Un disco verde da Mediobanca

Il Giornale

Milano - Per sciogliere tutti i nodi procedurali ci vorrà probabilmente ancora qualche tempo. Per realizzare in concreto la mega concentrazione saranno necessari diversi mesi. Comunque si articoli l’integrazione tra il Banco di Roma e l’istituto che nascerà dalla fusione tra la Cassa di Risparmio di Roma ed il Banco di Santo Spirito (che la banca presieduta da Pellegrino Capaldo più di un anno fa aveva acquisito dall’Iri) non ci dovrebbero essere mutamenti di rilievo nell’assetto societario di Mediobanca. O almeno non dovrebbe essercene la necessità. Lo si desume dalla assoluta tranquillità con cui in via Filodrammatici si segue l’operazione destinata a far nascere a Roma una realtà creditizia capace di mettere in secondo piano persino la Banca Commerciale.

Via Filodrammatici vede bene il progetto che coinvolge una delle “bin”

Milano - Per sciogliere tutti i nodi procedurali ci vorrà probabilmente ancora qualche tempo. Per realizzare in concreto la mega concentrazione saranno necessari diversi mesi. Comunque si articoli l’integrazione tra il Banco di Roma e l’istituto che nascerà dalla fusione tra la Cassa di Risparmio di Roma ed il Banco di Santo Spirito (che la banca presieduta da Pellegrino Capaldo più di un anno fa aveva acquisito dall’Iri) non ci dovrebbero essere mutamenti di rilievo nell’assetto societario di Mediobanca. O almeno non dovrebbe essercene la necessità. Lo si desume dalla assoluta tranquillità con cui in via Filodrammatici si segue l’operazione destinata a far nascere a Roma una realtà creditizia capace di mettere in secondo piano persino la Banca Commerciale.

Francesco Cingano, Vincenzo Maranghi ed i loro collaboratori sembrano non avere altro pensiero che l’assemblea che, tra quarantotto ore, chiamerà i soci dell’Istituto ad approvare un bilancio intessuto di successi. Pur evitando, come d’uso, di commentare quanto attiene all’azionariato, in Mediobanca si coglie una buona dose di soddisfazione. Forse perché è prevalente la convinzione che dalla nascita del “polo” romano l’istituto milanese possa sicuramente beneficiare, se non altro in termini di consistenza del parco sportelli. Agli sportelli del Banco di Roma, si aggiungeranno gli oltre 700 punti della Cassa di Risparmio (e del Santo Spirito). E vantaggiosa anche la loro localizzazione, prevalentemente concentrata nel Centro-Sud.

Resta, è vero, la necessità di salvaguardare quell’equilibrio perfetto tra soci pubblici e privati che, faticosamente costruito tre anni fa, consente alla merchant bank di funzionare alla perfezione. Il controllo di Mediobanca, spartito pariteticamente tra le tre banche di interesse nazionale e un nutrito gruppo di azionisti privati (ciascuna delle due Categorie di soci, detenendo il 25% del capitale) ha un pilastro importante nel Banco di Roma che detiene il 7,8% delle azioni dell’istituto milanese legate con un patto di ferro con i pacchetti azionari della Banca Commerciale e del Credito Italiano. Contrariamente a quanto sostenuto in alcuni ambienti finanziari, lo spostamento del Banco di Roma dall’orbita Iri a quella della Cassa di Risparmio di Capaldo e Geronzi, a detta degli esperti e di ambienti vicini a Mediobanca, non dovrebbe comportare necessariamente per la bin romana l’obbligo di Cedere alle due consorelle milanesi la propria partecipazione nella prestigiosa banca d’affari. Pur passando di mano, il Banco di Roma continuerebbe a rimanere banca di interesse nazionale, fattispecie prevista dal codice, ed il mutamento dell’azionista di controllo o di riferimento dell’Istituto non la farebbe venir meno.

Non bastano, però, queste considerazioni a spiegare la pacatezza (che rasenta qua. si la soddisfazione) con cui gli eventi romani sono seguiti nei pressi di via Filodrammatici: un coté ben altrimenti reattivo, in passato, verso tutto quanto anche solo indirettamente avesse potuto riguardare l’istituto.

Ad Enrico Cuccia ed ai suoi allievi la mossa romana che sottrae i destini del Banco di Roma all’egida dell’Iri potrebbe piacere perché consente di affermare un principio: non è più vero che le bin debbano necessariamente essere controllate per il 51% almeno dall’istituto di via Veneto. Affermato questo principio, realizzato il “precedente” del Banco di Roma, sembra anche aperta, sul piano tecnico-giuridico, la strada per una possibile privatizzazione delle altre due bin.

Flavia Podestà