Geronzi smentisce le nozze fra Generali e Mediobanca

Il Secolo XIX

“Io presidente del Leone? Da due anni ripeto che non mi interessa”

ROMA. “Voi sognate”. E' netta la risposta del presidente di Mediobanca Cesare Geronzi alle ipotesi di fusione tra Piazzetta Cuccia e Generali. E su un suo presunto interesse alla presidenza del Leone, il banchiere romano rammenta: “Sono due anni che dico le stesse cose”.
Rilanciata ciclicamente da indiscrezioni di stampa e ipotesi di mercato, l'ipotesi di una fusione tra Mediobanca e Generali, di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista con quasi il 15%, è smentita ancora una volta da colui che stando alle voci dovrebbe esserne il principale architetto. Non ha aggiunto altro, Geronzi, interpellato dai giornalisti a Napoli a margine del Forex.
Certo il presidente della banca d'affari milanese non è nuovo ai colpi di scena, come lo fu l'acquisizione  di Capitalia da parte di Unicredit tre anni fa. Ma finora da Piazzetta Cuccia non sono arrivate che smentite: appena lo scorso 2 febbraio, una nota di Mediobanca definiva “destituite di ogni fondamento” le congetture su una concentrazione con Generali, allontanando anche ogni ipotesi di convocazione degli organi sociali in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione del Leone.
L'ipotesi, quella di una fusione, è suggestiva perchè ripropone il tema di un colosso bancario-assicurativo italiano in grado di porsi come uno dei maggiori player europei. Ma il tema appare antistorico: la crisi finanziaria ha messo in evidenza i guai dei colossi finanziari troppo grandi e troppo diversificati. Mediobanca vale poco più di sei miliardi di euro, contro gli oltre 25 milardi del Leone. E Generali è uno dei tre maggiori assicuratori europei, il principale fra gli operatori esteri del settore in Cina e fra i big in Europa centro-orientale e in America Latina. Se è ancora presto per la ripresa del risiko bancario in grande stile, i giochi sono aperti, invece, per il rinnovo dei vertici di Generali: lo dimostra l'appello dei dipendenti ad assicurare “continuità” nel rinnovo della presidenza. Lo stesso Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, ha detto che  “è evidente che se i cambiamenti al vertice delle Generali comportassero analoghi cambiamenti al vertice di  Mediobanca non staremo certo a guardare. Svolgeremmo in pieno il nostro ruolo di azionisti”.Geronzi si è limitato a richiamare l'assemblea degli azionisti di ottobre in cui disse: “Non ho alcun interesse alla presidenza”. Ma l'assemblea di Generali che a fine aprile dovrà rinnovare il cda è ormai vicina. E resta un punto interrogativo sull'ipotesi di una proroga a termine all'attuale numero uno, l'85enne Antoine Bernheim. E mentre Francesco Gaetano Caltagirone si dice pronto a investire ulteriormente nel Leone, un ruolo decisivo per le nomine lo  giocheranno gli azionisti esteri della stessa Mediobanca come il finanziere francese Vincent Bollorè, vicino  a Bernheim.