Bna, i piccoli vogliono l'Opa

La Repubblica

Gli azionisti di minoranza della Bna scendono sul piede di guerra. A fiancheggiarli ci sono già alcune organizzazioni di tutela del mercato

MILANO - Gli azionisti di minoranza della Bna scendono sul piede di guerra. A fiancheggiarli ci sono già alcune organizzazioni di tutela del mercato. Sono pronti a dare battaglia affinché la Banca di Roma, oltre che sulle Bonifiche Siele, lanci l'Opa sulle azioni della Banca Nazionale dell'Agricoltura. I primi a scendere in campo sono stati i membri del consiglio direttivo dell'Aiaf (Associazione italiana degli analisti finanziari) che, in una nota di poche righe, hanno espresso "l'auspicio e l'opportunità" che l'obbligo dell'Opa venga esteso alle azioni della Banca Nazionale dell'Agricoltura "unica controllata della società Bonifiche Siele". Ancora più netta la posizione dei componenti il patto di sindacato della Bna che hanno già annunciato la presentazione di un ricorso alla Consob. "Rivolgeremo un interrogativo alla Commissione di controllo" ha dichiarato ieri Gianfranco Graziadei, uno dei legali che assistono i membri del sindacato di blocco. Il mercato ha già espresso il suo voto negativo tanto che, in appena due giorni, le azioni ordinarie della Bna hanno perso quasi il 30 per cento del loro valore e le privilegiate il 25 per cento. Viceversa sono salite a tutta velocità le quotazioni di Bonifiche Siele e, soprattutto, quelle di Interbanca (più 22 per cento circa). Insomma una gran tempesta che, in una Borsa asfittica come l'attuale, assume un risalto ancora più ampio. Il trasferimento della Bonifiche Siele con il suo contenuto di azioni della Banca Nazionale dell'Agricoltura ha fatto esplodere, con ogni violenza, il vecchio problema delle cosiddette "scatole cinesi", cioè delle finanziarie quotate che hanno come unico compito quello di conservare la maggioranza azionaria di un'altra società quotata. La Bonifiche Siele è il caso più evidente di "scatola cinese" in quanto il suo patrimonio è rappresentato unicamente dalla proprietà della Bna. "Era evidente che, al momento del trasferimento della Bonifiche Siele sarebbe esploso un caso assai spinoso - avverte Massimo De Chiara, membro del Comitato tecnico di Assogestioni - Però mi pare che la Consob avesse già risolto il problema, a suo tempo, sostenendo che non erano ammesse Opa a cascata". Quindi, in sostanza, la Banca di Roma, avendo già annunciato l'Offerta pubblica di acquisto sulla minoranza di Bonifiche Siele (l'operazione è stata formalizzata ieri dal consiglio d'istituto guidato da Pellegrino Capaldo), non sarebbe costretta a fare altrettanto con le azioni della Bna. Gli ex alleati di Auletta Armenise, e attuali componenti del sindacato di controllo della banca, non sono però del medesimo avviso. Sostengono che, essendo Bonifiche una "scatola cinese", in realtà tutta l'operazione è stata progettata avendo come unico scopo di far passare alla Banca di Roma la proprietà della Bna e aggirare l'obbligo dell'Opa sulle azioni di questa banca. Hanno più di un motivo di risentimento verso il conte i suoi ex alleati. Si tratta delle famiglie Merlo (rappresentata da Aurelio Merlo) e Gradozzi (le sorelle Anna, Milena e Marisa) che, in tutti questi anni, hanno sempre schierato le loro azioni a fianco di quelle di Auletta. La loro presenza (pari a circa l'8 per cento del capitale) e l'assoluta fedeltà hanno permesso al conte di respingere ogni attacco esterno. L'ultima volta il patto di blocco è entrato in funzione per fermare l' assalto del Credito Italiano. In quella occasione, a quanto risulta, Auletta si era impegnato che, in caso di vendita delle azioni Bna in suo possesso (attraverso Bonifiche), avrebbe trattato anche la cessione delle quote in mano agli alleati. Ricorda l'avvocato Graziadei che tutela gli interessi delle famiglie Gradozzi e Merlo: "Auletta di fronte all' assalto del Credito radunò i suoi partner e li invitò a restare uniti, a non dividersi, a non cedere alle lusinghe del Credito. Stiamo tutti uniti, state tranquilli, disse, se vendo io vendo anche per voi". Era un patto fra gentiluomini "come spesso se ne fanno nel mondo della finanza". Ma evidentemente qualcosa non ha funzionato in quell'accordo "e purtroppo - riconosce l'avvocato Graziadei - non esistono tracce scritte di quell'intesa". Da qui la decisione di chiedere dapprima la riunione del patto di sindacato della Bna e poi, eventualmente, presentare un esposto alla Consob. La Commissione, però, fa sapere di essersi già espressa con una delibera del presidente Berlanda pubblicata il 4 dicembre 1992. Nell'occasione la Commissione aveva già fatto sapere che le Opa a cascata erano escluse. Quindi se c'è l'Opa sulla Bonifiche non è necessario farne un'altra su Bna. Però, riconoscono in via Isonzo, il caso in esame è del tutto particolare dal momento che Bonifiche e Bna sono in sostanza un doppione. Quindi gli uomini di Berlanda aspettano l'eventuale ricorso e quali motivazioni saranno presentate prima di decidere.