L'uomo dell'anno
Milano Finanza
Sarà per quel nomignolo un po' ambiguo con cui e unanimemente conosciuto, sará per quell'aria da professore puntiglioso e severo, sará per la rigorositá con cui si dedica alle questioni piú difficili
Sarà per quel nomignolo un po' ambiguo con cui e unanimemente conosciuto, sarà per quell'aria da professore puntiglioso e severo, sarà per la rigorosità con cui si dedica alle questioni piú difficili. Fatto sta, che il Dottor Sottile, al secolo Giuliano Amato, e riuscito a passare indenne sotto le forche caudine di un anno, il 1992, che nel campo dell'economia e della finanza ha rappresentato una cruda conferma del vecchio detto popolare «anno bisesto anno funesto».
E dalla battaglia il presidente del consiglio e uscito vincitore. E’ vero, la guerra é ancora in corso, ma il primo round, quello piú difficile, Amato se lo é aggiudicato a pieni voti, come risulta dal sondaggio condotto da Milano Finanza su un campione di 130 tra uomini politici, banchieri, giornalisti, gestori di fondi comuni d'investimento e responsabili delle sim. Una giuria selezionata e attenta, che non ha avuto difficoltà a votare il capo dell'esecutivo come uomo piú rappresentativo dell'anno per l'economia e la finanza, con il 25% delle preferenze. Un risultato di tutto rispetto, considerando oltretutto che la medaglia d'argento va al ministro del tesoro, Piero Barucci, che insieme ad Amato ha formato un tandem inseparabile. I due, non appena giurato di fronte al capo dello stato lo scorso giugno, sono scesi subito in trincea, giocando il tutto per tutto per cercare di rimettere in corsa
il treno Italia. La bufera sulla lira, le privatizzazioni. L'eterno incubo del debito pubblico, per arrivare fino a Tangentopoli, e al recente coinvolgimento di Bettino Craxi, segretario del Psi. Poca differenza con un bollettino di guerra.
Il primo respiro di sollievo, dopo tanto patire, é venuto giovedì 17 dicembre, quando anche il senato (a ventiquattr'ore di distanza dalla camera) ha licenziato il parere sul programma di riordino delle imprese pubbliche elaborato dall'esecutivo. La strada é ancora lunga e difficile, ma la partita é stata giocata da Amato con una destrezza che gli è riconosciuta anche dai detrattori più accaniti. Una partita che ha preso le mosse dalle deboli basi del processo di privatizzazione ereditate dal vecchio governo Andreotti, ed é iniziato con il putsch di fine luglio, quando per decreto-legge sono stati trasformati in spa Iri, Eni, Enel e Ina, insediando al vertice dei mini cda composti da soli tre membri tra cui un rappresentante del tesoro. In pratica un commissariamento degli enti, che cancella con un colpo di spugna la Razza padrona.
Nei mesi successivi il cammino del processo di dismissione é stato oggetto di un vero e proprio fuoco al massacro, da cui Amato si é difeso giorno dopo giorno: dalla fuga di notizie sulla prima bozza del piano, ai tentativi di insabbiamento dei parlamentari. «Un merito va riconosciuto ad Amato: quello di pensare e agire da statista», é l'opinione di un deputato del Pds, partito di solito non molto tenero nei confronti degli esponenti di via del Corso. Scomponendo il voto complessivo, del resto, i risultati parziali danno indicazioni univoche: votano per Amato banchieri, gestori, uomini delle sim. Nel caso dei parlamentari, unica differenza, é minimo il distacco di Barucci: colpa forse della manovra autunnale di aggiustamento dei conti pubblici, che introducendo provvedimenti impopolari, come la mínimum tax, ha lasciato scontente ampie categorie sociali rappresentate nel palazzo.
Per il ministro del tesoro l'ingresso in política, dopo vent'anni di carriera accademica e dieci come banchiere, non poteva dare raccolto più copioso. Certo, le patate bollenti sul tavolo di Barucci sono molte, ma i rebus finora risolti sono stati difficili; quello sulle nomine bancarie, per esempio, si trascinava da quasi sei anni, paralizzando l'attività delle principali banche del paese. A confermare l'attenzione per i problemi creditizi e monetari é il terzo posto conquistato dal governatore della Banca d'Italia, Cario Azeglio Ciampi, con il 13% delle preferenze. La difesa della lira, oggetto di un attacco speculativo senza precedenti, ha avuto costi altissimi . Nonostante siano stati bruciati piú di 40 mila miliardi in valuta, non riuscendo peraltro a evitare il 7% di svalutazione e la sospensíone dallo Sme, il voto a Ciampi é espressione del rigore morale del personaggio, che da anni non perde occasione per richiamare i politici sui temi del risanamento. Che via Nazionale sia una sorta di faro marino per l'economia italiana, oltretutto, é dimostrato dal fatto che figura al primo posto nella classifica dedicata alle istituzioni economiche, con il 24% delle preferenze.
In questo comparto, il secondo posto è occupato dalla presidenza del consiglio con il 23%, mentre al terzo si trova la Confindustria (15%). II cambio della guardia al vertice, nel corso del quale Luigi Abete ha preso il posto di Sergio Pininfarina ha dato nuovo vigore all'impegno di viale dell'Astronomia.
Tornando alla classifica generale, il governatore é seguito con 12% delle preferenze dal grande vecchio della finanza laica, Enrico Cuccia, presidente d'onore di Mediobanca. «Cuccia ha un grande merito», spiega un banchiere milanese, «quello di aver portato Mediobanca a competere con le grandi banche d'affari internazionali, come dimostra quanto sta avvenendo nelle operazioni di valutazione di Credit, Nuovo Pignone, Sme; solo via Filodrammatici riesce a essere presente insieme ai mostri sacri londinesi». A detta di molti parlamentari, invece, il '92 e stato per Cuccia un anno d'oro soprattutto perché «é riuscito, anche formalmente, a inserirsi con un peso maggiore di quanto si possa immaginare nella fase di ideazione delle privatizzazioni ». Presenza di rilievo, al
quinto posto, é quella della coppia formata da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Banca di Roma, il primo istituto di credito italiano per asset e mezzi amministrati, nato ufficialmente proprio nel corso del '92 dalla fusione di Banco di Roma, Banco di Santo Spirito e Cassa di Risparmio di Roma. Non é un caso, quindi, se nella speciale classifica riservata ai banchieri, i due compaiono al primo posto, con il 27% dei voti. Segue a distanza (con il 14%) Roberto Mazzotta, presidente della Cariplo, per l'impegno dimostrato sul fronte dell'operazione di acquisto dell'Imi. Un numero eguale di intervistati, la cifra é significativa, ha indicato come risposta «nessuno ». «Non é tanto un problema di alti tassi e polemiche con gli industriali», confessa il dirigente di una sim, «quanto del fatto che, in un periodo di recessione, i signori del credito non hanno saputo far fronte alle difficoltà degli operatori dell'economia». Seguono, nella sezione riservata alle banche, Giovanni Bazoli (9%), presidente dell'Ambroveneto, istituto al centro di un rimpasto nella propria compagine azionaria, e Giampiero Cantoni (8%), che sta cercando di pilotare la Banca nazionale del lavoro, di cui é presidente, distante dalle pericolose secche dello scandalo di Atalanta. Una parte del sondaggio é dedicata esclusivamente al settore privato dell'economia, quello forse piü investito dalla tempesta recessiva proveniente da Stati Uniti e Germania. In un anno che ha visto la Fiat perdere progressivamente quote di mercato, e tutto il gotha dell'imprenditoria italiana duramente impegnato a sconfiggere il pericoloso male dell'indebitamento, pubblico a salvarsi é il gruppo Benetton, che é stato indicato dal 27% degli interpellati come quello che meglio ha saputo affrontare le difficoltá congiunturali. II secondo posto é occupato pari merito dal gruppo Ferruzzi, identificato in Carlo Sama, e da Jody Vender (entrambi 10%). La ristrutturazione del gruppo di Ravenna, con Sama che ha preso la guida delle principali societá (come Fondiaria) é giudicata positivamente specialmente dai banchieri, mentre per Vender il risultato di rilievo é frutto principalmente dell'operazione di vendita della partecipazione in Levissima alla Garma di Raúl Gardini e Giulio Malgara, che ha fatto registrare una plusvalenza vicina ai 100 miliardi. L'operazione, infatti, é indicata come «affare dell'anno» dal 42%' del panel. Il '92 é stato anche l'anno del ritorno in Italia di Gardini, prima a livello di immagine, con la sfida del Moro alla coppa America, poi con una serie di acquisizioni nel comparto agri-alimentare. Un ritorno che lo piazza al quarto posto della classifica degli imprenditori (9%). Per quanto riguarda la gestione del risparmio, la palma d'oro va al fondo Sprind (27%), grazie soprattutto all'immagine di Angelo Abbondio.
E dalla battaglia il presidente del consiglio e uscito vincitore. E’ vero, la guerra é ancora in corso, ma il primo round, quello piú difficile, Amato se lo é aggiudicato a pieni voti, come risulta dal sondaggio condotto da Milano Finanza su un campione di 130 tra uomini politici, banchieri, giornalisti, gestori di fondi comuni d'investimento e responsabili delle sim. Una giuria selezionata e attenta, che non ha avuto difficoltà a votare il capo dell'esecutivo come uomo piú rappresentativo dell'anno per l'economia e la finanza, con il 25% delle preferenze. Un risultato di tutto rispetto, considerando oltretutto che la medaglia d'argento va al ministro del tesoro, Piero Barucci, che insieme ad Amato ha formato un tandem inseparabile. I due, non appena giurato di fronte al capo dello stato lo scorso giugno, sono scesi subito in trincea, giocando il tutto per tutto per cercare di rimettere in corsa
il treno Italia. La bufera sulla lira, le privatizzazioni. L'eterno incubo del debito pubblico, per arrivare fino a Tangentopoli, e al recente coinvolgimento di Bettino Craxi, segretario del Psi. Poca differenza con un bollettino di guerra.
Il primo respiro di sollievo, dopo tanto patire, é venuto giovedì 17 dicembre, quando anche il senato (a ventiquattr'ore di distanza dalla camera) ha licenziato il parere sul programma di riordino delle imprese pubbliche elaborato dall'esecutivo. La strada é ancora lunga e difficile, ma la partita é stata giocata da Amato con una destrezza che gli è riconosciuta anche dai detrattori più accaniti. Una partita che ha preso le mosse dalle deboli basi del processo di privatizzazione ereditate dal vecchio governo Andreotti, ed é iniziato con il putsch di fine luglio, quando per decreto-legge sono stati trasformati in spa Iri, Eni, Enel e Ina, insediando al vertice dei mini cda composti da soli tre membri tra cui un rappresentante del tesoro. In pratica un commissariamento degli enti, che cancella con un colpo di spugna la Razza padrona.
Nei mesi successivi il cammino del processo di dismissione é stato oggetto di un vero e proprio fuoco al massacro, da cui Amato si é difeso giorno dopo giorno: dalla fuga di notizie sulla prima bozza del piano, ai tentativi di insabbiamento dei parlamentari. «Un merito va riconosciuto ad Amato: quello di pensare e agire da statista», é l'opinione di un deputato del Pds, partito di solito non molto tenero nei confronti degli esponenti di via del Corso. Scomponendo il voto complessivo, del resto, i risultati parziali danno indicazioni univoche: votano per Amato banchieri, gestori, uomini delle sim. Nel caso dei parlamentari, unica differenza, é minimo il distacco di Barucci: colpa forse della manovra autunnale di aggiustamento dei conti pubblici, che introducendo provvedimenti impopolari, come la mínimum tax, ha lasciato scontente ampie categorie sociali rappresentate nel palazzo.
Per il ministro del tesoro l'ingresso in política, dopo vent'anni di carriera accademica e dieci come banchiere, non poteva dare raccolto più copioso. Certo, le patate bollenti sul tavolo di Barucci sono molte, ma i rebus finora risolti sono stati difficili; quello sulle nomine bancarie, per esempio, si trascinava da quasi sei anni, paralizzando l'attività delle principali banche del paese. A confermare l'attenzione per i problemi creditizi e monetari é il terzo posto conquistato dal governatore della Banca d'Italia, Cario Azeglio Ciampi, con il 13% delle preferenze. La difesa della lira, oggetto di un attacco speculativo senza precedenti, ha avuto costi altissimi . Nonostante siano stati bruciati piú di 40 mila miliardi in valuta, non riuscendo peraltro a evitare il 7% di svalutazione e la sospensíone dallo Sme, il voto a Ciampi é espressione del rigore morale del personaggio, che da anni non perde occasione per richiamare i politici sui temi del risanamento. Che via Nazionale sia una sorta di faro marino per l'economia italiana, oltretutto, é dimostrato dal fatto che figura al primo posto nella classifica dedicata alle istituzioni economiche, con il 24% delle preferenze.
In questo comparto, il secondo posto è occupato dalla presidenza del consiglio con il 23%, mentre al terzo si trova la Confindustria (15%). II cambio della guardia al vertice, nel corso del quale Luigi Abete ha preso il posto di Sergio Pininfarina ha dato nuovo vigore all'impegno di viale dell'Astronomia.
Tornando alla classifica generale, il governatore é seguito con 12% delle preferenze dal grande vecchio della finanza laica, Enrico Cuccia, presidente d'onore di Mediobanca. «Cuccia ha un grande merito», spiega un banchiere milanese, «quello di aver portato Mediobanca a competere con le grandi banche d'affari internazionali, come dimostra quanto sta avvenendo nelle operazioni di valutazione di Credit, Nuovo Pignone, Sme; solo via Filodrammatici riesce a essere presente insieme ai mostri sacri londinesi». A detta di molti parlamentari, invece, il '92 e stato per Cuccia un anno d'oro soprattutto perché «é riuscito, anche formalmente, a inserirsi con un peso maggiore di quanto si possa immaginare nella fase di ideazione delle privatizzazioni ». Presenza di rilievo, al
quinto posto, é quella della coppia formata da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Banca di Roma, il primo istituto di credito italiano per asset e mezzi amministrati, nato ufficialmente proprio nel corso del '92 dalla fusione di Banco di Roma, Banco di Santo Spirito e Cassa di Risparmio di Roma. Non é un caso, quindi, se nella speciale classifica riservata ai banchieri, i due compaiono al primo posto, con il 27% dei voti. Segue a distanza (con il 14%) Roberto Mazzotta, presidente della Cariplo, per l'impegno dimostrato sul fronte dell'operazione di acquisto dell'Imi. Un numero eguale di intervistati, la cifra é significativa, ha indicato come risposta «nessuno ». «Non é tanto un problema di alti tassi e polemiche con gli industriali», confessa il dirigente di una sim, «quanto del fatto che, in un periodo di recessione, i signori del credito non hanno saputo far fronte alle difficoltà degli operatori dell'economia». Seguono, nella sezione riservata alle banche, Giovanni Bazoli (9%), presidente dell'Ambroveneto, istituto al centro di un rimpasto nella propria compagine azionaria, e Giampiero Cantoni (8%), che sta cercando di pilotare la Banca nazionale del lavoro, di cui é presidente, distante dalle pericolose secche dello scandalo di Atalanta. Una parte del sondaggio é dedicata esclusivamente al settore privato dell'economia, quello forse piü investito dalla tempesta recessiva proveniente da Stati Uniti e Germania. In un anno che ha visto la Fiat perdere progressivamente quote di mercato, e tutto il gotha dell'imprenditoria italiana duramente impegnato a sconfiggere il pericoloso male dell'indebitamento, pubblico a salvarsi é il gruppo Benetton, che é stato indicato dal 27% degli interpellati come quello che meglio ha saputo affrontare le difficoltá congiunturali. II secondo posto é occupato pari merito dal gruppo Ferruzzi, identificato in Carlo Sama, e da Jody Vender (entrambi 10%). La ristrutturazione del gruppo di Ravenna, con Sama che ha preso la guida delle principali societá (come Fondiaria) é giudicata positivamente specialmente dai banchieri, mentre per Vender il risultato di rilievo é frutto principalmente dell'operazione di vendita della partecipazione in Levissima alla Garma di Raúl Gardini e Giulio Malgara, che ha fatto registrare una plusvalenza vicina ai 100 miliardi. L'operazione, infatti, é indicata come «affare dell'anno» dal 42%' del panel. Il '92 é stato anche l'anno del ritorno in Italia di Gardini, prima a livello di immagine, con la sfida del Moro alla coppa America, poi con una serie di acquisizioni nel comparto agri-alimentare. Un ritorno che lo piazza al quarto posto della classifica degli imprenditori (9%). Per quanto riguarda la gestione del risparmio, la palma d'oro va al fondo Sprind (27%), grazie soprattutto all'immagine di Angelo Abbondio.