Banca di Roma privata in quattro mesi
La Stampa
Bam, Eds e Toro pronte a entrare tra i soci forti. Geronzi prepara un aumento da 3500 miliardi. La Fondazione scenderà sotto il 51% e l'Iri uscirà dal capitale.
ROMA - Quattro mesi per realizzare la privatizzazione. Quattro mesi per mettere una pietra sul passato, portando in minoranza l'Ente Cassa di risparmio e tagliando l'ultimo legame dell'Iri nel settore bancario. Quattro mesi per presentare un'istituto diverso, più snello e più automatizzato, con costi ridotti e maggiori servizi (e quindi ricavi). Da ora a gennaio si realizzerà la rivoluzione di Cesare Geronzi, presidente della Banca di Roma. I soci privati avranno la maggioranza delle azioni, l'Ente Cassa (cioè la Fondazione che detiene il controllo) scenderà sotto il 51% e l'Iri (che possiede il 13,9 dell'azienda bancaria e il 35 dell'holding di controllo) uscirà completamente di scena. I contorni dell'operazione sono già delineati anche se ancora non sono state prese decisioni ufficiali da parte dei consigli di amministrazione della Banca, dell'Ente e dell'Iri. Decisioni che entro la metà di settembre saranno precedute dall'esame da parte del consiglio dell'istituto di credito del piano industriale di riorganizzazione e sviluppo.
Affiancato dalla Mediobanca, Geronzi ha già individuato i possibili soci forti, cioè il nucleo stabile di azionisti che saranno vincolati all'Ente Cassa (che potrebbe restare titolare del 30-33%) con un patto di sindacato per determinare la gestione della banca. Il loro ingresso nell'azionariato (con quote da definire, fino a un massimo del 7%) avverrà con il già programmato aumento di capitale che dovrebbe essere compreso tra i 3 mila e i 3500 miliardi (mentre in base ad alcune voci si parlava di 4 mila) e destinato al nucleo stabile, a investitori istituzionali e ai risparmiatori.
Ma chi saranno i soci forti? Un mome appare già sicuro: quello del colosso americano dell'elettronica Eds. Un altro appare più che probabile: quello della Banca Agricola Mantovana. Poi la compagnia di assicurazioni Toro ha confermato il suo interesse. E sono in corso contatti con una banca spagnola e un gruppo italiano.
Il piano di Geronzi, che secondo indiscrezioni è condiviso dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, sembra quindi destinato a creare una specie di ragnatela: sin dal 5 marzo scorso, Ciampi ha fatto presente che la cessione della quota Iri deve avvenire "in un contesto di alleanze che deve riguardare l'intera banca". Individuando i nuovi soci, Geronzi guarda a diversi settori di attività. E soprattutto può trasformare alcuni rapporti operativi in rapporti finanziari. E' il caso, per esempio, della Eds.Il gruppo americano ha già il compito di riconcepire l'intera organizzazione dei servizi della banca. Questo in base al piano industriale che prevede la creazione della mog, cioè la macchina organizzativa di gruppo. In pratica l'Eds disegnerà il piano tecnico per la gestione distinta dei servizi. L'acquisto di una quota rappresenta quindi un'ulteriore responsabilizzazione dell'Eds.
A sua volta, la Toro ha spiegato con una nota di prendere in considerazione l'ingresso nel capitale della Banca "al fine di rafforzare il proprio legame di partnership nel campo della bancassurance, già operante attraverso Roma Vita da circa due anni". In pratica la Toro è interessata all'integrazione tra l'attività assicurativa e quella bancaria, un processo in corso in tutto il mondo e che ha avuto un'accelerazione negli ultimi tempi in Italia. La Toro è quindi un "vecchio" alleato dell'istituto di credito che considera un successo la vendita di polizze assicurative nei suoi 1600 sportelli (numero record in Italia, fino a quando non sarà concretizzata l'unione Cariplo-Ambroveneto). La Toro fa sapere che "darà comunicazione al mercato" quando l'affare sarà maturato.
Ma naturalmente tutti i protagonisti dell'operazione si riservano di rendere note le rispettive scelte quando il progetto di privatizzazione sarà perfezionato. Tanto che ieri il consiglio di amministrazione dell'Iri, presieduto da Gian Maria Gros-Pietro, si è rammaricato della fuga di notizie sull'operazione. E' previsto che nella prossima seduta del consiglio, giovedì 11, venga discussa la questione. "L'Iri è certamente intenzionato a uscire dal capitale dell'istituto bancario" fa presente il consigliere Piero Barucci. Potrebbe vendere le azioni con un'offerta pubblica di vendita realizzabile insieme all'aumento di capitale.
Con una nota, la Banca di Roma si è limtata a puntualizzare che, in relazione al piano industriale che sarà esaminato entro la metà di settembre e "alla progettata dismissione della partecipazione" dell'Iri, è stato "avviato uno studio di un possibile riassetto societario". Per ora, viene sottolineato, "si tratta di ipotesi allo stadio di approfondimento" dal momento che nessuna decisione "è stata assunta". Ieri i titoli Banca di Roma (in aumento dell'1,12%), Toro (- 3,56%) e Bam sono stati tenuti "sotto osservazione" dalla Consob.
Affiancato dalla Mediobanca, Geronzi ha già individuato i possibili soci forti, cioè il nucleo stabile di azionisti che saranno vincolati all'Ente Cassa (che potrebbe restare titolare del 30-33%) con un patto di sindacato per determinare la gestione della banca. Il loro ingresso nell'azionariato (con quote da definire, fino a un massimo del 7%) avverrà con il già programmato aumento di capitale che dovrebbe essere compreso tra i 3 mila e i 3500 miliardi (mentre in base ad alcune voci si parlava di 4 mila) e destinato al nucleo stabile, a investitori istituzionali e ai risparmiatori.
Ma chi saranno i soci forti? Un mome appare già sicuro: quello del colosso americano dell'elettronica Eds. Un altro appare più che probabile: quello della Banca Agricola Mantovana. Poi la compagnia di assicurazioni Toro ha confermato il suo interesse. E sono in corso contatti con una banca spagnola e un gruppo italiano.
Il piano di Geronzi, che secondo indiscrezioni è condiviso dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, sembra quindi destinato a creare una specie di ragnatela: sin dal 5 marzo scorso, Ciampi ha fatto presente che la cessione della quota Iri deve avvenire "in un contesto di alleanze che deve riguardare l'intera banca". Individuando i nuovi soci, Geronzi guarda a diversi settori di attività. E soprattutto può trasformare alcuni rapporti operativi in rapporti finanziari. E' il caso, per esempio, della Eds.Il gruppo americano ha già il compito di riconcepire l'intera organizzazione dei servizi della banca. Questo in base al piano industriale che prevede la creazione della mog, cioè la macchina organizzativa di gruppo. In pratica l'Eds disegnerà il piano tecnico per la gestione distinta dei servizi. L'acquisto di una quota rappresenta quindi un'ulteriore responsabilizzazione dell'Eds.
A sua volta, la Toro ha spiegato con una nota di prendere in considerazione l'ingresso nel capitale della Banca "al fine di rafforzare il proprio legame di partnership nel campo della bancassurance, già operante attraverso Roma Vita da circa due anni". In pratica la Toro è interessata all'integrazione tra l'attività assicurativa e quella bancaria, un processo in corso in tutto il mondo e che ha avuto un'accelerazione negli ultimi tempi in Italia. La Toro è quindi un "vecchio" alleato dell'istituto di credito che considera un successo la vendita di polizze assicurative nei suoi 1600 sportelli (numero record in Italia, fino a quando non sarà concretizzata l'unione Cariplo-Ambroveneto). La Toro fa sapere che "darà comunicazione al mercato" quando l'affare sarà maturato.
Ma naturalmente tutti i protagonisti dell'operazione si riservano di rendere note le rispettive scelte quando il progetto di privatizzazione sarà perfezionato. Tanto che ieri il consiglio di amministrazione dell'Iri, presieduto da Gian Maria Gros-Pietro, si è rammaricato della fuga di notizie sull'operazione. E' previsto che nella prossima seduta del consiglio, giovedì 11, venga discussa la questione. "L'Iri è certamente intenzionato a uscire dal capitale dell'istituto bancario" fa presente il consigliere Piero Barucci. Potrebbe vendere le azioni con un'offerta pubblica di vendita realizzabile insieme all'aumento di capitale.
Con una nota, la Banca di Roma si è limtata a puntualizzare che, in relazione al piano industriale che sarà esaminato entro la metà di settembre e "alla progettata dismissione della partecipazione" dell'Iri, è stato "avviato uno studio di un possibile riassetto societario". Per ora, viene sottolineato, "si tratta di ipotesi allo stadio di approfondimento" dal momento che nessuna decisione "è stata assunta". Ieri i titoli Banca di Roma (in aumento dell'1,12%), Toro (- 3,56%) e Bam sono stati tenuti "sotto osservazione" dalla Consob.