L'addio dell'Iri a Banca Roma

Il Giornale

Geronzi conferma il piano. Quote da 500 miliardi per i partner del nocciolo duro

La Banca di Roma ha confermato ufficialmente le anticipazioni pubblicate ieri dal Giornale. L'Iri da parte sua, ha espresso il "disappunto" per le notizie che sono state diffuse. La Consob ha posto sotto osservazione i titoli interessati dalla grande ristrutturazione, ma guarda con favore l'operazione. La Borsa, ieri in fermento anche per la spinta arrivata da Wall Street, ha dato la sua pagella ai vari titoli coinvolti, premiando in particolare la Banca di Roma, che ha guadagnato il 3,02 per cento. 
E' la sintesi di una giornata febbrile, che ha visto rincorrersi comunicati e indiscrezioni ed è servita a focalizzare meglio alcuni dettagli di un'operazione, che tuttavia deve ancora assumere una veste definitiva.
Il riassetto, in particolare, vedrà l'uscita dell'azionista Iri dall'istituto e dalla controllante Cassa di risparmio di Roma holding, secondo le istruzioni "europee" a suo tempo date dal ministro del Tesoro Ciampi. Ciò potrebbe avvenire attraverso la fusione per incorporazione della holding nella spa, e la successiva emissione di obbligazioni Iri convertibili in azioni Banca di Roma. Il riassetto societario porterebbe infatti l'azienda bancaria a incorporare la holding. Definiti i problemi di concambio, l'Iri avrebbe così in portafoglio solo titoli dell'Istituto guidato da Cesare Geronzi da mettere al servizio di un prestito obbligazionario convertibile, che potrebbe aggirarsi attorno ai 1.500 miliardi. La strada del prestito è ovviamente subordinata a una serie di verifiche tecmiche: risultati della semestrale, valutazione del titolo e prezzo del diritto d'opzione. A quel punto l'Iri deciderà.
L'aumento di capitale della spa bancaria dovrebbe essere più vicino ai 3mila che ai 4mila miliardi. Circa 2mila miliardi della ricapitalizzazione verrebbero riservati ai partner strategici: candidati,come anticipato, su queste colonne ieri, sono la Toro, la Banca Agricola Mantovana e i due partner stranieri. Le quote saranno grosso modo equivalenti e avranno quindi un valore di circa 500 miliardi ciascuna.
La Banca di Roma ha confermato ufficialmente che è "stato avviato uno studio di possibile riassetto societario" che coinvolge la "progettata dismissione" delle partecipazioni dirette e indirette detenute dall'Iri. L'istituto precisa che il nuovo piano industriale sarà sottoposto al consiglio entro metà settembre, e che per il momento "nessuna decisione al riugardo è stata assunta dai competenti organi". Al progetto ha contribuito in modo determinante Emanuele Emmanuele, presidente delll'ente Cassa di Risparmio di Roma, che, come anticipato, resterà comunque nel capitale della banca in posizione rilevante e significativa (intorno al 30%).
Indispettita la reazione dell'Iri alle notizie pubblicate ieri. Il consiglio dell'istituto giudato da Gianmaria Gros Pietro ha preso atto "con disappunto" della pubblicazione di notizie circa l'ipotesi di alienazione delle quote azionarie detenute dall'Iri in Banca di Roma e Cassa di risparmio holding". Si tratta, precisa il comunicato, di "ipotesi in corso di approfondimento e che il consiglio stesso non ha ancora esaminato". Se la riunione di ieri per il consiglio dell'Iri è stata "interlocutoria", giovedì 11 settembre ci sarà "un primo esame approfondito e una presa di posizione" sul progetto di privatizzazione della Banca di Roma, del quale ieri il consiglio ha solo preso atto. Dalla riunione comunque è emersa la volontà comune di approfittare di questa occasione per arrivare a una cessione delle quote detenute dall'istituto sia nella Cassa di risparmio di Roma holding (35%) sia nella Banca di Roma (13% circa).