Bill Gates: perché punto sull’Italia

Corriere della Sera

Gli accordi tra Microsoft e le banche. «Olivetti? Può crescere nei servizi»

Cernobbio – Allora, mister Gates, le piace l’Italia? Il miliardario americano, il padrone della Microsoft, il genio dei computer, si è incantato. Guarda oltre le vetrate di Villa d’Este, verso le acque del Lago di Como. Sta passando un battello con tutte le bandierine. Il genio ride, divertito. «Sì, mi piace l’Italia, ma quello dove va?».
Allora questo (ex) ragazzo prodigio è anche simpatico? Sì, è simpatico, ma anche prudente e diplomatico nelle risposte. Il presidente della Microsoft ha 39 anni, è nato e vive sulla costa del Pacifico, dalle parti di Seattle. La sua storia è stata raccontata mille volte. Ha iniziato vent’anni fa in un garage, con gli amici di scuola, e oggi è uno degli uomini più ricchi del mondo. Era uno sconosciuto e ora è considerato fin troppo potente. Tanto che ha dovuto arruolare circa 50 avvocati in pianta stabile per respingere l’accusa ricorrente di essere un pericoloso monopolista.
In questi giorni comunque si gode il sole del Lago, ospite del seminario dello studio Ambrosetti, dove è venuto per presentare il nuovo programma di software «Windows ‘95». Ma nella sua agenda ci sono anche altri impegni e altri affari. Oggi, dopo una breve sosta a Venezia per vedere per la prima volta il codice Hammer di Leonardo da Vinci acquistato per 44 miliardi di lire, Gates è nella capitale per illustrare un importante accordo con la Banca di Roma. Microsoft ha aggiornato e ampliato il sistema informativo dell’istituto guidato da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi. E nelle prossime settimane verranno annunciati altri contratti con diverse banche. Quali? Una, anche se manca ancora la conferma ufficiale, sarà il Credito Italiano. Poi? «Poi si vedrà», attacca Gates, che ha accettato di parlare dei suoi interessi italiani.
Altri accordi in vista?
«Noi abbiamo moltissimi rapporti con il mondo creditizio italiano e lo consideriamo un settore importante per la nostra crescita in questo Paese. Penso proprio che continueremo ad aggiornare e ampliare i sistemi informativi che abbiamo già provveduto a installare. Mi riesce difficile fare nomi: di fatto in contatto con tutti».
In questo settore lavorate anche in combinata con l’Olivetti. Due giorni fa Carlo De Benedetti ha detto che gli sarebbe piaciuto essere come lei…
«Stimo molto Carlo De Benedetti e i manager dell’Olivetti. Mi sento spesso, per esempio, con il loro amministratore delegato, Corrado Passera. I rapporti sono davvero buoni e credo che potranno intensificarsi».
In questi giorni, però c’è qualche polemica sull’Olivetti. C’è chi sostiene che difficilmente potrà sopravvivere nel settore del personal computer. Il suo parere?
«Beh, il mercato dei computer è difficile per tutti. La stessa Ibm ha perso un sacco di soldi. L’Olivetti ha il vantaggio di aver allargato il suo raggio d’affari. È presente anche nei servizi informatici e penso che qui possa continuare a espandersi».
Va bene, ma lei se la comprerebbe l’Olivetti?
«Ma la Microsft sta bene così. Noi puntiamo soprattutto sul software, anche se devo dire che per i produttori delle macchine si apre un periodo affascinante. Pensi agli accessori. Ma ripeto: sarà sempre più difficile per tutti. Comunque considero il mercato italiano davvero promettente e in grande crescita».
Ormai si parla dei pregi e delle virtù di Windows ’95 un po’ dappertutto. Qualcuno comincia a chiedersi dove vuole arrivare e se per caso lei non sia una specie di dittatore informatico.
«No, no assolutamente. Noi costruiamo solo degli strumenti, poi ciascuno li può usare come vuole. Caso mai aumentiamo le possibilità di comunicazione. Nel nostro circuito Microsoft Network, per esempio, cioè la nostra porzione di Internet, offriamo servizi e contenuti di altre società. In tutta Europa abbiamo già circa settanta fornitori di informazioni. Di questi, dieci sono italiani, dalla Mondatori informatica alla Settimana enigmistica. Nessuna dittatura quindi… »
Ma Microsoft si metterà a produrre anche notizie? Magari entrando in qualche giornale o qualche grande catena televisiva?
«Non è il nostro mestiere. Al massimo potremo acquistare qualche piccola partecipazione, sempre e comunque di minoranza, in una casa editrice, o in qualche società multimediale. Tutto qui, state tranquilli».
Senta, signor Gates, dimentichi di essere il re dei computer e uno degli uomini più ricchi del mondo. Nei panni di chi si metterebbe?
«Forse in quelli di uno scienziato. Sono molto affascinato dalle scienze biologiche. Sì, mi piacerebbe essere un luminare della medicina, impegnato negli studi del genoma femminile».
E se i computer non esistessero, in quale business investirebbe?
«Non lo so proprio. L’unica cosa che conosco bene sono i computer. E per fortuna esistono…».