Nomine e tassi, la trincea di Fazio

La Repubblica

Il governatore aspetta garanzie da Berlusconi

ROMA - Tre notizie dal fronte Banca d'Italia. Tre fatti, dopo tante voci, insinuazioni, critiche, polemiche. Primo dato: il previsto incontro tra il governatore e il presidente del Consiglio slitterà alla prossima settimana. Quando non si sa ancora: Silvio Berlusconi - conferma il portavoce, Antonio Tajani - non sarà a Roma prima di lunedì; Antonio Fazio invece è già in ufficio e aspetta la convocazione a palazzo Chigi.
Secondo dato: il consiglio superiore della banca, l'organismo cui spetta il compito di fare le proposte di nomina al vertice dell'Istituto, è convocato per martedì 27 settembre. La riunione ha carattere ordinario e perciò, a norma di statuto, non ha poteri per decidere chi sarà il successore di Lamberto Dini alla direzione generale di via Nazionale. Però per trasformarla in straordinaria e dunque valida per le nomine, basta una telefonata.
Terzo: Cesare Geronzi, direttore generale della Banca di Roma, smentisce una sua candidatura per la successione a Dini: "Non esiste e non è mai esistita". Condanna come "inutili e dannose" le illazioni intorno all'Istituto. Avverte che una banca centrale, per essere utile al paese, deve poter lavorare "in tranquillità".
Tre notizie, solo apparentemente slegate tra loro. Perchè poi tutto dipende da come andrà il faccia a faccia tra Berlusconi e Fazio, il secondo da quando il Polo delle Libertà è andato al governo. Se va bene e i due trovano un'intesa, allora (forse) le polemiche su Bankitalia, il suo ruolo, i suoi poteri, la sua indipendenza, si placheranno e magari potrà anche essere risolto il nodo del nuovo direttore generale. In caso contrario... Vertice top secret, naturalmente. Però non è azzardato ipotizzare che si parlerà a lungo del tasso di sconto, rialzato dal governatore in agosto e gelidamente accolto dal governo. Questo del caro denaro è un tema delicato, specie per un paese che giusto adesso sta uscendo dalla recessione e che è gravato da un enorme debito pubblico.
E oltretutto è una questione che ha a che fare direttamente con l'autonomia della banca visto che una legge del febbraio '92, promulgata quando a palazzo Chigi c'era Giulio Andreotti e al Tesoro Guido Carli, affida al governatore il potere di muovere questa leva come meglio crede. Ebbene, Fazio l'ha usato, il suo potere, perchè è preoccupato per l'inflazione e vuole continuare a farlo. Ma l'esecutivo, che giusto ora sta disegnando la finanziaria, teme per i suoi conti. Ed ecco il problema, ridotto all'osso.
Autonomia, ma non solo. Via Nazionale, in questa estate di polemiche, è stata accusata anche di avere fondi occulti ( su cui Berlusconi chiede chiarimenti), di essere ostaggio del governatore onorario ed ex premier Carlo Azeglio Ciampi, di remare "contro" il governo. Fazio medesimo, poi, An e Lega lo vorrebbero a tempo, senza più incarico vitalizio... Difficile che non se ne parli. E poi tutto questo, per forza di cose, ha a che fare anche con l'indipendenza della banca nella questione - più politica che tecnica - delle nomine di vertice. Il governo vorrebbe un "esterno", alla direzione di Bankitalia e comunque reclama voce in capitolo. Si sono fatti anche dei nomi: da Rainer Masera, direttore generale dell'Imi, a Mario Draghi, direttore generale del Tesoro; da Massimo Russo, responsabile europeo dell'Fmi, a Mario Monti, Rettore della Bocconi ( espressamente "indisponibile" ), fino alla candidatura smentita di Geronzi. Però Fazio è convinto che l'Istituto abbia risorse interne all'altezza della situazione e rivendica l'applicazione delle norme statutarie che affidano appunto al consiglio superiore il potere di proposta. In ballo dunque, ancora una volta, c'è l'autonomia. E proprio di qui deriva il braccio di ferro che oppone governo e Istituto da cinque mesi. Chissà se il summit a due porterà un pò di pace.