Leone sempre più alato

Il Foglio

Il futuro delle Generali secondo il triestino Geronzi “Nessuna fusione con Mediobanca”. Le novità per Piazzetta Cuccia

Trieste. “Nessuna fusione tra Generali e Mediobanca”. A chi in questi giorni lo incontra e lo interroga sul futuro del Leone, Cesare Geronzi risponde così, senza esitazioni. Un modo per smentire indiscrezioni e ricostruzioni giornalistiche che da quando è diventato presidente del gruppo assicurativo si rincorrono, accreditando l’aspirazione recondita di Geronzi di voler costruire un colosso banco-asscurativo-finanziario - attraverso un’aggregazione fra Generali e Mediobanca - che faccia da perno e da sostegno al sistema economico italiano.
Tuttavia l’idea che circola in ambienti finanziari, anche per le normative vigenti in materia e per quelle prevedibili di Basilea 3, è di un progressivo, per certi versi inevitabile, allentamento dei rapporti tra partecipante (Mediobanca ha il 14,7 per cento del Leone) e partecipata (Generali). Vi contribuisce l’attuale assetto manageriale del Leone, con l’equilibrio trovato fra i due amministratori delegati, il ceo Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, che garantisce una maggiore autonomia gestionale della compagnia.
Inoltre, osservano fonti borsistiche che seguono il gruppo assicurativo, il blocco dei soci privati (Francesco Gaetano Caltagirone, Vincent Bolloré, gruppo De Agostini ed Effeti controllata dalla fondazione torinese Crt e dalla finanziaria veneta Ferak) sta assumendo un ruolo crescente. Oltre ai progressivi acquisti del costruttore ed editore romano, divenuto vicepresidente del gruppo triestino, si segnalano anche le mosse di un altro vicepresidente, Bolloré, che ha ritoccato ulteriormente la sua quota. Ieri è emerso che il finanziere bretone lunedì scorso ha comprato in Borsa altri 100 mila titoli Generali con un investimento di 1,4 milioni di euro. Ad acquistare è stata la sua Financière du Perguet. Si tratta del terzo acquisto nel solo mese di giugno. Bolloré è entrato fra i soci Generali a metà maggio e sta incrementando la sua partecipazione. Gli investimenti in Generali saranno “leggeri e progressivi”, ha detto ieri il finanziere, aggiungendo ai giornalisti che “se volessi crescere non ve lo direi ora”. Inoltre la strategia e l’azione quotidiana delle Generali beneficiano dell’apporto di una personalità come quella di Geronzi che all’esperienza nel campo finanziario unisce la capacità di ampie relazioni sistemiche interne e internazionali. Geronzi ha un profilo differente dai suoi predecessori che spesso hanno caratterizzato l’incarico per un ruolo più formale che sostanziale.
Nagel tra Antitrust e Bankitalia
Ma c’è un altro, e forse più importante aspetto, che potrebbe incidere nei rapporti fra Mediobanca e Generali. Sulla base di alcune interpretazioni - come ha scritto il settimanale Milano Finanza - si potrebbe ritenere che dal patrimonio di vigilanza di Mediobanca possa essere dedotta la quota detenuta da Piazzetta Cuccia in Generali. Un obbligo del genere è previsto per quelle banche che posseggono più del 20 per cento di un’assicurazione, mentre - come detto - Mediobanca possiede il 14,7 per cento del Leone. Ma l’Antitrust presieduta da Antonio Catricalà ha chiesto comunque un chiarimento dei rapporti fra partecipante e partecipata, considerato che l’intervento sul patrimonio di vigilanza è previsto anche “quando tra partecipante e partecipata sussista un legame durevole destinato a sviluppare l’attività della prima”.
Una condizione che, secondo alcuni osservatori, potrebbe ricorrere nel caso Mediobanca. Giuristi che seguono il dossier sottolineano che le progettate disposizioni di Basilea 3 intendono rafforzare le componenti del patrimonio degli istituti di credito e probabilmente finiranno con il prevedere - a livello internazionale e nel nostro paese - l’obbligo della deduzione di partecipazioni del genere nella loro interezza o per quelle che superano il 10 per cento della partecipata.
Uno scenario che, secondo la ricostruzione del Foglio, non sfugge al vertice dell’istituto di Piazzetta Cuccia: gli uomini del presidente Renato Pagliaro e dell’amministratore delegato Alberto Nagel si starebbero attrezzando per tempo. In ogni caso Generali continuano a rafforzare, in maniera sempre più autonoma rispetto a Mediobanca, struttura e competitività in funzione di traguardi e obiettivi in via di definizione. L’espansione estera è una priorità.