Cassa-Bancoroma, Geronzi guiderà l’azienda bancaria
ROMA — Il gigante bancario che sta per nascere dall’incontro della Cassa di Risparmio di Roma con il banco di Roma dovrebbe essere guidata da Pellegrino Capaldo alla presidenza della holding e Cesare Geronzi, come presidente della azienda bancaria vera e propria. Uscirebbe di scena Massimo Pini, al quale nei giorni scorsi era stata offerta la poltrona di amministratore delegato che - a quanto si apprende da ambienti bancari - andrà comunque ad un altro socialista.
ROMA — Il gigante bancario che sta per nascere dall’incontro della Cassa di Risparmio di Roma con il banco di Roma dovrebbe essere guidata da Pellegrino Capaldo alla presidenza della holding e Cesare Geronzi, come presidente della azienda bancaria vera e propria. Uscirebbe di scena Massimo Pini, al quale nei giorni scorsi era stata offerta la poltrona di amministratore delegato che - a quanto si apprende da ambienti bancari - andrà comunque ad un altro socialista.
Alla fine dell’operazione che l’Iri e la Cassa di Roma stanno mettendo a punto sotto l’egida del governo e di Bankitalia la composizione del capitale della superbanca romana, sarebbe così ripartita: 5196 in mano alla fondazione cassa, 30% in mano all’Iri (attualmente detiene 1’87,5%), ed il resto sul mercato.
Intanto il titolo Bancoroma anche ieri ha guadagnato lo 0,43%, avendo raggiunto la quotazione di 2.793 (l’altro ieri era a 2.781 ed aveva registrato un incremento sul giorno precedente dell’1,5%). Dall’inizio della settimana il titolo è aumentato del 3,44%. Il warrant ieri ha sfondato la quota di 1.000.000, raggiungendo 1.010.000, ed ha registrato un aumento dell’11% rispetto all’altro ieri e del 26,25% complessivamente nei primi 3 giorni della settimana.
La superbanca romana nascerà comunque a piccoli passi. In un primo tempo la cassa acquisterà una quota della Bin valutata attorno al 10%, entro la fine dell’anno sarà portata a termine la fusione con il Banco di Santo Spirito, e solo nel 1992, dopo la trasformazione della stessa cassa in Spa, la Fondazione potrà avere in mano il 5l% del pacchetto azionario. A tale proposito sarà inoltre necessaria una deroga a quanto previsto dal decreto delegato di applicazione della legge Amato, in base al quale, nella trasformazione delle aziende bancarie in Spa, il 51% del capitale rimane di proprietà dello Stato.
La costituzione di questo polo bancario, sollecita l’accordo Bnl-Comit di cui si parla da tempo anche perché la creazione della supercassa non potrebbe più garantire alla Bnl il suo primato di maggiore banca italiana. Non si esclude che di questo secondo polo si parlerà lunedì prossimo, nel corso del Cda dell’Iri, che comunque ha all’ordine del giorno solo la costituzione della supercassa.
I socialisti premono infatti perchè si raggiunga presto anche un’intesa su questo fronte.
Intanto, il presidente dell’Adusfbef, Elio Lannutti, ha rilevato che “il titolo Bancoroma ha subito forti oscillazioni speculative sul mercato azionario, nonostante una congiuntura borsistica sfavorevole e la Consob - ha stigmatizzato Lannutti - ha ritenuto di non intervenire per fermare la speculazione”.
Lannutti ha inoltre sottolineato come secondo il regolamento Consob “presidenti e commissari non possono esercitare, a pena di decadenza dall’ufficio, alcuna attività professionale, neppure di consulenza, né essere amministratori ovvero soci a responsabilità illimitata di società commerciali di enti pubblici o privati, né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura, né essere imprenditori commerciali”. Per questo - secondo Lannutti - si potrebbero ravvisare incompatibilità tra la carica di Bruno Pazzi, alla presidenza delta Consob e la sua qualifica di socio della Cassa di Risparmio di Roma.
“Qualifica - conclude Lannutti - che lo stesso Pazzi non ha smentito”.
Intanto il Pci chiede che l’Iri faccia chiarezza sull’operazione Banco di Roma-Cassa di Risparmio di Roma. Lo chiedono Antonio Bellocchio e Angelo Dc Mattia, responsabili del Pci rispettivamente in commissione Finanze e per la sezione credito. “I1 rifiuto del minimo di informativa su tale operazione - si legge in una nota - da parte di un ente pubblico economico come l’Iri, appare ora ancora più grave se si tiene conto che in circostanze analoghe (si veda l’avvio di intese della Fiat con un’impresa automobilistica americana) anche i privati non hanno fatto mancare al mercato un minimo di informativa”. “Ciò posto - proseguono Bellocchio e Dc Mattia - ora che l’Iri ha dovuto rendere almeno una parziale ammissione è più che doveroso che al mercato, agli operatori, ai lavoratori, ai risparmiatori siano rese subito le dovute informazioni sul seguenti profili: a) quali gli aspetti istituzionali, funzionali, strategici, tecnici ed organizzativi del progetto di sinergia tra la Cassa e il Banco di Roma; b) quali i motivi che hanno portato all’esclusione di un’ipotesi di sinergia tra il Banco di Roma e Imi, poco gradita ai salotti buoni di Medio Banca; c) come si pensa di conciliare il progetto in questione con la direttiva a suo tempo data all’Iri dal ministro delle Partecipazioni Statali - e dall’Iri stessa accolta - volta a realizzare Sinergie esclusivamente tra le Bin; d) quale impatto l’operazione avrà nell’assetto proprietario di Medio Banca e se la ventilata soddisfazione di quest’ultima non trovi per caso ragione dell’esistenza di progetti alternativi per ciò che riguarda i partecipanti al capitale dell’istituto milanese; e) quali ripercussioni potrà avere il progetto sul futuro delle altre due Bin; come si pensa di rimediare alla grave carenza funzionale determinata dal fatto che entrambe le banche (Cassa di Roma e Banco di Roma) non hanno una specializzazione nel credito a medio e a lungo termine e in generale nel credito speciale.
È necessario altresì che la Consob sorvegli attentamente la situazione anche con riferimento alle settimane passate.
Tutti questi chiarimenti - concludono Bellocchio e De Mattia sono necessari per poter far valutare i profili tecnici e le concessioni dell’operazione, e per esprimere un conseguente giudizio sul merito e non limitarsi ad una presa d’atto per il semplice fatto - davvero singolare e che offre la misura del livello toccato dagli infeudamenti del partiti di governo – che l’operazione in questione sia sponsorizzata da correnti della maggioranza, a partire da quella che fa capo al presidente del Consiglio.