Credito, nasce un gigante targato Roma

Corriere della Sera

L’Iri esaminerà lunedì la proposta di fusione fra le Cassa di Risparmio e il Banco

Roma – Fino a qualche settimana fa sembrava solo un’idea un po’ ambiziosa. Ora, la creazione di un polo che unisca il gruppo Cassa di Risparmio di Roma-Banco di Santo Spirito con il Banco di Roma, dando vita a quella che forse sarà la prima banca italiana per dimensioni, è a un passo dal realizzarsi.
Ricevuto il via libera del governo (anche ieri sono fioccati consensi sostanziali dai partiti della maggioranza) e quello di Tesoro e Banca d’Italia, il progetto sarà infatti esaminato lunedì dal consiglio di amministrazione dell’Iri, che detiene l’87% circa del Banco di Roma.
Annunciata ieri mattina dal rappresentante del Psdi nel comitato di presidenza Iri, Bruno Corti, la notizia è stata confermata poco dopo con una nota ufficiale dall’istituto di via Veneto. Il ministro delle Partecipazioni statali Franco Piga si è detto d’accordo sull’operazione e anche Bruno Pazzi, presidente della Consob, ha manifestato soddisfazione per le informazioni ricevute finora, tali da evitare la sospensione del titolo del Banco di Roma.
Se dunque l’intesa sarà formalizzata, con ogni probabilità a tempo di record, la nascita concreta del grande polo pubblico dell’Italia centrale non sarà immediata per i molti problemi tecnici da risolvere. Se infatti la soluzione finale dell’operazione è quella della fusione, le tappe intermedie prevedono conferimenti del Banco di Roma e della Cassa di Risparmio di Roma (che intanto tratta con la Caja de Madrid per una forte alleanza) alla holding che fa capo a quest’ultima, che controllerà l’azienda bancaria nata dalla fusione con il Santo Spirito. Per far questo, l’istituto guidato da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi dovrà procedere alla trasformazione in spa. Un iter che sarà percorso a passa di carica anche per sfruttare i due anni che la legge Amato concede alle banche per procedere a fusioni in sostanziale esenzione di imposta. Per il momento, dunque, è possibile che l’Iri ceda uan quota del 10-15% della Bin alla Cassa, quota che progressivamente salirà fino al 51%. Ma la superbanca romana presuppone un più vasto processo di ristrutturazione. Innanzitutto, un bacino tradizionalmente bancato in modo assai frammentato come Lazio avrà a questo punto un istituto con caratteristiche egemoni, forte di qualcosa come 800 sportelli e 24 mila dipendenti. Il Banco di Roma ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 103 miliardi e una raccolta di 55 mila miliardi, mentre il Santo Spirito ha raggiunto i 70 miliardi di utile e una raccolta di 20 mila miliardi e la Cassa di Roma 107 miliardi di utile e 21 mila di provvista. Si tratta ovviamente di cifre che non possono essere aggregate con semplici somme ma che danno un’idea della dimensione che il gruppo potrà avere.
La nuova superbanca dovrebbe essere a posto anche con i ratios di capitalizzazione, tenuto anche conto del fatto che il Banco di Roma fu ricapitalizzato dall’Iri proprio con i soldi versati dalla Cassa di Roma per acquistare il Banco di Santo Spirito. Il patrimonio complessivo dovrebbe raggiungere gli 8.500 miliardi di lire.
Un secondo ordine di problemi riguarda casa Iri, a partire da Mediobanca. Il Banco di Roma detiene infatti il 7.37% del capitale di via Filodrammatici, mentre la Comit ne ha l’8,82% e il Credit l’8,81%. Insieme, insomma, le tre Bin detengono il 25% del capitale, sindacata con una analoga quota in mano ai tradizionali alleati “privati”. Con l’uscita della Bin romana dall’orbita Iri questo assetto, legato peraltro a delicati e precisi accordi, verrebbe alterato ed è quindi probabile che prima della conclusione dell’operazione la quota del Banco di Roma venga ripartita tra Comit e Credit. E ancora:  la scelta di privarsi di una delle tre banche equivale evidentemente a rinunciare alla cosiddetta SuperBin. L’operazione potrebbe comunque andare avanti per le due Bin che rimarranno all’Iri, ma voci insistenti delineano, ad esempio, future collaborazioni della Comit con la Bnl. Idea caldeggiata da settori del Psi e che, dopo l’operazione tutta di marca dc Cassa di Roma-Banco di Roma, potrebbe costituire la mossa di riequilibrio politico.

Antonio Macaluso