Boom dei profitti dietro lo sportello. La prima volta di Banca Roma
Il Sole 24 ore
La necessità di rafforzare il patrimonio con risorse interne frena l’utile netto dei due big.
Milano – Al consuntivo d’esordio la Banca di Roma migliora volumi operativi e risultati di gestione rispetto al ’91 (quando ancora la holding controllava due istituti distinti, Banco di Santo Spirito e Banco di Roma) ma tiene basso il risultato finale – e quindi il dividendo – per cogliere l’opportunità di rafforzare il patrimonio in regime di agevolazione fiscale. Il vertice dell’istituto nato dalla concentrazione tra i due banchi della capitale (divenuta operativa nell’agosto ’92) ha preso ieri in esame il primo progetto di bilancio, messo a punto dal direttore generale Cesare Geronzi. E la decisione più importante assunta dal consiglio presieduto da Pellegrino Capaldo è stata quella di sfruttare subito al massimo la possibilità di effettuare accantonamenti di utili con la franchigia offerta dalla legge Amato per incentivare le fusioni bancarie.
La Banca di Roma ha scelto il più rapido piano triennale per ripartire circa mille miliardi di avanzo accantonabile in via agevolata. I 352,5 miliardi portati a riserva già nel bilancio ’92 hanno fatto lievitare i mezzi propri del nuovo istituto a 10.200 miliardi, ma hanno penalizzato il risultato che andrà a generare il pay-out. I 102.5 miliardi residui, dopo il dirottamento straordinario a riserva, sarebbero comunque solo parzialmente comparabili con i 490 miliardi somma degli utili netti ’91 di Santo Spirito e Bancoroma.
Il dividendo (25 lire) risulta di conseguenza dimezzato rispetto all’assegnazione riconosciuta l’anno scorso sia ai soci Santo Spirito che a quelli Bancoroma.
I margini intermedi del conto economico evidenziano comunque progressi rispetto ai saldi pro-forma con cui, già a fine ’91 i vertici del gruppo Cassaroma tenevano sottocontrollo unificato i trend del polo bancario in via di aggregazione. Il margine di contribuzione ha sfiorato infatti i 5mila miliardi (4.982) e la crescita annua è stata calcolata nel 7,9 per cento.
Di rilievo assoluto il margine lordo complessivo, dato di sintesi della gestione operativa, che si attesta sui 2.005 miliardi, con un incremento del 9% rispetto al dato congiunto elaborato alla fine del ’91.
«Il margine di contribuzione – osserva una nota – ha consentito di assorbire subito, fin dal primo esercizio sia i costi derivanti dall’espansione degli sportelli, sia i sovracosti legati all’attuazione operativa della concentrazione», che in diciotto mesi ha coinvolto tre istituti (Cassaroma, Santo Spirito e Bancoroma).
Il margine lordo ha, dal canto suo, permesso l’abbattimento di 1.550 miliardi tra accantonamenti e prededuzioni varie, svalutazioni sul portafoglio titoli e quote d’ammortamento.
Sul piano dell’attività, l’evoluzione della raccolta globale ha portato la consistenza di fine esercizio a 116mila miliardi, con un incremento del 9% sul totale Santo Spirito –Bancoroma dei rendiconti ’91. Gli impieghi totali dell’istituto sono saliti a 92mila miliardi, con un ritmo di crescita dell’8,8 per cento. Dati giudicati «notevolmente positivi» dal commento del cda in margine al consuntivo che sarà azionisti all’assemblea del 30 aprile.
In sede straordinaria, l’assemblea sarà chiamata a deliberare anche su alcune modifiche statutarie. La Banca di Roma (che è controllata al 65% dalla holding Sipab, che fa capo a sua volta all’ente Cassaroma oltre che all’Iri) verrà infatti posta a capo di un nuovo gruppo creditizio, secondo le indicazioni di Tesoro e Banca d’Italia. Altri adeguamenti sono previsti per le emissioni di prestiti obbligazionari, secondo le forme più flessibili ammesse dalla Seconda Direttiva Bancaria Cee, recentemente recepita nell’ordinamento italiano. In vista dell’appuntamento assembleare, è stata temporaneamente sospesa la possibilità di convertire in azioni della Banca di Roma gli warrant (due: tipo «A» e «B») annessi a ciascuna delle obbligazioni del prestito Mediobanca-Santo Spirito (oggi Banca Roma) 1991-96. l’annuncio è stato dato dalla stessa Mediobanca sulla Gazzetta ufficiale.
La Banca di Roma ha scelto il più rapido piano triennale per ripartire circa mille miliardi di avanzo accantonabile in via agevolata. I 352,5 miliardi portati a riserva già nel bilancio ’92 hanno fatto lievitare i mezzi propri del nuovo istituto a 10.200 miliardi, ma hanno penalizzato il risultato che andrà a generare il pay-out. I 102.5 miliardi residui, dopo il dirottamento straordinario a riserva, sarebbero comunque solo parzialmente comparabili con i 490 miliardi somma degli utili netti ’91 di Santo Spirito e Bancoroma.
Il dividendo (25 lire) risulta di conseguenza dimezzato rispetto all’assegnazione riconosciuta l’anno scorso sia ai soci Santo Spirito che a quelli Bancoroma.
I margini intermedi del conto economico evidenziano comunque progressi rispetto ai saldi pro-forma con cui, già a fine ’91 i vertici del gruppo Cassaroma tenevano sottocontrollo unificato i trend del polo bancario in via di aggregazione. Il margine di contribuzione ha sfiorato infatti i 5mila miliardi (4.982) e la crescita annua è stata calcolata nel 7,9 per cento.
Di rilievo assoluto il margine lordo complessivo, dato di sintesi della gestione operativa, che si attesta sui 2.005 miliardi, con un incremento del 9% rispetto al dato congiunto elaborato alla fine del ’91.
«Il margine di contribuzione – osserva una nota – ha consentito di assorbire subito, fin dal primo esercizio sia i costi derivanti dall’espansione degli sportelli, sia i sovracosti legati all’attuazione operativa della concentrazione», che in diciotto mesi ha coinvolto tre istituti (Cassaroma, Santo Spirito e Bancoroma).
Il margine lordo ha, dal canto suo, permesso l’abbattimento di 1.550 miliardi tra accantonamenti e prededuzioni varie, svalutazioni sul portafoglio titoli e quote d’ammortamento.
Sul piano dell’attività, l’evoluzione della raccolta globale ha portato la consistenza di fine esercizio a 116mila miliardi, con un incremento del 9% sul totale Santo Spirito –Bancoroma dei rendiconti ’91. Gli impieghi totali dell’istituto sono saliti a 92mila miliardi, con un ritmo di crescita dell’8,8 per cento. Dati giudicati «notevolmente positivi» dal commento del cda in margine al consuntivo che sarà azionisti all’assemblea del 30 aprile.
In sede straordinaria, l’assemblea sarà chiamata a deliberare anche su alcune modifiche statutarie. La Banca di Roma (che è controllata al 65% dalla holding Sipab, che fa capo a sua volta all’ente Cassaroma oltre che all’Iri) verrà infatti posta a capo di un nuovo gruppo creditizio, secondo le indicazioni di Tesoro e Banca d’Italia. Altri adeguamenti sono previsti per le emissioni di prestiti obbligazionari, secondo le forme più flessibili ammesse dalla Seconda Direttiva Bancaria Cee, recentemente recepita nell’ordinamento italiano. In vista dell’appuntamento assembleare, è stata temporaneamente sospesa la possibilità di convertire in azioni della Banca di Roma gli warrant (due: tipo «A» e «B») annessi a ciascuna delle obbligazioni del prestito Mediobanca-Santo Spirito (oggi Banca Roma) 1991-96. l’annuncio è stato dato dalla stessa Mediobanca sulla Gazzetta ufficiale.