Due nuovi invitati al ballo di Geronzi

La Repubblica

Banca di Roma. L'ingresso dei partner permette di dare l'avvio alla ristrutturazione dell'azienda insieme all'incremento dei mezzi propri.

Poco più di un mese fa il presidene della Banca di Roma, Cesare Geronzi, aveva comuicato che il grande istituto della capitale, non aveva bisogno di alleanze e che il suo destino era quello di ballare da solo. Nei gioni scorsi, quasi a sorpresa, un parziale mutamento di rotta. Alle organizzazioni sindacali, Geronzi ha annunciato che entro l'anno due partner entreranno nel capital della bnca con una quota del 10 per cento. Si tratta di un istituto di credito e di un'assicurazione che scenderanno in partita favorendo la ristrutturazione dell'azienda e l'incremento dei mezzi propri. Alla fine del processo, la presenza della holding Cassa di Roma nella banca, attualmente fissata al 65 per cento, dovrebbe scendere intorno al 40. Questo significa che nei prossimi mesi vedremo gran traffico di pacchetti azionari intorno alquartier generale dell'istituto che si trova nel pieno centro di Roma. I progetti di Geronzi si aggiungono a quelli annunciati dal ministro del tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, che ha richiesto all'Iri l'abbandono dell'azionariato della banca. L'istituto guidato da Michele Teeschi è presene a due livelli: nella holding, con una quota del 35 per cento (che vale 1.660 miliardi) e direttamente nella banca con una partecipazione del 14 per cento (iscritta a valori di libro per 735 miliardi). Ciampi ha chiesto a Geronzi di curare la regia anche dell'operazione di sganciamento dell'Iri. Nè sarebbe logico il contrario, visto che presenze di tanto rilievo non possono essere liquidate senza l'accordo totale dei rappresentanti del socio di maggioranza. Dunque il '97 vedrà profondi sconvolgimenti nell'azionariato della banca. La regia resta affidata a Cesare Geronzi che, tuttavia, non è più l'unico punto di riferimento. al suo fianco è stato nominato, in qualità di aministratore delegato, un personaggio di grosso calibro come Carmine Lamiranda, che conosce a fondo il mondo delle banche e per lungo tempo è stato braccio destro di Lamberto Dini. Ora il potere di Geronzi verrà ulteriormente circoscritto perchè i nuovi soci vorranno, ovviamente, avere un ruolo nella gestione. Per il momento la parteciazione dell'Iri è assolutamente silenziosa. Nei prossimi mesi la situazione potrebbe cambiare anche se i nuovi arrivati, essendo stati scelti dagli attuali vertici, non avranno preconcetti ostili. Il nuovo gioco di Borsa consiste nell'individuar i possibili azionisti che andranno ad ingrossare il libro soci della banca. Tutti gli ochi, inevitabilmente, hanno finito per indirizzarsi verso via Filodammatici a Milano, sede di Medibanca. I rapporti fra l'istituto fondato da Enrico Cuccia e la Banca di Roma sono sempre stati molto buoni. L'azienda guidata da Geronzi, in quanto erede del vcchio Banco di Roma, ha diritto a de posti in consiglio 'amministrazione: tre anni fa era riuscita addirittura ad ottenerne un terzo per il suo presidente dell'epoca, ellegrino Capaldo. Secondo le voci che circolan a Piazza Affari, le compagnie invitate ad entrare nel capitale della banca potrebbero essere Comit, Credit e, probabilmente Generali. Come dire le truppe scelte della galassia che ruota attorno a Mediobanca. Questa operazione, secondo il tam tam di mercato, avrebbe la forma di un missile a testata multipla. Gli obiettivi da raggiungere sarebbero diversi: da quello, più semplice, di sostenere il patrimonio della banca con l'immissione di mezzi freschi all'altro, ben più sofisticato, che riguarda il consolidamento del blocco di comando della stessa Mediobanca. La Banca di Roma è il terzo azionista in ordine di importanza dell'istituto di via Filodrammatici, dopo le due ex sorelle milanesi. Inoltre ha sottoscritto la convenzion per la distrubuzione dei certificati emessi da Mediobanca. Naturale l'interesse con cui il "salotto buono" guarda alla struttura azionaria dell'azienda romana. Finora non c'è mai stato problema. Nulla, però, esclude sorprese in futuro e quindi, ragionano a Piazza Affari, è giustificato che, cogliendo un momento di debolezza, i componnti eccellenti della galassia si facciano avanti per porgere il loro aiuto ed evitare che la banca guidata da Geronzi finisca in mani meno controllabili delle attuali. D'altronde gli ultimi dati di bilancio confermano che la guida di Geronzi non è indenne da problemi. Nel 1996 la gestione ordinaria si è chiusa con una perdita di 107 miliardi, dopo aver sopportato perdite su crediti per 825 miliardi e svalutaznioni del portafoglio partecipazioni per 473 miliardi (di cui 319 si riferiscono alla sola quota nella Banque Generale du Commerce). A riequilibrare i conti è stato il forte guadagno (154 miliardi) realizzato vendendo la partecipazione in Omnitel e i 115 miliadi recuperati cedendo partecipazioni minori. Insomma i tempi stringono per un aumento di capitale della banca. Lo chiedono a gran voce i sindacati, costretti a sopportare un taglio di 4.200 persone di cui 1.200 nella sola Bna (acquistata un paio di anni fa). Ma lo richiede anche il mercato e il buon senso visto che le soferenze ammontano a circa il 10 per centodegli impieghi. Solo che nessuno degli attuali soci importanti è in condizioni di soddisfare le esigenze di mezzi freschi. Non certo la holding e tantomeno lIri che, anzi ha bisogno di venere la sua partecipazione per portare a casa della liquidità. Così stanno per arrivare nuovi soci di rango. I quali, come è ovvio che sia, vorranno contare.