Banca di Roma crescere non basta
La Repubblica
SE TUTTO andrà come i rispettivi responsabili hanno annunciato, la Banca di Roma acquisirà prossimamente la maggioranza del capitale azionario della Banca Nazionale dell'Agricoltura
SE TUTTO andrà come i rispettivi responsabili hanno annunciato, la Banca di Roma acquisirà prossimamente la maggioranza del capitale azionario della Banca Nazionale dell'Agricoltura. A parte quanto è già stato detto e scritto in proposito in questi giorni, ci sono tre aspetti del problema che meritano qualche ulteriore considerazione. Tre sfide attendono i nuovi padroni. Il primo di essi riguarda le motivazioni dell'operazione, che probabilmente non stanno solo ne nelle note difficoltà della Banca Nazionale dell'Agricoltura e in quelle del suo attuale azionista di maggioranza ne nel desiderio della Banca di Roma di acquisire dimensioni ancora maggiori di quelle odierne. E' infatti probabile che vi siano anche argomentazioni tecniche e politiche, come la complementarità della rete degli sportelli dei due Istituti, il desiderio della Banca di Roma di mantenersi protagonista di livello internazionale nella ristrutturazione del sistema bancario italiano, l'opportunità di impiegare il free capital della stessa Banca di Roma in un'operazione forse non eccessivamente brillante in assoluto in termini economici e patrimoniali di breve periodo, ma certamente più brillante di altre nelle quali la Banca di Roma, insieme con le rimanenti grandi banche che dispongono di free capital, potrebbe essere prossimamente coinvolta magari a fini di salvataggio. Alludo alla situazione assai precaria delle quattro o cinque grandi e medio-grandi banche a capitale pubblico che fanno dormire sonni agitati alle autorità di vigilanza e che bisognerà prima o poi sistemare probabilmente appunto con l'intervento delle grandi banche più solide. Questo problema va tenuto presente per capire anche altre azioni strategiche che queste ultime banche hanno recentemente compiuto o stanno per compiere. Il secondo aspetto del problema in questione riguarda le conseguenze che l'acquisizione della maggioranza della Banca Nazionale dell'Agricoltura da parte della Banca di Roma produrrà sulla struttura del nostro sistema bancario. In realtà esse non sono sostanziali. Il gruppo Banca di Roma è già uno dei maggiori gruppi bancari nazionali. Esso farà un ulteriore salto dimensionale, rafforzando la propria quota sia nel mercato domestico sia, specialmente a livello potenziale, su quello internazionale. La speranza di realizzare economie di scala è reale, a patto che si risolvano i problemi di cui dirò fra poco. L'aspetto più paradossale della questione è che l'operazione in esame rafforzerà la presenza pubblica nel nostro sistema bancario in un momento in cui tutto faceva pensare che avremmo dovuto andare verso una sempre maggiore presenza privata. Questo aspetto del problema potrà essere risolto soltanto se la Banca di Roma, sulla scia di quanto hanno già fatto le altre due vecchie banche di interesse nazionale, deciderà di privatizzarsi seriamente mettendo in Borsa quote maggiori della propria base azionaria. Il terzo ed ultimo aspetto dell'operazione riguarda i suoi lati tecnici, che possono condizionarne il successo e quindi influire anche sull'eventualità e sul successo della privatizzazione. La Banca di Roma è infatti un colosso formatosi gradatamente nel tempo, ma in realtà molto velocemente, attraverso la fusione di tre istituti, cioè la Cassa di Risparmio di Roma, il Banco di Santo Spirito e il Banco di Roma. Tale fusione è stata un esercizio tecnico assai complesso e non è ancora completata specialmente sotto il profilo organizzativo e, conseguentemente, sotto l'aspetto economico della gestione aziendale. Alcuni dei principali problemi connessi alla fusione, cioè l'integrazione dei sistemi informativi, la razionalizzazione della rete degli sportelli e specialmente di quelli insediati nelle medesime piazze, la gestione delle risorse umane, con particolare riferimento all' individuazione, all'eliminazione o alla riconversione delle eccedenze da fusione (si parla di circa 3.000 persone), non sono ancora completamente risolti e pesano sull' efficienza e sull'efficacia della banca. Il fatto che, nonostante le maggiori dimensioni raggiunte con la fusione, essa non riesca a realizzare adeguate economie di scala è la prova che vi è ancora molto da fare. E' probabilmente soprattutto per questi motivi che la Banca Nazionale dell'Agricoltura non verrà immediatamente incorporata nella Banca di Roma, il cui intervento prioritario dovrebbe essere essenzialmente rivolto al risanamente economico e patrimoniale della nuova controllata. Allorche tale risanamento sarà completato, certamente non prima di qualche anno, la strategia della capogruppo potrà essere rivista e la fusione potrebbe essere molto più attuale, anche perche nel frattempo dovrebbero essere stati risolti gli altri problemi precedentemente accennati. Tanto lavoro e un po' di fortuna A quel punto avremo veramente la Banca più grande d'Italia, che sarà frutto di uno degli esercizi tecnici più impegnativi della storia del nostro sistema bancario. Proprio per questo i responsabili della Banca di Roma dovranno lavorare ancora a lungo e intensamente ed avere anche un po' di fortuna, quella fortuna che è indispensabile nelle operazioni ardite e complesse come quella qui considerata e che auguro loro di tutto cuore.