"Mediobanca, santuario sereno"

La Repubblica

Cuccia e i suoi 'ragazzi' a spasso in via Condotti

MILANO - Gran consulto, ieri, a Roma, del comitato esecutivo di Mediobanca, riunito negli uffici dell'istituto in piazza di Spagna sotto la regia di Enrico Cuccia. "Riunione di routine", hanno spiegato i banchieri. Ma intanto l'inchiesta della Procura di Ravenna marcia a pieno ritmo: le notizie giudiziarie di giornata sono la perquisizione dell'ufficio privato dell'ex amministratore delegato di Montedison Carlo Sama, la conferma dell' avviso di garanzia inviato all'ex direttore generale Carlo Galeazzi per false comunicazioni sociali sui bilanci Fondiaria e Ferfin, l'interrogatorio dell'ex direttore generale della Montedison Carlo Maria Colombo. Intanto gli avvocati di Mediobanca lavorano sodo mentre il vertice dell'istituto appare imperturbabile. "Non sono affatto preoccupato", ha tagliato corto Francesco Cingano, presidente dell'istituto, liquidando la vicenda come "frutto di cattivo giornalismo". Poi, alla domanda se attende novità su avvisi di garanzia imminenti, ha risposto: "Ogni giorno è nuovo".
Stessa musica hanno suonato Gerardo Braggiotti, il direttore centrale di Mediobanca che ha ribadito assoluta tranquillità, e l'amministratore delegato della Banca commerciale Luigi Fausti, secondo cui l'argomento dell'inchiesta di Ravenna non è stato "nemmeno sfiorato nel comitato esecutivo" (una riunione, ha aggiunto "di normale routine"). La novità è che si è svolta a Roma invece che nel santuario milanese di via Filodrammatici. La trasferta di Cuccia è cominciata con una rapida consumazione nel locale preferito, l'antico Caffè greco, in compagnia dell'amministratore delegato Vincenzo Maranghi e di Francesco Ripandelli, ambasciatore di Mediobanca nella capitale. Poi, dopo due passi tra via Condotti e via delle Carrozze, passando in mezzo ai turisti seduti sotto il sole che riscaldava la scalinata di Trinità dei monti, i tre sono rientrati nella rappresentanza romana dell'istituto, in piazza di Spagna. Poco prima delle ore 13 sono arrivati gli altri esponenti del comitato: Giuseppe Egidio Bruno ( Credito italiano ), Cingano (Mediobanca), Fausti ( Comit ), Cesare Geronzi (Banca di Roma) e Antoine Bernheim (Lazard). Ma solo per una rapida colazione. Il comitato infatti era fissato per le ore 16 ed è stato preceduto da una breve passeggiata per il centro della capitale di Geronzi, Bruno e Fausti, oltre trecentomila miliardi a zonzo tra le boutique. "Sono più di trecentomila", ha scherzato Geronzi; "Sono tanti ma non tanti quanti ce ne vorrebbero per stare in Europa", ha aggiunto Bruno. Sorridente, anche Fausti ha concesso una battuta ai giornalisti: "L'inchiesta di Ravenna? E dov'è Ravenna?".
Sul fronte dell'inchiesta filtra qualche indiscrezione sull'incontro tra il sostituto procuratore Iacoviello e Oreste Dominioni, il penalista a cui si è affidato il vertice di via Filodrammatici. Dominioni ha innanzitutto sottolineato lo scenario di grande confusione in cui va collocata l'entrata in campo di Mediobanca per il salvataggio di Ferfin-Montedison. In poche settimane, nella primavera 1993, sugli uomini di Enrico Cuccia si sono riversate informazioni riservate a valanga. Alcune certamente attendibili, altre molto meno. Per questo è possibile che alcuni messaggi, ricevuti tra mille altri, non siano stati immediatamente percepiti nella loro gravità. Poi, sempre secondo le osservazioni dell'avvocato, la pressione delle banche esposte nei confronti del gruppo, soprattutto quelle estere, è stata così forte da giustificare qualche esitazione sulla strada migliore da percorrere.
Ieri il protagonista della perquisizione nell'ufficio di Sama è stato, ancora una volta, il tenente colonnello Giuseppe Mancini che gli ha sequestrato l'intero archivio privato: dalle agende a documenti e apuunti informali. Due scatoloni di carte sono stati portati immediatamente in Procura. Particolare attenzione è rivolta alla corrispondenza tra gli uomini del gruppo Ferruzzi e Mediobanca per ottenere conferme sugli interlocutori di Sama. Con questa mossa a sorpresa Iacoviello ha inteso cogliere in contropiede lo stesso Sama che sta collaborando pienamente alle indagini e che, di conseguenza, non si aspettava la perquisizione. La scelta della Procura si spiega anche con l'intenzione di togliere a Sama documenti per impedirgli di continuare a fare il "collaboratore di giustizia" a rate.