Ina e Banca Roma così alleati

Corriere della Sera

Si é chiuso con un utile netto di 39,9 miliardi il bilancio 1991 dell'Ina. Il risultato, che evidenzia una calo del 3% rispetto ai 148 miliardi del '90, sconta oneri fiscali straordinari

ROMA — Si e' chiuso con un utile netto di 39,9 miliardi il bilancio 1991 dell'Ina. Il risultato, che evidenzia una calo del 73% rispetto ai 148 miliardi del '90, sconta oneri fiscali straordinari (Invim e rivalutazione immobili) per 317 miliardi. Agli assicurati, hanno spiegato nella consueta conferenza stampa annuale il presidente, Lorenzo Pallesi, e il direttore generale, Mario Fornari, e' stato assegnato un "bonus" gratuito di 125 miliardi (piu' dieci miliardi prelevati dall' utile). "Se non avessimo favorito i nostri clienti con questo bonus e non avessimo deciso di far fronte in un'unica soluzione agli oneri fiscali straordinari, ha spiegato Pallesi. avremmo fatto un utile di 500 miliardi". Il portafoglio diretto e' pari a 2.170 miliardi e quello indiretto a 935: nel complesso, la crescita e' stata del 14,8% sul '90. Il patrimonio netto ha raggiunto i 3.635 miliardi. A livello consolidato, il gruppo Ina. Assitalia ha registrato un utile netto di 92 miliardi a fronte dei 200 del 1990, su un fatturato di 4300 miliardi. Le partecipazioni della sola capogruppo Ina ammontano a 1.399 miliardi: oltre al controllo di Assitalia e Inabanca, spiccano i 590 miliardi per il 20% della Bnl e cento per il 10% circa dell' Imi. Nei primi 5 mesi ' 92, la produzione e' salita del 17%. Di strategie, Pallesi e Fornari non hanno voluto parlare, limitandosi a qualche accenno su questioni non legate al bilancio. Sul fronte dell'ipotesi di trasformazione in Spa, il presidente ha osservato che "e' necessaria una ristrutturazione della forma giuridica dell'ente per adeguarla alle esigenze del mercato: bisogna separare le funzioni pubbliche che la legge ci attribuisce dall' attivita' assicurativa pura". Pallesi ha anche annunciato che entro la fine del mese dovrebbe essere attivato il fondo antiracket, che sara' gestito dall'istituto per la parte relativa agli investimenti dei fondi (stimati in circa 250 miliardi, l'1% dei rami danni) e messo sotto il controllo di un comitato di gestione presso la presidenza del Consiglio. Fornari ha affrontato anche il capitolo Fata, il fondo assicurativo degli agricoltori controllato dalla Federconsorzi e sul quale la Banca di Roma (che recentemente si e' alleata proprio con il gruppo Ina) vanta un diritto di prelazione del 56% circa, spiegando che l'eventuale lancio di un'Opa non rappresenta un ostacolo. L'intesa raggiunta con il gruppo guidato da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi, ha spiegato ancora Fornari, prevede che "in caso di acquisto del controllo del Fata da parte della Banca di Roma, sia poi l'Ina a gestire la partecipazione". Il gruppo assicurativo pubblico, che ha acquistato da poco il 5% del Fata, sara' anche il destinatario finale dell'intera partecipazione anche se, ha detto Fornari, "non c'e' chiusura alla partecipazione di soci minori". E' stato anche precisato che sara' del 20% la quota dell'Inabanca che sara' acquisita dalla Banca di Roma.