Orsi & Tori

Milano Finanza

Anche la Seconda repubblica passa da via Filodrammatici. La prova? Basta seguire la pista Mondadori-Sbe, o meglio il gruppo editoriale che fa capo alla Fininvest di Silvio Berlusconi

Anche la Seconda repubblica passa da via Filodrammatici. La prova? Basta seguire la pista Mondadori-Sbe, o meglio il gruppo editoriale che fa capo alla Fininvest di Silvio Berlusconi: come si può leggere su tutti i giornali a riorganizzare il polo della carta stampata non sarà la Goldman Sachs come era in preparazione da tempo, ma Mediobanca e il suo presidente onorario Enrico Cuccia. Con due aiuti decisivi: la Banca di Roma e la Comit che cureranno il collocamento sul mercato delle azioni Mondadori da cui affluirà alla Fininvest una liquidità importante, nell'ordine di parecchie centinaia di miliardi di lire.
Si dirà: ma chi poteva coordinare un'operazione di tale dimensione se non Mediobanca? Corretto. Ma anche i bambini che passeggiano in piazza Affari conoscevano la favola di Berlusconi che a suo tempo rifiutò di versare l'obolo per entrare nel sindacato di Mediobanca quando doveva essere privatizzata, per nulla interessato ai salotti buoni. E infatti, per avviare la lunga e difficile strada della quotazione in borsa dei vari pezzi del suo impero, come amava fare anche Roul Gardini, Berlusconi si era rivolto a una grande banca internazionale, appunto la Goldman, la quale aveva suggerito l'offerta pubblica di scambio (ops) fra Mondadori e Silvio Berlusconi editore (Sbe), con l'obiettivo di togliere dal listino la Mondadori e far poi quotare la Sbe. Il progetto ha mostrato rapidamente i suoi limiti e ora arriva il piano Mediobanca che segue una logica esattamente opposta, capovolgendo la situazione: sarà ricollocata in borsa la Mondadori e la Sbe sarà controllata dalla casa di Segrate.
Ma che cosa c'entra la Seconda repubblica con un'operazione finanziaria? C'entra, c'entra, come è sempre entrata Mediobanca in tutti gli assetti di potere vero della Prima repubblica. Fermi, però! Questo non è un attacco a Mediobanca come probabilmente partirà, invece, dalla sinistra dopo i flirt preelettorali. Semplicemente è la constatazione, ancora una volta, della superiorità tecnica, di fantasia, di dedizione di Mediobanca. Con qualche cosa in più, naturalmente, che spiega anche come la favola di Berlusconi nemico dei salotti buoni abbia potuto mutare nella favola di Fidel e Kaiser Franz verso la via dei Filodrammatici scaligeri.
C'è un momento cruciale che occorre richiamare e risale a qualche mese fa, quando Eugenio Scalfari avviò la campagna di Arcore, cioè l'attacco frontale e personale contro Berlusconi, facendo leva soprattutto sul ceto bancario, di cui il direttore di Repubblica conosce bene le debolezze e la fragilità di fronte agli attacchi provenienti dalla sua penna. In sostanza, Scalfari istigò le banche a non concedere più credito a Berlusconi, da lui definito già superindebitato. Al primo attacco, il risultato fu nullo. Al secondo idem, ma al terzo qualcuno dalle parti di piazza Cordusio cominciò a tentennare e a richiedere il rientro immediato a tutti i fidi. Anche uno studente del primo anno di economia e commercio, come direbbe Scalfari, sa bene che se a qualsiasi grande gruppo italiano viene perentoriamente richiesto il rientro dai fidi, 99 volte su cento salta. E se si tien conto che l'attacco avvenne in pieno crack Ferruzzi, con le banche quindi già a nervi scoperti, è facile immaginare il clima che si respirò in quei momenti ad Arcore e in via Paleocapa dove c'è la sede dell'attuale presidente Fedele Confalonieri, detto appunto Fidel per l'antica amicizia con il capo.
A salvare Berlusconi e la Fininvest furono due banche oggi ugualmente importanti per Mediobanca, la Comit condotta da Luigi Fausti, da sempre al fianco di Berlusconi, e soprattutto la Banca di Roma guidata da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi. In particolare Geronzi, con la freddezza di quando era a capo dei cambisti di Bankitalia, seppe riprendere in mano la situazione trovando subito l'appoggio di Fausti: i nervi erano saltati a più d'uno e sulla scia di un caso assai diverso si rischiava il crack di un altro gruppo. Bastò l'intervento delle due banche per bloccare il processo degenerativo e così Kaiser Franz (Franco Tatò) ebbe il tempo di approdare in piazza Cordusio per spiegare bene come stavano le cose e come i problemi del gruppo Fininvest fossero risolvibili con un ampio piano di quotazione dei vari settori.
Con il patronage di Banca di Roma e di Comit, l'ingresso di Mediobanca in questa partita è stato il più ovvio, ma ha segnato anche una svolta fondamentale proprio nel momento nel quale anche il resto del mondo imprenditoriale, Giovanni Agnelli in testa, doveva prendere atto del crescente successo politico di Berlusconi. La vera blindatura di Berlusconi è quindi oggi garantita da Mediobanca, che così torna a essere, all'esordio della Seconda repubblica, il perno del sistema anche per altre due decisive operazioni che ha già condotto a termine e una terza per la quale si sta preparando.
1) Ha abilmente distribuito in pista per le due ex-bin privatizzate i soci del suo patto, facendo comprare ad alcuni azioni Credit e ad altri azioni Comit. Le sue fonti di approvigionamento per i prossimi anni sono così garantite, insieme slla Banca di Roma, per la sintonia che si è creata sul piano della competenza e della tecnica con Capaldo e Geronzi. Ai soci che erano un pò a corto di soldi o intendevano comunque non prosciugare le disponibilità per l'acquisto di azioni delle due banche (come Giampiero Pesenti e Giuseppe Stefanel), ha curato un idoneo aumento di capitale.
2) Quelli fra i soci che non hanno partecipato alle privatizzazioni delle banche, come Pirelli, Lazard Frères e Fiat, parteciperanno, nel disegno di Mediobanca, alle altre operazioni e in particolare a quella Stet e a SuperAgip. La resistenza a questa strategia da parte della sinistra democristiana è ormai ridotta al lumicino a causa della sconfitta elettorale e per chi non ha soldi ma molte ambizioni per Stet (come Pirelli) sono già stati annunciati maxiprestiti obbligazionari convertibili da collocare sul mercato.
Se si aggiunge a questo piano la benevolenza che verso Cuccia ha manifestato la destra di An attraverso Maurizio Gasparri, si capisce come via Filodrammatici sarà di nuovo il punto di riferimento del sistema. E come Mediobanca potrà essere decisiva non solo per la quotazione del settore editoriale del gruppo Fininvest ma anche per l'intero riassetto del settore editoriale e pubblicitario, senza la cui riforma in Italia non ci potrà essere vera democrazia? Saprà Mediobanca, dopo aver partorito Gemina-Rizzoli-Corsera, favorire una ridistribuzione del potere di informare in termini più moderni e democratici? Alcuni settori, come quello pubblicitario, sono ormai al punto di rottura e l'abuso degli oligopoli e dei cartelli delle concessionarie va combattuto senza tregua, come spiega bene il commissario Antitrust Franco Romani nell'intervista all'interno di questo numero. Si è al paradosso che attraverso il sistema corporativo di un garante ad hoc per il settore editoriale si fa passare per accordo favorevole al mercato un vero e proprio cartello fra dominus del mercato.
Ma Mediobanca sembra avere il vento in poppa anche per la svolta che si è registrata nel primo trimestre nei conti Fiat. Come Milano Finanza ha anticipato la settimana scorsa, i risultati sono superiori del 30% al budget. A confermarlo, dopo l'intervista a La Stampa nella quale ha annunciato il cambio di trend, è Cesare Romiti. "Il nostro budget consolidato prevede l'equilibrio, o meglio un margine netto di 300 milioni", ha spiegato a Milano Finanza dalla sua convalescenza per l'operazione di ernia al disco. "Ho qui i dati del primo trimestre e sono nettamente migliori del budget. E' tornata la simpatia verso le nostre auto, il clima generale è di maggiore ottimismo. Naturalmente occorre prudenza perchè siamo solo al primo quarto dell'anno, ma il tunnel non è più buio. Se continuerà così chiuderemo in utile".