Più utili per Generali, Bolloré si astiene
Corriere della Sera
Il board: Profitti su del 30% a quota 1,7 miliardi. Miglietta in esecutivo. Nuova governance, le liste proposte solo dai soci. Perissinotto: nella crisi abbiamo tenuto la rotta. Strategico l'Est Europa
MILANO - Alla fine, degli undici punti all'ordine del giorno, diversi sono stati rinviati: ieri nel consiglio delle Generali si è parlato soprattutto di conti e operatività. Il board presieduto da Cesare Geronzi ha approvato il bilancio 2010 (con l'astensione del vicepresidente Vincent Bolloré) chiuso con utili in crescita del 30% a 1,7 miliardi; ha deciso di sostituire Leonardo Del Vecchio, che si è dimesso dal board, nel comitato esecutivo con Angelo Miglietta e in quello remunerazioni con Francesco Saverio Vinci; ha convocato l'assemblea del 30 aprile che avrà all'ordine del giorno anche una modifica di governance: verrà riservato ai soli azionisti il diritto di presentare le liste per gli organi di amministrazione. Tramonta così una singolare prassi, statutaria del Leone che prevedeva fosse il board a confezionare la lista per il proprio rinnovo da sottoporre al voto assembleare.
Nel clima non proprio tranquillo che caratterizza ultimamente i consigli (romani) delle Generali, ieri attore protagonista è stato Bolloré, che ha di nuovo vivacemente contestato le scelte compiute dalla compagnia in Europa dell'Est (dove si è alleata con il gruppo ppf di Petr Kellner) e in Russia (dove ha investito 220 milioni per lo 0,9% della banca Vtb). L'imprenditore bretone, socio di Mediobanca con poco più del 5%, alla fine si è astenuto sul bilancio. Scelta «forte» che ha sollevato critiche nel board ed è rimasta solitaria. E nel comunicato finale sui conti viene prima ribadito «l'elevato carattere strategico dell'attività nei paesi dell'Est Europa», viene quindi precisato che «la costituzione della joint venture Generali-Ppf ha consentito al gruppo di diventare uno degli operatori leader nell'Est Europa, area che oggi rappresenta «una delle quattro più importanti» per la compagnia. La riunione è stata poi caratterizzata all'inizio da nuovi confronti fra Geronzi e il consigliere Diego Della Valle. Ma, come si è detto, alcuni temi «caldi» come le deleghe (punto sollevato in precedenza proprio da Della Valle in particolare sulla comunicazione), sono slittati ai prossimi consigli.
Ieri il board ha approvato il bilancio 2010, chiuso con un risultato operativo pari a 4,1 miliardi in aumento dell’1'11,7% grazie in particolare al ramo vita che ha ottenuto, ha detto il group ceo Giovanni Perissinotto; la migliore performance mai raggiunta dal gruppo. L'utile netto cresciuto del 30% consente un aumento di dividendo del 28,6% a 0,45 euro per azione.
Agli analisti Perissinotto ha detto che durante la crisi Generali «ha navigato in acque torbide e turbolente senza perdere la rotta»: «Abbiamo consolidato la perfomance di crescita, rinforzato la solidità finanziaria» in una situazione «volatile e imprevedibile. Guardiamo avanti, guidati dalla ricerca di una crescita di lungo termine di redditività e stabilità». E per il 2011 il gruppo prevede un utile operativo compreso tra 4 e 4,7 miliardi, con una crescita media del 6,7% sul 2010. Il capoazienda ha quindi sottolineato che sugli investimenti (che rendono il 4,2%) il gruppo non cambia approccio, puntando su un aumento di bond governativi e immobili. Quindi ha parlato di governance: «Dal lavoro fatto è emerso un disegno coerente che ci permetterà di prendere decisioni e di metterle in pratica rapidamente, con ruolo più forte del corporate centre». Sulle partecipazioni non più strategiche, cioè (secondo quanto deciso nell'ultimo consiglio) quelle vincolate in patti di sindacato come Rcs o Mediobanca, Perissinotto ha detto che il gruppo sta «conducendo valutazioni interne» e procederà «con concetti di creazione del valore». Il group ceo ha quindi sottolineato che il Leone è focalizzato sulla crescita interna. E anche all'estero vengono esaminate solo «opzioni selezionate per l'espansione in Vietnam, America Latina e Russia», dove viene ribadito che l'investimento in Vtb «potrà dare soddisfazioni in futuro». In Cina, infine, il Leone nel 2010 ha raggiunto per la prima volta un risultato operativo positivo».
Sergio Bocconi
Nel clima non proprio tranquillo che caratterizza ultimamente i consigli (romani) delle Generali, ieri attore protagonista è stato Bolloré, che ha di nuovo vivacemente contestato le scelte compiute dalla compagnia in Europa dell'Est (dove si è alleata con il gruppo ppf di Petr Kellner) e in Russia (dove ha investito 220 milioni per lo 0,9% della banca Vtb). L'imprenditore bretone, socio di Mediobanca con poco più del 5%, alla fine si è astenuto sul bilancio. Scelta «forte» che ha sollevato critiche nel board ed è rimasta solitaria. E nel comunicato finale sui conti viene prima ribadito «l'elevato carattere strategico dell'attività nei paesi dell'Est Europa», viene quindi precisato che «la costituzione della joint venture Generali-Ppf ha consentito al gruppo di diventare uno degli operatori leader nell'Est Europa, area che oggi rappresenta «una delle quattro più importanti» per la compagnia. La riunione è stata poi caratterizzata all'inizio da nuovi confronti fra Geronzi e il consigliere Diego Della Valle. Ma, come si è detto, alcuni temi «caldi» come le deleghe (punto sollevato in precedenza proprio da Della Valle in particolare sulla comunicazione), sono slittati ai prossimi consigli.
Ieri il board ha approvato il bilancio 2010, chiuso con un risultato operativo pari a 4,1 miliardi in aumento dell’1'11,7% grazie in particolare al ramo vita che ha ottenuto, ha detto il group ceo Giovanni Perissinotto; la migliore performance mai raggiunta dal gruppo. L'utile netto cresciuto del 30% consente un aumento di dividendo del 28,6% a 0,45 euro per azione.
Agli analisti Perissinotto ha detto che durante la crisi Generali «ha navigato in acque torbide e turbolente senza perdere la rotta»: «Abbiamo consolidato la perfomance di crescita, rinforzato la solidità finanziaria» in una situazione «volatile e imprevedibile. Guardiamo avanti, guidati dalla ricerca di una crescita di lungo termine di redditività e stabilità». E per il 2011 il gruppo prevede un utile operativo compreso tra 4 e 4,7 miliardi, con una crescita media del 6,7% sul 2010. Il capoazienda ha quindi sottolineato che sugli investimenti (che rendono il 4,2%) il gruppo non cambia approccio, puntando su un aumento di bond governativi e immobili. Quindi ha parlato di governance: «Dal lavoro fatto è emerso un disegno coerente che ci permetterà di prendere decisioni e di metterle in pratica rapidamente, con ruolo più forte del corporate centre». Sulle partecipazioni non più strategiche, cioè (secondo quanto deciso nell'ultimo consiglio) quelle vincolate in patti di sindacato come Rcs o Mediobanca, Perissinotto ha detto che il gruppo sta «conducendo valutazioni interne» e procederà «con concetti di creazione del valore». Il group ceo ha quindi sottolineato che il Leone è focalizzato sulla crescita interna. E anche all'estero vengono esaminate solo «opzioni selezionate per l'espansione in Vietnam, America Latina e Russia», dove viene ribadito che l'investimento in Vtb «potrà dare soddisfazioni in futuro». In Cina, infine, il Leone nel 2010 ha raggiunto per la prima volta un risultato operativo positivo».
Sergio Bocconi