Presidenza Generali, tempi più stretti

Il Sole 24 Ore

Il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi ha convocato per venerdì prossimo il comitato nomine in vista del rinnovo del cda di Generali, principale partecipazione di Piazzetta Cuccia. Segno che l'accordo sull'assetto di vertice della compagnia è stato raggiunto o stretta sui tempi per arrivare al dunque? Stretta per arrivare al dunque, perché sul tavolo non c'è ancora un nome che raccolga consenso unanime.

Il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi ha convocato per venerdì prossimo il comitato nomine in vista del rinnovo del cda di Generali, principale partecipazione di Piazzetta Cuccia. Segno che l'accordo sull'assetto di vertice della compagnia è stato raggiunto o stretta sui tempi per arrivare al dunque? Stretta per arrivare al dunque, perché sul tavolo non c'è ancora un nome che raccolga consenso unanime.

Nella teoria il comitato nomine dovrebbe varare la lista dei nomi da proporre per il consiglio di Generali. Questa lista, che si suppone di maggioranza, dovrebbe esprimere 13 consiglieri su 15 (due posti andranno alla lista di minoranza più votata). Sarà poi il nuovo consiglio di Generali, subito dopo l'assemblea del 24 aprile, a distribuire cariche e deleghe.

Questa la teoria, alla quale si è richiamato ieri anche Vincent Bolloré, capofila della cordata transalpina che detiene il 10% di Mediobanca. Ma in pratica non è pensabile che l'azionista di maggioranza relativa della compagnia triestina rinunci al proprio ruolo. Di fatto, a norma di statuto, toccherà all'amministratore delegato, Alberto Nagel, proporre un assetto di vertice, sentito il presidente. Appunto, Geronzi e Nagel non si sono ancora parlati. Dovranno farlo entro venerdì, perché questo prevedono le regole dell'istituto che però non avevano contemplato l'eventualità che il presidente della banca da consultare potesse essere proprio il candidato alla presidenza della controllata. Candidatura che, nei fatti, comincia a delinearsi.

Al di là della forma, se nella lista comparirà il nome di Geronzi si potrà considerare scontato che il banchiere romano sarà il prossimo presidente della terza compagnia assicurativa europea. L'ipotesi di stallo - parità di voti contrapposti in comitato, che farebbe entrare in gioco l'intero consiglio - è difficile da immaginare se il voto è sulla lista. Nel comitato, per le nomine nella partecipata, siedono oltre al presidente e all'amministratore delegato, anche il direttore generale Renato Pagliaro, Dieter Rampi, Marco Tronchetti Provera e Vincent Bolloré. Se Rampi sarebbe già orientato ad appoggiare la proposta del management (mentre Fabrizio Palenzona avrebbe assunto una posizione più defilata), la vera incognita è costituita dalle intenzioni di Bolloré.

Ad ogni modo ieri in Piazzetta Cuccia, presente Geronzi, c'è stato il consueto via-vai. Di azionisti questa volta, da Marina Berlusconi a Salvatore Ligresti, a Ennio Doris. Ma,secondo indiscrezioni, l'incontro ''politicamente'' più rilevante si sarebbe svolto fuori dai riflettori con il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli.

Da Parigi, alla presentazione dei conti di Havas, Bolloré ha invece scherzato con i giornalisti italiani presenti. “Immagino siate molto interessati ai risultati di Havas e che vogliate farmi delle domande sull'argomento”, ha ironizzato il finanziere bretone nella sua veste di presidente del gruppo di comunicazione. Ovviamente i cronisti hanno puntato diritto ai giochi per il rinnovo dei vertici di Generali. E Bolloré, da buon amico dell'attuale presidente, Antoine Bernheim, non si è tirato indietro: “Tutti lo vorrebbero ancora alla guida del gruppo, che del resto ha continuato a gestire in maniera esemplare durante la tempesta finanziaria e la crisi economica. Bisogna però tenere conto che ha 85 anni, e anche se per l'Italia è ancora molto giovane poichè siete un paese pieno di vitalità, la cosa pone qualche problema”.

Quindi? Bolloré non si è sbilanciato, ma ha lasciato intendere che se anche la guida operativa dovesse andare a qualcun altro, Bernheim continuerebbe a gravitare attorno alla galassia Generali (pare che Bernheim tenga molto a un progetto di crescita esterna in Asia per il gruppo triestino). Da tempo negli ambienti finanziari parigini si scommette su una presidenza onoraria a Bernheim, un pò sul modello di Axa, dove questa carica è ricoperta da Claude Bébéar in tandem col Pdg Henri de Castries. Il problema è vedere la compatibilità di tale presidenza onoraria con i possibili candidati alla presidenza operativa.

Il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi o l'ad di Generali Giovanni Perissinotto? Bolloré ha glissato: “ Bisogna procedere passo per passo, ma certamente il 24 aprile verrà scelto il presidente del gruppo. Se sarà Bernheim o qualcun altro, lo vedremo in quel momento”. Il tutto, assicura Bolloré, “secondo una formula di unanimità”.

Quanto al rapporto con Bernheim, come sempre le lodi alle sue competenze e al talento manageriale, precedono la sottolineatura del problema dell'età: “Peccato. Invece di dedicarmi alla vettura elettrica avrei forse fatto meglio a concentrarmi sull'elisir dell'eterna giovinezza”. Con il quale - è sottinteso - il problema del cambio di presidenza alle Generali non si porrebbe nemmeno.