Geronzi lascia Interbanca

Il Sole 24 Ore

Raggiunta l'intesa preliminare tra la Banca di Roma e l'Antoniana Veneta, al via la «due diligence». Nella trattativa incluso anche il trasferimento di circa sessanta sportelli nelle zone di Milano e Roma

Milano - La Banca Antoniana Popolare Veneta ha in corso una trattativa molto avanzata con il gruppo Banca di Roma per l'acquisto di Interbanca e di una sessantina di sportelli, localizzati in prevalenza nelle aree di Milano e Roma. Le procedure di due diligence sono già iniziate. Il negoziato è decollato a cavallo di Capodanno, dopo gli ultimi contatti tra il presidente della Banca di Roma, Cesare Geronzi, e il direttore generale dell'Antoniana Veneta, Silvano Pontello.
Se l'operazione sarà perfezionata, il gruppo capitolino realizzerà importanti alleggerimenti nell'attivo immobilizzato e nei costi operativi, secondo il piano di rilancio annunciato da Geronzi. L'AntonVeneta proseguirà invece nella sua strategia di crescita accelerata verso la dimensione nazionale e rivitalizzerà una banca d'affari ben radicata al Nord.
Interbanca è oggi controllata pressocché integralmente dal gruppo Banca Roma attraverso la Bna. Nel '94, la Banca Roma ha infatti trovato nel portafoglio della Bna anche il 43,57% del capitale totale di Interbanca e soprattutto il 62,29% delle azioni ordinarie. Questo pacco aveva consentito alla Bna di Giovanni Auletta Armenise di mantenere saldo il controllo dell'istituto durante il lungo assedio da parte della Finarte di Francesco Micheli. Il finanziere ha poi ceduto a tappe a Banca Roma e Bna la totalità della Ibf, la subholding cui era stato conferito il 51,97% del capitale totale di Interbanca.
L'istituto è ancora formalmente quotato al listino ufficiale per i soli titoli privilegiati, ma lo scarso flottante (meno del 9%) impedisce spesso la rilevazione del prezzo. L'unica transazione registrata ieri ha confermato il prezzo di 29.500 delle ultime sedute. Gli attuali valori di carico di Interbanca sono: 349,6 miliardi per il pacco storico di Bna; 43,45 miliardi per il 20% di Ibf della Banca di Roma; 242,4 miliardi di prezzo pattuito per l'80% di Ibf acquisito nel '96 dalla Bna.
Non è noto quale sia l'ipotesi di prezzo sulla quale sta lavorando l'AntonVeneta, che starebbe comunque trattando la totalità del capitale. Interbanca ha chiuso il '95 con un patrimonio netto contabile di 505 miliardi e con un utile netto di 25 miliardi. La semestrale '96 ha visto il risultato netto attestarsi sui 12 miliardi (+16,5%). Il portafoglio impieghi '95 ha superato i 9 mila miliardi con basse sofferenze (2,8%).
Interbanca, che ha sede a Milano, è uno degli storici istituti di credito industriale a rilievo nazionale. Lo stallo degli ultimi anni non ha intaccato la solidità del bilancio e la presenza sul mercato, ma ha un po’ appannato tanto la redditività quanto l'iniziativa d'affari. Qual è stato il presumibile interesse dell'AntonVeneta?
La Popolare padovana non ha mai fatto mistero di guardare a tutta l'Italia settentrionale e in particolare nel Nordest come a un mercato di fatto sottosviluppato dei servizi finanziari per le medie imprese sia nel campo dei finanziamenti classici che in quello innovativo dell'M&a e dei collocamenti. Interbanca, in prospettiva, potrebbe dunque diventare una vera banca d'affari e in questo senso gli ambienti finanziari ritengono possibile anche sia il riapprodo in Borsa e non escludono il coinvolgimento di gruppi industriali locali. Molti imprenditori veneti (come i Benetton) sono del resto già presenti nell'azionariato cooperativo dell'AntonVeneta.
Non sembrano invece previste, per ora, partnership con altre banche. L'iniziativa dell'AntonVeneta pone d'altro canto in discussione il sistema degli enti centrali di categoria delle Popolari, proprio alla vigilia di un'operazione complessa: l'Opa di Centrobanca sull'Italfondiario che dovrà essere finanziata con un aumento di capitale che si annuncia problematico. Per sostenere l'operazione Interbanca, l'AntonVeneta ( che è nata alcuni mesi fa dalla fusione tra le due Popolari padovane e non è quotata ) dovrebbe dal canto suo ricapitalizzare presso i propri 25 mila soci. Tra i quali compare anche il colosso olandese Abn Amro, che detiene lo 0,2% circa all'interno di un azionariato di riferimento guidato dal presidente Dino Marchiorello.
L'AntonVeneta (che sta portando a termine in questi giorni il salvataggio della Kreditna Banka di Trieste) puntava a chiudere il suo primo bilancio con un risultato di gestione superiore ai 500 miliardi (più dei 423 dell'aggregato '94). A fine novembre '96 la raccolta aveva raggiunto i 12.500 miliardi e gli impieghi gli 11.500 miliardi. Gli sportelli sono 330. L'AntonVeneta, dopo una serrata campagna acquisti (Popolari di Codroipo e Gemona, Credito Lombardo) è ritenuta molto vicina anche a un accordo con la Popolare FriulAdria di Pordenone.