BANCA ROMA si fa avanti per il CREDIT

Il Corriere della Sera

Il sistema e' alla vigilia di grandi sconvolgimenti e si avvicina la scadenza per la cessione della banca IRI

ROMA - C'e' aria di shopping alla Banca di Roma. Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi sarebbero di nuovo pronti a scendere in pista. Nel primo bilancio del gruppo nato dalla fusione tra Banco di Santo Spirito e Banco di Roma, figurano 3.300 miliardi di denaro liquido che i due banchieri vorrebbero investire in immobili ma, soprattutto, in partecipazioni di prestigio. Per il momento non c'e' nulla di definito, ma è assai probabile che nel mirino possano finire il Credito Italiano o l'Imi. Vediamo cosa sta accadendo. Il bilancio della Banca di Roma e' stato congegnato in modo da liberare il massimo di risorse, anche a costo di dimezzare il dividendo, nella prospettiva di percorrere la strada degli investimenti. Dai 2.005 miliardi di margine lordo, dunque, ne sono stati prelevati 1.550 destinati ad accantonamenti, ammortamenti e svalutazioni. In questo modo si e' migliorato il rapporto fondi rischi crediti in sofferenza (pari al 64,4%). Il rapporto sofferenze crediti alla clientela e' del 5,7%. Utilizzando la legge Amato, circa il rafforzamento patrimoniale delle aziende nate da fusioni, sono stati messi da parte altri 352 miliardi. Un'operazione che ha permesso un risparmio di carattere fiscale di circa 170 miliardi e che con ogni probabilita' sara' ripetuta anche nei prossimi due anni. A conti fatti, il margine per nuovi investimenti e' di 3.300 miliardi. Dove puntare? Sul mercato la merce pregiata e' scarsa. C' e' sicuramente il Credit e, forse, l'Imi. Proprio in queste ore si moltiplicano infatti i segnali che la tormentata operazione di acquisto del colosso del credito speciale da parte della Cariplo e di altre Casse rischia di tramontare per sempre. Autorevoli fonti governative parlano di "forte irritazione" per l'atteggiamento dilatorio del gruppo guidato da Roberto Mazzotta, sottolineando "l'incapacita' a presentare al Tesoro una proposta adeguata e formale". Si fa anche notare che, "secondo quanto stabilito dal governo, il Tesoro ha messo in vendita il 50% dell'Imi sulla base di una valutazione minima di 7.600 miliardi effettuata dalla banca d' affari Warburg". E che la proposta delle Casse, a quanto e' dato sapere, non supererebbe i 3 mila miliardi. Oltretutto non e' chiaro quanti e quali siano i gruppi interessati. Se non ci sara' un'accelerazione, dunque, e' assai probabile che l'Imi torni sul mercato. A quel punto la Banca di Roma potrebbe decidere di rilevarne una quota consistente e far confluire il controllato Mediocredito del Lazio nel gruppo guidato da Luigi Arcuti. Ancora piu' probabile e' che, dal gran lavorio sotterraneo di queste settimane, la Banca di Roma esca come protagonista della vendita del Credit da parte dell'Iri. Escluso che in Italia o all'estero ci siano singoli gruppi disposti a pagare i circa ottomila miliardi necessari ad acquisire l'istituto milanese, la banca guidata da Capaldo e Geronzi potrebbe fare, secondo autorevoli fonti, da capofila della cordata che si sta formando. L'idea e' quella di far cedere all'Iri non tutto il 67% del pacchetto Credit ma solo una quota del 30% circa a un "nocciolo duro" "formato da gruppi finanziari e industriali italiani e internazionali. Alla testa di questo pool dovrebbe figurare proprio la Banca di Roma. Che, spendendo assai meno di mille miliardi, entrerebbe nella sala dei bottoni della ex sorella Bin e manterrebbe la liquidita' necessaria per altri investimenti...