista di un’eventuale fusione fra le diverse aziende bancarie. Nella holding potrebbe entrare anche un socio estero, già individuato nella Caja di Madrid, a cui sarebbe destinata una quota del 17%. L’operazione potrebbe partire dopo lo scorporo dell’azienda bancaria Cassa di risparmio spa dall’Associazione e la fusione fra la Cassa spa e il Banco di Santo Spirito spa (istituto di cui l’Iri conserva ancora una quota prossima al 30%) da perfezionare entro il 31 dicembre di quest’anno.
La nascita del grande polo romano aprirà all’interno dell’Iri alcune questioni. Intanto di natura procedurale: in base a una precisa delibera l’istituto di via Veneto deve infatti conservare almeno il 51% del capitale delle tre bin, elemento che potrebbe configurare con la Cassa anche un accordo di diversa portata. Si porrà inoltre inevitabilmente il problema di definire le strategia della Comit e del Credito italiano, dopo che nei mesi scorsi era stata più volte ribadita, anche, dalla stesso presidente dell’Iri, Franco Nobili, l’esigenza di un coordinamento fra le tre bin. Infine, si renderà necessario stabilire se il nuovo assetto del Banco di Roma sarà compatibile con la partecipazione in Mediobanca, dove il Banco è legato insieme a Comit e Credit ai grandi privati da un ferreo patto di sindacato.
Sergio Rizzo