Cocktail nel credito Banca Roma al via con l'aiuto di Carli
Corriere della Sera
Nasce oggi la BANCA DI ROMA dalla fusione tra la CASSA DI RISPARMIO DI ROMA, BANCA DI SANTO SPIRITO e BANCO DI ROMA sara' lanciata nua massiccia campagna pubblicitaria. Consulente per la finanza internazionale Guido Carli
ROMA - Prendete tre banche con vite diverse ma in fondo parallele; blasonate ma un po' sonnacchiose. Passatele al microscopio, rivoltatele come un guanto, shakerate per un paio d'anni con energia, buttate via qualche pezzo ammaccato, cambiate l'etichetta del contenitore e presentate il prodotto con una campagna pubblicitaria massiccia. Avrete la Banca di Roma. Un colosso tutto da scoprire. Che nasce oggi. Cassa di Risparmio di Roma, Banco di Santo Spirito e Banco di Roma non esistono davvero piu'. Dei tre istituti resteranno la matrice cattolica e il forte legame con quel salotto buono capitolino fatto di vecchi e nuovi imprenditori, delle piu' importanti vertebre della pubblica amministrazione, di tronconi politici governativi, di residui dell'élite aristocratica. Gli artefici dell'operazione, Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi, hanno creato un vero e proprio colosso, ma ora hanno davanti il compito piu' difficile: farlo funzionare, scrollarsi di dosso l'etichetta di "banca della politica", equilibrare la presenza su tutto il territorio nazionale, trovare un respiro adeguato sui mercati esteri. Un lavoro durissimo. Ben diverso da quello che nel 1880 dovette fare quel gruppo di signori che costitui' il Banco di Roma. Un cast eterogeneo, fatto di aristocratici e finanzieri. Nomi famosi come quelli del principe Giustiniani o del marchese Mereghi. Allora nacque una banca legata a doppio filo con la Chiesa, che non a caso deposito' subito nei forzieri dell'istituto una parte del tesoro pontificio, del resto ben remunerato al tasso privilegiato del 5%. E non meno stretto era il legame della Chiesa con il Banco di Santo Spirito, costituito nel 1605 con una bolla pontificia di Papa Paolo V, della nota e potente famiglia romana dei Borghese. Altri tempi. Come altri tempi erano quelli della Banca Romana di giolittiana memoria, diventata famosa per i guasti causati dall'intreccio perverso tra finanza e politica. Al solo sentirne parlare c'e' chi rabbrividisce. E guai a sbagliare e usare quel nome con Capaldo e Geronzi. Che proprio dell'immagine vogliono fare uno dei punti di forza del nuovo istituto. Tant'e' che per creare gli spot pubblicitari televisivi hanno scomodato addirittura Federico Fellini. Grandi nomi per una grande banca, e' lo slogan che impera nelle stanze di comando. E ieri e' stato annunciato l'arrivo dell'ex ministro del Tesoro, ex governatore della Banca d'Italia ed ex presidente della Confindustria Guido Carli come consulente per la finanza internazionale. Banca nuova, insegne nuove, problemi nuovi. Per un colosso con una raccolta di 107 mila miliardi di lire, un totale di attivita' di 140 mila, un patrimonio netto di 10 mila, 1.200 sportelli, 24 mila dipendenti, filiali in 18 Paesi. La prima banca del Paese per grandezza. La sfida e' diventarlo anche per efficienza. E sara' dura perche' soprattutto l'eredita' del Banco di Roma, ex cenerentola delle tre banche Iri, non e' di facile digestione. Un istituto per certi versi elefantiaco che non ha ha mai sfavillato per utili (nel 1991 era tornato il dividendo dopo cinque anni di astinenza, tanto per fare un esempio), che ha inanellato piu' di un' operazione sbagliata. Il problema non e' dunque solo quello di razionalizzare il lavoro del personale e di far dialogare i sistemi informatizzati, ma di alzare il tiro dell'operativita', non limitandosi a essere la banca di fiducia dove far transitare gli affari pubblici. La scelta di Carli come consulente per l'attivita' estera, spiegano al quartier generale del gruppo, risponde proprio a questa esigenza: dare la giusta caratura internazionale a una banca che non vuole essere solo nazionale.