“Quando Silvio voleva mettere Ermolli a piazzetta Cuccia”
La Stampa
Le memorie di Geronzi, dalle banche romane alle Generali
“E Berlusconi, con quel suo fare avvolgente e certo con le migliori intenzioni, mi suggerisce di proporre Bruno Ermolli quale nuovo presidente di Mediobanca… Gli spiegai che c’è sedia e sedia”. Il tentativo di paracadutare il consulente principe del Cavaliere al vertice di piazzetta Cuccia è una – non l’unica – primizia che l’ex presidente delle stessa Mediobanca e di Generali, e prima ancora della romana Capitalia, Cesare Geronzi consegna al giornalista Massimo Mucchetti in “Confiteor”, in libreria da oggi per Feltrinelli.
Sotto il titolo, che richiama la preghiera penitenziale, la promessa di svelare “la storia mai raccontata” di “potere, banche e affari”, non sempre mantenuta. Con il suo sparring partner giornalistico, Geronzi incrocia i guantoni contestando di essere “stato raccontato come il banchiere della politica, in rapporti promiscui e opachi con il mondo degli affari… E invece la mia realtà è diversa da queste rappresentazioni”. Ecco così – con qualche autocelebrazione – la “versione di Cesare”, di quarant’anni di finanza italiana. Vivissima la descrizione dell’ultima vicenda – la defenestrazione dalla presidenza delle Generali nell’aprile 2011 ad opera dei principali soci – che ancora brucia: “In quella disgraziata vicenda ci furono un mandato e due mandanti”, racconta. “Il mandato è Diego Della Valle, ancorché abbia creduto fino all’ultimo di agire autonomamente”. E “i mandanti principali sono due. Si chiamano Alberto Nagel e Lorenzo Pellicioli”, ossia l’amministratore delegato di Mediobanca e quello del gruppo De Agostini.
E la politica? Geronzi tende a smarcarsi dall’immagine di banchiere andreottiano che gli è stata cucita addosso. E se per Massimo D’Alema la stima è grande, “la parabola di Silvio, che continuo a considerare un uomo degno di stima, ha già avuto la sua conclusione”. Qualche sassolino dalla scarpa l’ex banchiere se lo toglie anche nei confronti di Giulio Tremonti: “Molto capace, capace di tutto, e perciò inadatto ad assumere incarichi istituzionali come i fatti, purtroppo, hanno dimostrato”.
In quanto al bilancio della sua esperienze Geronzi rivendica la qualifica di “banchiere di sistema. Mi sta bene. Il Paese ha avuto bisogno a lungo di chi esercitasse questa funzione cruciale di equilibrio e di riequilibrio. Mi piace dire che non sono stato solo. L’altro banchiere di sistema è Bazoli”. Forse anche per questo, nella presentazione del libro a Milano il 4 dicembre, sul palco assieme a Geronzi e Mucchetti è annunciato, oltre a Carlo De Benedetti e a Ferruccio De Bortoli, proprio il presidente di Intesa SanPaolo”.
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