Rivoluzione alla Banca di Roma

Il Messaggero

Capaldo lascia, a Geronzi la presidenza. Nottola direttore generale. Una decisione a sorpresa che sarà formalizzata venerdì prossimo nell’assemblea della Fondazione

Pellegrino Capaldo lascia. La presidenza della Banca di Roma passa all’attuale direttore generale Cesare Geronzi, e al suo posto andrà l’attuale condirettore Antonio Nottola. Il passaggio di consegne è già deciso e verrà ratificato con il consiglio della spa che si terrà venerdì prossimo. «la scio per dedicarmi allo studio, all’università e alle attività nel volontariato», così Capaldo ha spiegato la sua uscita. Niente di più, nessuna polemica, nessuna sbattuta di porta. Eppure la voce che avrebbe abbandonato circolava da tempo, destando comprensibilmente curiosità e interrogativi. Capaldo spiega così il clamore intorno a questa ipotesi, che poi, ieri, si è concretizzata. «Perché in Italia si lascia una poltrona solo perché si è richiamati dal creatore perché si ottiene una carica più elevata, o perché si hanno guai giudiziari». Una regola che vale per gli altri.
La comunicazione ufficiale dei cambiamenti al vertice della Banca di Roma sarà fatta da Capaldo all’assemblea degli azionisti della fondazione, che si terrà anche questa venerdì prossimo, di cui egli stesso è presidente. Lascerà anche quella poltrona. E anche quella della holding che a cascata controlla la spa, e in cui siedono anche i rappresentanti dell’Iri a seguito della fusione della Cassa di risparmio di Roma con il Santo Spirito e il Banco di Roma. Capaldo ha parlato della presidenza della banca, ma non ha fatto nessun riferimento alle altre due cariche, anche se in serata fonti della banca hanno precisato che questo sarà il tenore del suo annuncio.
La semplice spiegazione fornita dal professore alla sua decisione: più tempo per lo studio, l’università e il volontariato, però non convince del tutto. Sono soprattutto i tempi che incuriosiscono. Il passaggio di consegne prima che il bilancio di quest’anno sia sottoposto all’approvazione dell’assemblea degli azionisti, e in modo così repentino. Le voci circolate in questi mesi, fino ad arrivare a quella recente che lo vedrebbe all’Iri al posto di Michele Tedeschi, contribuiscono a creare interrogativi. Poi ci sono le Authority di controllo dei servizi pubblici, le cui nomine devono essere fatte. Il tutto condito da indiscrezioni sulla sua vita in “casa”: sul rapporto con Geronzi che si dice non più idilliaco, mentre si sarebbe rafforzato il legame con Antonio Nottola, candidato a nuovo direttore generale.
Così, dopo otto anni, Pellegrino Capaldo esce di scena dalla Banca di Roma. Avrà certamente più tempo per il suo studio di via Parigi a Roma, centro nevralgico delle prestigiose consulenze fornite in questi anni al variegato pianeta delle partecipazioni statali. Avellinese e amico di De Mita, gli sono passate sul tavolo quasi tutte le scelte più delicate dell’Iri dalla cessione dell’Alfa Romeo dalla Finmeccanica alla Fiat alla soluzione del caso Italstat-Bandar Abbas, fino alla liquidazione della Finsider. Poi la sistemazione della Federconsorzi dopo il crack e l’Enimont. Un aneddoto. Ad un giovane manager che gli chiedeva se i suoi consigli fossero seguiti fino in fondo dai suoi committenti, ha risposto così: «Di solito le aziende che mi ascoltano non le rivedo più. Le altre, dopo qualche anno, mi richiamano puntualmente». C’è anche l’università tra i suoi impegni, con la cattedra di Ragioneria alla Sapienza, e l’attività nel volontariato con la Banca Etica. E Antonio Nottola, dopo anni di posizione defilata, ritorna in primo piano. Nel Banco di Roma aveva fatto tutta la carriera interna fino a diventarne amministratore delegato nell’89. Nel ’91, dopo la fusione, era diventato condirettore generale della Banca di Roma. A giorni sarà il numero due.