Il valzer delle poltrone d'oro

Liberal

Litigano e sgomitano, incuranti dell'anagrafe. Lo strano mondo dei banchieri che controllano (da decenni) la finanza italiana

Litigano e sgomitano, incuranti dell'anagrafe. Lo strano mondo dei banchieri che controllano (da decenni) la finanza italiana

Che strano modo quello delle "nostre carissime banche"! L'economia reale, soprattutto la spina dorsale delle piccole e medie imprese è in grave difficoltà, poiché viene loro lesinato il credito; e che fanno i nostri banchieri? Litigano, sgomitano, per il "valzer delle poltrone", nel senso che nessuno, proprio nessuno, vuole rinunciare alle varie poltronissime. Incuranti dell'anagrafe, e dell'urgenza, financo fisiologica, di un salutare ricambio generazionale. Proviamo a comporre lo scenario, con i suoi protagonisti. Un posto d'onore lo merita certamente Antoine Bernjeim, parigino per nascita (1924). Nella sua stagione d'oro, in virtù dei lombi (una ricca famiglia ebraica) e delle amicizie, divenne partner della mitica Lazard, secolare crocevia della finanza internazionale. "Incomprensioni giudiziarie lo inducono a lasciare la Francia, e sbarca in Italia, immediatamente trovando una sponda amica nella Mediobanca di Enrico Cuccia, non immemore del sostegno francese quando, raggiunti i 70 anni, i politici romani volevano pensionarlo.

Stiamo nel 1995. Cuccia, pur quasi ottuagenario, è sempre potentissimo. "Non si muove foglia che don Enrico non voglia", si sente ripetere sia fra le ovattate boiseries della finanza che nei Palazzi romani squassati dal terremoto che ha investito la Prima Repubblica.
Mediobanca è per definizione il "salotto buono", il punto d'incontro dei potentati econimici: Agnelli, De Benedetti, Pirelli. Fra le partecipazioni spiccano le Assicurazioni Generali, sorte nell'Ottocento in una Trieste ancora austro-ungarica. Un colosso assicurativo ben gestito, autentica gallina dalle uova d'oro. Ai vertici europei. E Cuccia impone Bernheim alla presidenza. Nessuno stupore: Antonie è da due decenni membro del Consiglio d'amministrazione, in virtù di complicati intrecci, movimenti di capitali transfrontalieri. Un uomo di fiducia, ha da pensare don Enrico .. Invece i due primattori hanno uno scazzo tremendo.
Cuccia scaccia Bernheim. Ma il Grande Vecchio muore e nel 2002 Bernheim riconquista la presidenza delle Generali. Inutile la reazione del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, che almeno nell'occasione aveva visto giusto: il formarsi di un centro di potere sottratto alla vigilanza della politica e della stessa banca d'Italia. Fu tacitato Fazio: Bernheim, con la sua età, avrebbe ballato una sola stagione ... Senonchè, si finse di non vedere: "Dietro" Bernheim, quali influenti sponsor, vi erano fra gli altri il rampante finanziere francese Vincent Bollorè e Tarak Ben Ammar, affarista tunisino, intimo di Silvio Berlusconi. Non solo. Scomparso Cuccia e presto anche il suo delfino Vincenzo Maranghi, Mediobanca abdicava in buona misura al ruolo di arbitro super partes, per divenire, appunto, un "gran salotto" ormai aperto anche a quegli ambienti che nell'Era Cuccia erano tenuti alla larga. A "ballare una sola stagione", ovviamente, Antoine Bernheim mai ci aveva pensato. Infatti: rieccolo! Più gagliardo che mai. In Borsa le quotazioni delle Generali fanno tutto fuorchè faville, ma Lui, con capolavori d'astuzia, ha rilanciato: perchè non rinnovargli gli mandato in scadenza a primavera? Un grande finanziere, non ha età .. C'è tuttavia chi preme, per il ricambio. A favore di Cesare Geronzi, attuale presidente di Mediobanca. Nato il 15 febbraio 1935 a Marino (Roma). Un lunghissimo curriculum, degno di un romanzo di Dumas, che alla fine lo conduce dal Cupolone alla Madonnina.

Chi rema a suo favore? Per opinione diffusa, proprio i francesi un tempo suoi grandi elettori, ora alleati di Berlusconi, che con uno scatto matto in due mosse, realizzerebbero un autentico ribaltone nei piani alti della Finanzia nazionale. Arrivato a Trieste, Geronzi (che naturalmente smentisce le illazioni) favorirebbe un matrimonio fra le Generali ed il colosso assicurativo francese Axa, nonchè il passaggio di Telecom alla spagnola Telefonica. In Mediobanca s'installerebbe allora Marco Tronchetti Provera, erede non troppo brillante della Dinastia Pirelli e protagonista della telenovela Telecom, che a 62 anni suonati è sempre considerato un "giovane promettente". Sodale fra l'altro con i Moratti: l'Inter nel calcio, Donna Letizia dal 2006 sindaco di Milano, spostata con Gianmarco, il petroliere che controlla Saras, fra i maggiori raffinatori europei.
Altre partite sono in atto nella giungla degli gnomi di Economia & Finanza.
Fra le più significative, il rinnovo delle cariche nel Gruppo Intesa, dove in virtù del "sistema duale" (Consiglio di sorveglianza e Consiglio d'amministrazione) troviamo il bresciano Giovanni "Nanni" Bazoli (1932) e il torinese Enrico Salza (1935). Bazoli è per definizione inamovibile ed insostituibile, forte com'è del sostegno delle Fondazioni Bancarie, reso ancora più robusto dal legame con Giuseppe Guazzetti (comasco, 1934, ex presidente della regione Lombardia,ex senatore), ora dominus delle stesse fondazioni, specie dopo aver fatto pace sia con la lega di Umberto Bossi che con l'arcigno ministro Giulio Tremonti.

E siamo a Giulio Tremonti. Sino a qualche hanno fa, pareva determinato a promuovere un salutare rinnovamento ai vertici bancari. Ha finito invece col rimettere nel fodero la spada. Anche lui timoroso di scuotere gli equilibri cristallizzatisi? Non casualmente, l'Italia è l'unico Paese in cui il grande crac, la recessione, non hanno avuto ripercussioni sull'establishment bancario-finanziario. Tutti al loro posto! Poi si aggiunge (sarà vero?) che stiamo meglio di altri. Sebbene gli ultimissimi dati Istat (disoccupazione schizzata all'8,6 per cento della forza-lavoro, deficit pubblico al 5,3 per cento del Pil, diminuzione delle entrate e aumento della spesa statale), facciano tremare le vene dei polsi.

A "vigilare", si assicura, c'è la Banca d'Italia, col governatore Mario Draghi, ma attorno alla sua delicata poltrona sono in corso manovre a largo raggio. Ufficialmente la volontà di candidarlo al vertice della Banca centrale europea, dove il francese Jean-Claude Trichet è prossimo (2011) alla scadenza del mandato. Ma non sarà un tentativo (dall'esito peraltro incertissimo) di un promoveatur ut amoveatur? Ne riparleremo


Bernheim, l'onnipresente
Antoine Bernheim nasce il 4 settembre del 1924 a Parigi, figlio del padre Antoine e della madre Renée-Marcelle Schwob d'Héricoutr.
Laureato in Giurisprudenza, ottiene la specializzazione in Diritto privato e pubblico ed una seconda laurea in Scienze. Nel 1973 entra a far parte del consiglio d'amministrazione delle Assicurazioni Generali. Nel 1990 è nominato vicepresidente e dal 1995 al 1999 ricopre la carica di presidente. Il brutale allontanamento dell'aprile 1999 lo addolora profondamente, anche perchè si sente tradito da Cuccia verso cui nutre sentimenti di affetto e di stima. Dopo la morte di Cuccia, nel 2001 è nuovamente nominato vicepresidente e nel 2002 rieletto alla presidenza. Dal 1988 al 2001 è vicepresidente di Mediobanca, del cui consiglio di sorveglianza è tuttora un componente. Dal 1967 fino al 2000 è senior partner presso la Lazard Frères & Cie; dal 2000 al 2005 è "associé" della Lazard LLC. Dal settembre 2009 è vicepresidente di Alleanza Toro S.p.A. Dal 1972 al 1977 è stato Presidente della compagnia La France; dal 1981 al 1991 Presidente e Amministratore Delegato di Euromarché. Attualmente è Vice Presidente di Luis Vuitton Moet Hennessy e di Bolloré. Grande Ufficiale della Legione D'Onore e Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Bazoli, l'inamovibile
Giovanni Bazoli nasce a Brescia il 18 dicembre 1932. Attualmente è presidente del Consiglio di sorveglianza della banca Intesa Sanpaolo e presidente della finanziaria Mittel. Discendente da un'importante famiglia bresciana, impegnata in politica fin all'inizio del XX secolo, è stato docente di Diritto amministrativo e Diritto pubblico dell'Economia all'Università Cattolica di Milano. Amministratore della Banca San Paolo di Brescia nel 1982, fu chiamato dall'allora ministro del Tesoro Nino Andreatta per contribuire al salvataggio del Banca Ambrosiano, travolto dallo scandalo Calvi. Diventa presidente del Nuovo Banco Ambrosiano e controlla la cessione della Rizzoli-Corriere della Sera, diventando egli stesso beneficiario della transazione in quanto presidente della Mittel. Nel 1997 dall'unione dell'Ambroveneto con Cariplo, nasce Banca Intesa, di cui Bazoli diventa presidente. Negli anni successivi, Banca Intesa si fonde con la Banca Commerciale Italiana (1999) e con il Sanpaolo di Torino, originando così l'attuale gruppo Intesa Sanpaolo. Bazoli è noto anche per la sua passione per gli studi biblici e per la simpatia politica nei confronti del centrosinistra. Secondo voci giornalistiche, Bazoli avrebbe declinato un'offerta di candidarsi alla guida della coalizione dell'Ulivo alle elezioni politiche del 2001, ruolo poi rivestito da Francesco Rutelli.

Geronzi, lo scalatore
Cesare Geronzi nasce a Marino il 15 febbraio 1035. Nel 1960 vince il concorso in Banca d'Italia, entrando a lavorare nel 1961 nel settore cambi collaborando con il Governatore Guido Carli per 15 anni. Negli anni Ottanta si vede chiuso da Carlo Azeglio Ciampi e Lamberto Dini e si mette quindi sul mercato, diventando, proprio nel 1980, vicedirettore generale del Banco di Napoli. L'esperienza non è facile Geronzi passa alla Cassa di Risparmio di Roma, come direttore generale. Alla fine degli anni Ottanta, il Banco di Santo Spirito, storica banca romana controllata dall'Iri si trova in difficoltà economiche. Geronzi vorrebbe acquistare il Banco, ma Cariroma non ha gli 800 miliardi di lire necessari per farlo. Per ottenere il capitale necessario Cariroma vende a Santo Spirito i propri sportelli, diventando una holding, e con il denaro ottenuto rileva il capitale azionario. Nel 1990 al gruppo viene aggiunta anche la Banca di Roma. Nel corso degli anni, attraverso l'unione di banche in crisi o pre-crisi, conduce Geronzi alla creazione nel luglio 2002 di un'unica unità bancaria, Capitalia. Nel 2004 Geronzi e Capitalia vengono coinvolti nella crisi dei crac Parmalat e Cirio. Il 20 maggio 2007, viene deliberata l'approvazione finale della fusione per incorporazione di Capitalia SpA in Unicredit SpA. Dopo circa un mese avviene la fusione di Capitalia con Unicredit, e Geronzi viene nominato all'unanimità presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, di cui era già Vice Presidente.

Giancarlo Galli