"La Banca di Roma? Un affare"

Il sole 24 ore

Abdullah Saudi, il finanziere libico che ha reperito i capitali arabi perl'istituto di Geronzi, spiega l'operazione. Gli investitori di Tripoli e del Golfo non partecipano "sotto lo stesso ombrello" e possono agire per conto dei clienti

ROMA - Abdullah Saudi, libico di nascita a dispetto del nome, è l'uomo che ha trattato con Mediobanca l'ingresso di tutti e tre i soci  arabi nella Banca di Roma. "Questo investimento è un ottimo affare - dice dal quartier generale della sua Asa Consultants, nel Bahrein - che giustifica la presenza di tanti investitori del mondo arabo". I quali però non parteciperanno all'operazione "sotto lo stesso ombrello" e in un caso - quello della National Commercial Bank di Gedda - sembrano destinati a investire per conto di qualcun altro. E' forse anche per questi motivi, che non spunteranno un posto nel consiglio di amministrazione.
Fonti ufficiali dela National Commercial sostengono di non avere progetti di investimento nella Banca di Roma, nonostante il loro nome sia scritto a chiare lettere nel prospetto informativo dell'Opv. Come stanno realmente le cose?
E' stato annunciato che tre azionisti del mondo arabo sono disposti a entrare nel capitale della Banca di Roma: oltre alla Nbc, c'è la Abu Dhabi Investment Authority e la Libyan Arab Foreign Bank. E ovviamente questo annuncio è stato fatto sulla base di formali, impegni scritti ad aderire all'operazione. Poi, ogni investitore può partecipare in proprio, oppure per conto di suoi clienti, o più semplicemente  per investire parte del portafoglio che ha in gestione per la clientela. La scelta è lasciata alle decisioni individuali. Non posso aggiungere altri dettagli. Confermo soltanto che tutti e tre gli investitori hanno presentato un impegno scritto".
Anche la Nbc?
Per poter essere incluso nella lista degli investitori annunciata da Mediobanca, era necessario firmare un impegno.
In Italia ha destato una certa impressione l'interesse di tanti investitori del mondo arabo per la Banca di Roma...
Lei vuole dire che in Italia i capitali arabi non sono visti di buon occhio?
No, non voglio dire questo. Osservatori e analisti si chiedono soltanto il perchè di questo interesse...
Finora l'Italia ha offerto agli investitori internazionali soltanto un limitato numero di buoni affari. Poi, per quanto riguarda la Banca di Roma, va osservato che il management ha prima ripulito i conti e ora si avvicina a lanciare na ricapitalizzazione che pone le basi per un successivo rilancio dell'istituto. Ecco perchè l'affare ha destato il nostro interesse. Aggiungo che investire in questo momento in Italia è una buona opportunità, specialmente perchè la lira è diventata stabile e, nella prospettiva dell'imminente unione monetaria europea, la sarà ancora di più. Non ci sono più le incertezze del passato.
Qualcuno osserva che il mondo arabo sta tornando ai grandi investimenti internazionali anche grazie al prezzo del petrolio, che aleggia verso i 20 dollari non lontano dai massimi storici. C'è davvero qualche relazione con l'affare Banca di Roma?
Qui stiamo parlando di investimenti del settore privato che, in ogni caso, contano una vistosa liquidità. E l'offerta della Banca di Roma è soltanto l'opportunità per un buon affare: tanto più che, come dicevo, in Italia i buoni affari non sono mai stati abbondanti.
In ogni caso, ieri il presidente della banca romana Cesare Geronzi, ha detto che i capitali arabi non avranno una rappresentanza nel consiglio di amministrazione. Ma se sommiamo le tre quote si arriva all'8,2% del capitale, più o meno la stessa del socio stabile Toro. Chiederete qualcosa di più?
Ci sta consigliando di mandare un avvocato a  ma per farci dare un in consiglio?
No, mi chiedo solo possano essere i vostri ..
I tre investitori di cui abbiamo parlato sono indipendenti e provengono anche da Paesi divers: Libia, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Non entreranno nel capitale banca sotto lo stesss ombrello. Non ho altro da aggiungere: le decisioni saranno dagli azionisti e dal managment della banca.