Anche Mediobanca plaude
Il Sole 24 Ore
MILANO – L’ingresso del Banco di Roma nell’orbita della Cassa presieduta da pellegrino Capaldo è anche la premessa per un “divorzio” da Mediobanca? In altre parole, che fine farà il 7,3% dell’istituto di via Filodrammatici attualmente nel portafoglio del banco? Ieri la domanda circolava anche a Milano e nel riferire della fredda accoglienza che i vertici dell’istituto di via Filodrammatici avrebbero riservato all’annuncio dell’Iri, qualcuno si è detto certo che la separazione (nel senso dell’alienazione del cespite da parte della Cassa) è una prospettiva tutt’altro che inverosimile: tra l’altro, il ricavato contribuirebbe ad alleviare il pesante fardello che oggi pesa sulle spalle della banca presieduta da Antonio Zurzolo. La verità è l’esatto opposto. Accanto ai consensi politici e al favore di Tesoro e Banca d’Italia, che valutano il progetto in sintonia con le “direttive” di concentrazione e irrobustimento inviate ripetutamente al sistema bancario, Capaldo e il direttore generale della Casa, Cesare Geronzi, possono infatti contare sul consenso dei vertici di Mediobanca i quali, più che dalla bontà del progetto, nel suo complesso, guardano ai benefici che per l’istituto milanese possono nascere dall’aggregazione.
MILANO – L’ingresso del Banco di Roma nell’orbita della Cassa presieduta da pellegrino Capaldo è anche la premessa per un “divorzio” da Mediobanca? In altre parole, che fine farà il 7,3% dell’istituto di via Filodrammatici attualmente nel portafoglio del banco? Ieri la domanda circolava anche a Milano e nel riferire della fredda accoglienza che i vertici dell’istituto di via Filodrammatici avrebbero riservato all’annuncio dell’Iri, qualcuno si è detto certo che la separazione (nel senso dell’alienazione del cespite da parte della Cassa) è una prospettiva tutt’altro che inverosimile: tra l’altro, il ricavato contribuirebbe ad alleviare il pesante fardello che oggi pesa sulle spalle della banca presieduta da Antonio Zurzolo. La verità è l’esatto opposto. Accanto ai consensi politici e al favore di Tesoro e Banca d’Italia, che valutano il progetto in sintonia con le “direttive” di concentrazione e irrobustimento inviate ripetutamente al sistema bancario, Capaldo e il direttore generale della Casa, Cesare Geronzi, possono infatti contare sul consenso dei vertici di Mediobanca i quali, più che dalla bontà del progetto, nel suo complesso, guardano ai benefici che per l’istituto milanese possono nascere dall’aggregazione.
In base alla convenzione recentemente rinnovata con le tre Bin (Comit, Credit e Banco di Roma), Mediobanca può contare infatti su una raccolta di entità proporzionale alla somma della raccolta diretta delle tre banche Iri. È chiaro che, nell’eventualità di una fusione tra Banco di Roma e Cassa-Santo Spirito (prospettiva per il momento remota ma che appartiene alla naturale evoluzione del progetto), l’istituto di via Filodrammatici si troverebbe ad attingere entro una massa di raccolta accresciuta dei depositi della stessa Cassa che nel frattempo avrà completato al fusione col Santo Spirito. Insomma, dalla realizzazione del progetto Mediobanca ha solo da guadagnare.