Profitti quasi doppi per le Generali

Milano Finanza

La compagnia triestina conferma l’obiettivo di risultato operativo per fine anno tra 3,6 e 4,2 miliardi. Il presidente Geronzi: il bilancio molto buono ma la governance va affinata. Boston consulting a lavoro

Le Assicurazioni Generali chiudono il semestre con risultati in forte crescita. L’utile netto, presentato ieri dai gruppo assicurativo triestino, si è attestato a 873 milioni, con un balzo del 73,2% rispetto al primo semestre 2009. Il risultato operativo è stato di 2,2 miliardi, in aumento del 14,5% rispetto a giugno dello scorso anno.
Mentre i premi hanno raggiunto 38miliardi (+9,1%). Certo, il progresso è da attribuire soprattutto all’andamento record del primo trimestre che aveva chiuso con un utile netto di 527 milioni, quintuplicato rispetto ai 104 milioni dì marzo 2009 e una raccolta vita in crescita del 16% (a 20,9 miliardi). Ma anche nel secondo trimestre le Generali hanno dimostrato di saper tenere la rotta e crescere ancora nonostante i mercati volatili. Tanto che nel giorno della presentazione dei bilanci delle principali compagnie italiane sono state senza dubbio le prime della classe (si vedano aliti articoli in pagina).
Sull’utile netto del solo secondo trimestre pari a 346 milioni (il 13,5% in meno rispetto ai 400 milioni del secondo trimestre 2009) hanno pesato inoltre svalutazioni per circa 170 milioni, dovute alla persistente volatilità dei mercati. Senza questo fenomeno l’utile netto di periodo sarebbe stato quindi di oltre 500 milioni. «Si tratta di un risultato molto positivo, anche in una logica comparata», ha commentato il presidente Cesare Geronzi, «tanto più apprezzabile perché conseguito in un contesto di non cessate difficoltà dovute agli effetti della crisi finanziaria globale». Il gruppo ha dimostrato di essere «solido e dotato di una buona governance, probabilmente ancora da affinare». Da una parte ci sono i comitati interni, come quello esecutivo, ma anche il controllo interno, quello della remunerazione o il comitato investimenti degli investimenti. Ma dall’altro, per analizzare il funzionamento dell’intera compagnia, è stato dato mandato alla società di consulenza Boston consulting che ha già iniziato a lavorare per presentare la sua analisi completa entro la fine dell’anno. E magari proporre anche una rosa di candidati per designare il country manager per l’Italia che dovrà avere nelle sue mani una fetta molto importante del business Generali.
Tornando ai conti presentati ieri la società ha confermato l’attesa per la fine dell’anno di un risultato operativo compreso tra i 3,6 e i 4,2 miliardi di euro. «Ma nell’attuale scenario i target costituiscono una sfida maggiore», ha dichiarato l’amministratore delegato Giovanni Perissinotto durante la presentazione agli analisti. A preoccupare non è tanto il risultato operativo vita «per cui siamo ottimisti», ha aggiunto il cfo,Raffaele Agrusti, che nel primo semestre è andato molto bene (1,6 miliardi, +23% ) grazie soprattutto all’Italia, la Germania e la Francia. «Quanto piuttosto il risultato operativo del ramo danni (pari nel secondo semestre a 663 milIoni, -6,6% ndr), su cui abbiamo visto che è molto difficile prevedere l’impatto delle catastrofi naturali». A far peggiorare il combined ratio del gruppo nel secondo trimestre (98,8% rispetto a 97,9% del primo semestre 2009) sono state in effetti fenomeni naturali imprevedibili, come la tempesta Xinthia, le alluvioni in Francia o in nord Europa o il terremoto in Cina, che hanno pesato per 2,3 punti percentuali. Mentre se si guarda alla sola Italia il combined sale al 99,5% a causa dell’andamento del ramo rc auto, anche se migliora rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (102,5%). Il gruppo ha poi iniziato a fare i conti del possibile impatto della nuova tassa sull’incremento delle riserve vita, decisa con la manovra: «l’onere fiscale che abbiamo stimato per il 2010, è intorno ai 20 milioni», ha detto Agrusti. Perissinotto ha poi svelato le ambizioni del gruppo in Asia nell’attività di asset management che punta a 30 miliardi entro il 2015. «Siamo partiti lo scorso anno e in questo momento abbiamo circa 7 miliardi e siamo in anticipo rispetto agli obiettivi che erano già molto ambiziosi».

Anna Messia