“Un’alleanza per Banca Roma? Vogliamo andare avanti da soli”
Il sole 24 ore
Geronzi annuncia la cessione Interbanca all’Antoniana e d esclude nuove partnership
ROMA – La Banca di Roma balla da sola. Ieri ha ceduto la maggioranza di Interbanca e 55 sportelli alla Antoniana Veneta, incassando oltre 700 miliardi. Nei mesi corsi ha varato un piano triennale che include il riordino delle partecipazioni non strategiche oltre a un disegno complessivo per recuperare redditività. Ma, a detta di Cesare Geronzi, non ci sono progetti in cantiere per la tanto chiacchierata alleanza. “Siamo un polo bancario ben definito – ha detto il numero uno del gruppo creditizio romano durante una conferenza stampa – e andiamo avanti da soli. Semmai saranno altri a cercare la nostra alleanza. E a quel punto saremo noi a rispondere di sì o di no”.
La cessione di Interbanca avverrà in due fasi. Un primo 51% passerà il 30 aprile alla Antoniana Veneta – la banca nata de una recente fusione e in forte crescita a colpi di acquisizioni – a un prezzo di 315 miliardi (55.250 lire per ogni ordinaria e 33.450 per ciascuna privilegiata). Sul resto l’Antoniana avrà un diritto esercitabile nei primi dieci mesi dell’88 a un prezzo di 61.646 e 37.322 per ogni azione ordinaria e di risparmio. La Banca di Roma non ha mai nascosto di non giudicare strategica Interbanca, ereditata con l’affare Bna. Dalla cessione – per un controvalore di 625 miliardi – la capogruppo incassa un plusvalenza di circa 15 miliardi. Mentre la controllata Bna registrerà “un sostanziale equilibrio tra i valori di bilancio e l’incasso”.
Nel dettaglio, l’operazione prevede che Banca di Roma ceda alla Bna il 20% della Ibf, la quale a sua volta possiede il 35% delle ordinarie e il 70% delle privilegiate Interbanca. Ibf sarà fusa nella Bna, che si troverà così ad avere – prima della cessione all’Antoniana Veneta – il 98% delle ordinarie e il 92’5% delle privilegiate dell’istituto di credito a medio termine.
Quanto agli sportelli che passano al gruppo veneto, 41 portano i colori Banca Roma e 14 quelli di Bna. La scelta, ha spiegato Geronzi, è caduta sulle filiali che, oltre a interessare il compratore, presentavano una sovrapposizione all’interno del gruppo capitolino. A questo punto, ha aggiunto, non si prevedono ulteriori interventi sulla rete. L’avviamento dei 55 sportelli è stato fissato in 97 miliardi, cui si aggiungerà il valore degli immobili, non ancora calcolato. A questo punto l’Antoniana – che secondo le previsioni del presidente Dino Marchiorello dovrebbe chiudere il ’96 con un utile lordo di 500 miliardi – si trova con un network di 384 filiali: 230 in Veneto, ma con una crescente presenza in tutt’Italia, dall’estremo nord alla Calabria.
Uno dei cardini del piano triennale della Banca di Roma, ha spiegato Geronzi, è il riordino delle partecipazioni non strategiche, “che è andato avanti più velocemente del previsto”. Dopo la quota Omnitel e Interbanca c’è da cedere la quota nel Fonspa e da decidere se incorporare il mediocredito Roma o potenziarlo così com’è. Nei giorni scorsi è stato ceduto l’1,8% di Dalmine, con un ritocco dei patti parasociali. La vendita di quote di minoranza in alcune Casse di risparmio sta andando avanti: Loreto è già in porto, la cessione di Orvieto e Civitavecchia a Firenze è alle battute finali e sono già aperte le trattative per l’Aquila. La Mediterranea (sulla cui presunta cessione è fioccata ieri un’interpellanza di alcuni deputati di sinistra) “è tornata all’attivo con un sensibile incremento della raccolta”. Infine Geronzi è tornato sul tema degli esuberi, dicendo di parlare a nome dell’intero sistema bancario. “Il problema – che Geronzi ritiene ormai entrato nell’agenda del Governo – è pressante. Ma crescerà con lo sviluppo tecnologico”.
La cessione di Interbanca avverrà in due fasi. Un primo 51% passerà il 30 aprile alla Antoniana Veneta – la banca nata de una recente fusione e in forte crescita a colpi di acquisizioni – a un prezzo di 315 miliardi (55.250 lire per ogni ordinaria e 33.450 per ciascuna privilegiata). Sul resto l’Antoniana avrà un diritto esercitabile nei primi dieci mesi dell’88 a un prezzo di 61.646 e 37.322 per ogni azione ordinaria e di risparmio. La Banca di Roma non ha mai nascosto di non giudicare strategica Interbanca, ereditata con l’affare Bna. Dalla cessione – per un controvalore di 625 miliardi – la capogruppo incassa un plusvalenza di circa 15 miliardi. Mentre la controllata Bna registrerà “un sostanziale equilibrio tra i valori di bilancio e l’incasso”.
Nel dettaglio, l’operazione prevede che Banca di Roma ceda alla Bna il 20% della Ibf, la quale a sua volta possiede il 35% delle ordinarie e il 70% delle privilegiate Interbanca. Ibf sarà fusa nella Bna, che si troverà così ad avere – prima della cessione all’Antoniana Veneta – il 98% delle ordinarie e il 92’5% delle privilegiate dell’istituto di credito a medio termine.
Quanto agli sportelli che passano al gruppo veneto, 41 portano i colori Banca Roma e 14 quelli di Bna. La scelta, ha spiegato Geronzi, è caduta sulle filiali che, oltre a interessare il compratore, presentavano una sovrapposizione all’interno del gruppo capitolino. A questo punto, ha aggiunto, non si prevedono ulteriori interventi sulla rete. L’avviamento dei 55 sportelli è stato fissato in 97 miliardi, cui si aggiungerà il valore degli immobili, non ancora calcolato. A questo punto l’Antoniana – che secondo le previsioni del presidente Dino Marchiorello dovrebbe chiudere il ’96 con un utile lordo di 500 miliardi – si trova con un network di 384 filiali: 230 in Veneto, ma con una crescente presenza in tutt’Italia, dall’estremo nord alla Calabria.
Uno dei cardini del piano triennale della Banca di Roma, ha spiegato Geronzi, è il riordino delle partecipazioni non strategiche, “che è andato avanti più velocemente del previsto”. Dopo la quota Omnitel e Interbanca c’è da cedere la quota nel Fonspa e da decidere se incorporare il mediocredito Roma o potenziarlo così com’è. Nei giorni scorsi è stato ceduto l’1,8% di Dalmine, con un ritocco dei patti parasociali. La vendita di quote di minoranza in alcune Casse di risparmio sta andando avanti: Loreto è già in porto, la cessione di Orvieto e Civitavecchia a Firenze è alle battute finali e sono già aperte le trattative per l’Aquila. La Mediterranea (sulla cui presunta cessione è fioccata ieri un’interpellanza di alcuni deputati di sinistra) “è tornata all’attivo con un sensibile incremento della raccolta”. Infine Geronzi è tornato sul tema degli esuberi, dicendo di parlare a nome dell’intero sistema bancario. “Il problema – che Geronzi ritiene ormai entrato nell’agenda del Governo – è pressante. Ma crescerà con lo sviluppo tecnologico”.