Bancaroma corre verso i privati

La Repubblica

Emissione di obbligazioni Iri convertibili in azioni della Banca di Roma spa per 1.800 miliardi: è questa la soluzione scelta per consentire all'Istituto di via Veneto di uscire definitivamente dall'azionariato della Superbanca della capitale che tra fine ottobre e inizio novembre verrà privatizzata secondo il piano messo a punto dal presidente

ROMA - Emissione di obbligazioni Iri convertibili in azioni della Banca di Roma spa per 1.800 miliardi: è questa la soluzione scelta per consentire all'Istituto di via Veneto di uscire definitivamente dall'azionariato della Superbanca della capitale che tra fine ottobre e inizio novembre verrà privatizzata secondo il piano messo a punto dal presidente, Cesare Geronzi, d'intesa con il presidente della Fondazione, Emmanuele Emanuele. Piano che prevede un aumento di capitale da circa 3.000 miliardi, realizzato attraverso la formula dell'Offerta pubblica di vendita, che sarà annunciato entro metà settembre, e che farà entrare nell'azionariato due partner strategici: la Toro e la Banca Agricola Mantovana. L'operazione, infatti, consentirà la formazione di un patto di sindacato che controllerà il 50% dell'istituto, formato dalla Fondazione Ente Cassa di Roma, con il 30-33% e due partner strategici con il 6-7% ciascuno che dovrebbero essere la Toro Assicurazioni del gruppo Fiat e la Bam. E favorirà l'ingresso nel capitale di investitori istituzionali italiani ed esteri con quote dello 0,5-1% (individuati da Mediobanca e Schroeder che stanno coadiuvando Geronzi), tra cui ci dovrebbero essere una banca spagnola e una grande società Usa di computer. Il progetto ieri ha trovato sostanziali conferme tra i protagonisti. La Banca di Roma, sollecitata dalla Consob che ha messo "sotto osservazione" i titoli interessati (quello dell'istituto di credito è salito dell'1,93%, quello della Toro è sceso del 3,5%), pur sottolineando che gli organi competenti non hanno ancora assunto alcuna decisione, ha ammesso di aver "avviato uno studio di un possibile riassetto societario che sarà sottoposto al cda entro metà settembre". La Toro Assicurazioni ha confermato di stare "esaminando l'operazione Banca di Roma al fine di rafforzare l'accordo di collaborazione già avviato nel settore bancassurance" con la costituzione della compagnia Roma Vita. La Bam si è trincerata dietro un "no comment". E l'Iri, prendendo "atto con disappunto" della fuga di notizie, ha di fatto confermato tutto: l'ex ministro del Tesoro e neo consigliere dell'Istituto, Piero Barucci, ha infatti affermato che ieri il cda guidato da Gian Maria Gros-Pietro ha esaminato la partita Banca di Roma, sottolineando che "l'Iri è intenzionato a uscire". E le modalità dovrebbero essere discusse e approvate già nel prossimo consiglio dell'Istituto, giovedì 11 settembre. Come ha sottolineato la stessa Banca di Roma, del resto, l'avvio della privatizzazione della Superbanca della capitale è atteso entro metà settembre. E l'operazione sarà realizzata tra fine ottobre e inizio novembre con un aumento di capitale da 3.000 miliardi con la formula dell'Opv e con un'Offerta pubblica di vendita di obbligazioni Iri convertibili in azioni Banca di Roma per 1.800 miliardi. In particolare, la Fondazione e l'Iri non parteciperanno all'aumento rinunciando ai diritti di prelazione. L'Ente ha il 65% della Cassa di Risparmio di Roma Holding (la cassaforte che controlla la banca con il 64,66%) e il 10,34% della Banca di Roma. L'Iri ha invece il 35% della Holding e il 13,8% della spa. In totale, quindi, l'Ente ha il 51% circa della Banca di Roma spa e l'Iri il 40, con un 9% flottante sul mercato. Con l'aumento di capitale tramite Opv, le loro partecipazioni avranno un destino opposto. La Fondazione guidata da Emanuele manterrà un ruolo notevole: resterà probabilmente con un 30-33% e formerà un patto di sindacato che avrà circa il 50% del capitale della banca insieme a due partner strategici (la Toro e la Bam) che avranno il 6-7% ciascuno. L'Iri, invece, uscirà completamente attraverso l'emissione di obbligazioni convertibili da 1.800 miliardi. La Holding, "stanza di compensazione" tra le quote della Fondazione e quelle dell'Iri, infine, verrà sciolta: ed è possibile che sarà fusa per incorporazione nella spa.