Mediobanca-Generali, coro di no
La Stampa
Geronzi, Nagel e Bollorè all’unisono: «Una fusione non avrebbe alcun senso»
MILANO - Un coro di solisti, una volta tanto in perfetta armonia tra di loro, per spiegare «urbi et orbi» che la fusione Mediobanca-Generali, chimera finanziaria su cui da qualche anno si sprecano le speculazioni - di stampa, più che di Borsa - non si farà. L’occasione per mettere assieme i pareri concordi di Cesare Geronzi, presidente per l’appunto delle Generali, Alberto Nagel che di Mediobanca è l’amministratore delegato e delle Generali vicepresidente e Vincent Bollorè che è socio e siede sia a Trieste sia in piazzetta Cuccia, è state data ieri da un consiglio d’amministrazione del Leone che si è tenuto a Venezia.
«Abbiamo sempre detto che non ha alcun senso» una fusione tra Mediobanca e Gnerali è l’opinione di Nagel, che punta invece a mantenere immutata la partecipazione del suo istituto - oggi al 13,5% - nella compagnia. «Speriamo che si metta una pietra sopra e si rassegni chi la pensa diversamente», è il commento di Geronzi all’uscita della riunione del consiglio. E anche il finanziere bretone, che detiene un record forse mondiale di potere rapportato all’investimento - è vicepresidente delle Generali con una partecipazione dello 0,19% - mentre annuncia ancora una volta che «con prudenza» poterebbe salire anche l’1% nel Leone, spiega che al di qua delle Alpi «avete la fortuna di avere la più grande compagnia di assicurazione italiana con un azionista di Mediobanca, che è un azionista storico e indipendente lui stesso» e che se le due si dovessero unire perderebbe «questa stabilità» che è addirittura «da salvaguardare per la competizione mondiale». E ancora, dal consiglio Generali solitamente parco di indiscrezioni, arrivano invece questa volta calibrate informazioni di un Geronzi che ha mostrato il suo fastidio e la sua irritazione per queste voci che - avrebbe ripetuto anche in cda - sono solo fantasie. Tutti concordi, dunque, nel negare il solo pensiero dl un’ipotesi che è tornata a circolare in seguito alla decapitazione del vertice Unicredit. Del resto da una parte - è l’opinione corrente al vertice di Mediobanca - l’uscita di Alessandro Profumo non dovrebbe cambiare nulla tra piazzetta Cuccia e il suo principale azionista, visto che tradizionalmente la partita dei rapporti tra le due banche è stata trattata dal presidente di Unicredit Dieter Rampl e soprattutto dal vicepresidente Fabrizio Palenzona.
Dall’altra Geronzi è molto attivo in queste ore per spiegare che dietro l’uscita di Profumo non si può vedere assolutamente la sua mano. Se una responsabilità c’è - ha spiegato, va ricercata nelle Fondazioni azioniste della banca. Parole che probabilmente non avranno fatto piacere allo stesso Palenzona, che è uno degli esponenti di punta delle Fondazioni nel mondo bancario.
[F. MAN.]
«Abbiamo sempre detto che non ha alcun senso» una fusione tra Mediobanca e Gnerali è l’opinione di Nagel, che punta invece a mantenere immutata la partecipazione del suo istituto - oggi al 13,5% - nella compagnia. «Speriamo che si metta una pietra sopra e si rassegni chi la pensa diversamente», è il commento di Geronzi all’uscita della riunione del consiglio. E anche il finanziere bretone, che detiene un record forse mondiale di potere rapportato all’investimento - è vicepresidente delle Generali con una partecipazione dello 0,19% - mentre annuncia ancora una volta che «con prudenza» poterebbe salire anche l’1% nel Leone, spiega che al di qua delle Alpi «avete la fortuna di avere la più grande compagnia di assicurazione italiana con un azionista di Mediobanca, che è un azionista storico e indipendente lui stesso» e che se le due si dovessero unire perderebbe «questa stabilità» che è addirittura «da salvaguardare per la competizione mondiale». E ancora, dal consiglio Generali solitamente parco di indiscrezioni, arrivano invece questa volta calibrate informazioni di un Geronzi che ha mostrato il suo fastidio e la sua irritazione per queste voci che - avrebbe ripetuto anche in cda - sono solo fantasie. Tutti concordi, dunque, nel negare il solo pensiero dl un’ipotesi che è tornata a circolare in seguito alla decapitazione del vertice Unicredit. Del resto da una parte - è l’opinione corrente al vertice di Mediobanca - l’uscita di Alessandro Profumo non dovrebbe cambiare nulla tra piazzetta Cuccia e il suo principale azionista, visto che tradizionalmente la partita dei rapporti tra le due banche è stata trattata dal presidente di Unicredit Dieter Rampl e soprattutto dal vicepresidente Fabrizio Palenzona.
Dall’altra Geronzi è molto attivo in queste ore per spiegare che dietro l’uscita di Profumo non si può vedere assolutamente la sua mano. Se una responsabilità c’è - ha spiegato, va ricercata nelle Fondazioni azioniste della banca. Parole che probabilmente non avranno fatto piacere allo stesso Palenzona, che è uno degli esponenti di punta delle Fondazioni nel mondo bancario.
[F. MAN.]