Cinque rebus per Geronzi
Corriere della Sera
Dismissioni, sofferenze, patrimonio, quota Iri ed esuberi
MILANO - Nuova puntata della campagna vendite di Cesare Geronzi. Il presidente della Banca di Roma sta trattando con la Popolare Antoniana per la cessione di Interbanca, controllata attraverso la Bna. Il gruppo capitolino ha confermato ieri di aver ricevuto dall'istituto veneto "una manifestazione di interesse" che riguarda il pacchetto di controllo di Interbanca e un numero di sportelli bancari compreso fra 50 e 75 appartenenti al gruppo Cassa di risparmio di Roma. La Borsa ha tuttavia premiato solo il titolo Interbanca con un rialzo del 4,4% , mentre le azioni Banca Roma hanno perso (prezzo di riferimento) l'1,1% in una giornata conclusa con l'indice generale al rialzo. I negoziati con l'Antoniana, mediati dall'advisor Arca merchant e anticipati ieri dal Sole 24 Ore, sembrano a buon punto. Il capitolo in discussione piu' complesso e', ovviamente, quello del prezzo. Interbanca e' stata acquisita da Banca di Roma in piu' tempi e le azioni sono in carico complessivamente per circa 600 miliardi. La richiesta sarebbe pari a circa 800 miliardi, sportelli compresi. La Popolare Veneta sembra tuttavia pronta a offrire una cifra inferiore: la distanza fra le due valutazioni sarebbe pari ora a poco meno di un centinaio di miliardi, ma le parti sono pressoche' certe di chiudere la forbice al massimo entro un mese. Oltre alle trattative con la Popolare, anticipate ieri dal Sole 24 Ore, la campagna vendite prevede a ruota la cessione di un'altra tranche di sessanta sportelli. E voci insistenti riguardano anche la Bna, acquisita nei primi mesi del '95. Ma, se e' vero che la possibile vendita e' oggetto di discussione all'interno del vertice della banca capitolina, l'operazione presenta problemi (prezzo, Opa) che ne rendono l'architettura difficile da confezionare. Per la Banca di Roma la cessione di Interbanca rappresenta, oltre che la fonte di una preziosa liquidita', anche la soluzione di un problema. Interbanca ha i conti in utile (25,1 miliardi nel '95) ed e' forte sulla piazza milanese. Tuttavia per Geronzi rappresenta una duplicazione: il gruppo capitolino ha anche in portafoglio il Mediocredito di Roma e una partecipazione (26% ) nel Fonspa. E l'accordo con Micheli, che possedeva attraverso la Ibf il 51 % del capitale totale dell'istituto, e' stato subito letto come preliminare a un riordino delle partecipazioni. Oltre al rebus delle dismissioni (Bna in testa) Geronzi deve fare i conti con almeno altri quattro nodi da sciogliere. Il gruppo ha appena cominciato ad affrontare il capitolo degli esuberi, calcolati in almeno 3500. Scotta poi il capitolo delle sofferenze: nella semestrale '96 la loro percentuale sugli impieghi e' pari al 9,3% , percentuale gia' quasi doppia rispetto alla media degli istituti di maggiori dimensioni calcolata dall'Abi, ma sul mercato circolano periodicamente voci di una sottostima ufficiale dei crediti a rischio. Il patrimonio disponibile, dopo l'acquisizione di Bna e Mediterranea, si e' dimezzato. La redditivita', pur in aumento, e' ancora insufficiente. Infine il capitolo dell'azionariato: la quota Iri (che possiede il 35% della Cassa di Roma holding e il 13,9% della banca spa) e' in vendita, ma il ricollocamento appare quanto mai difficile perche' si tratta di una partecipazione costosa (nel bilancio Iri vale circa 1600 miliardi) ma di minoranza. Percio' il problema dell'azionariato e quello della salute dell'istituto (viste le sofferenze e la redditivita') vengono spesso messi in relazione: se chi entra vuole anche comandare deve mettere mano al portafoglio partecipando a un consistente aumento di capitale.