Geronzi verso il timone delle Generali. E Mediobanca si affida a Pagliaro
Nazione - Carlino - Giorno
Intesa unanime sul Leone alato, si chiude così l'era Bernheim. Bolloré vice
Cesare Geronzi si prepara a diventare presidente delle Generali e al suo posto, in Mediobanca, dovrebbe salire l'attuale dg Renato Pagliaro, mentre il finanziere francese Vincent Bolloré assumerà l'incarico di vicepresidente del Leone di Trieste. Dal comitato nomine dell'istituto di Piazzetta Cuccia, principale azionista della compagnia, riunito ieri pomeriggio, è arrivata la decisione unanime sulla lista per il rinnovo del cda delle Generali che sarà approvata dal patto di Mediobanca probabilmente mercoledì, in anticipo sulla scadenza del 6 aprile, ultimo giorno perl a presentazione in vista dell'assemblea del 24.
La nota di Mediobanca conferma l'avvio dell'iter per la lista e la riunione del patto senza fare nomi. Ma da ambiente finanziari sono trapelate le decisioni prese nel pomeriggio, dopo che in mattinata si era svolto l'incontro tra l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e il presidente Geronzi. Destinato ora, a 75 anni, dopo una lunga carriera da Bankitalia alla nascita del polo della Banca di Roma (poi Capitalia) e dopo la presidenza Mediobanca ad approdare ai vertici delle Generali subentrando ad Antoine Bernheim che sarà nominato presidente onorario.
La candidatura del banchiere romano (che al termine del comintato ha salutato i cronisti con un "ciao") era da tempo la più forte ma fino all'ultimo era rimasta l'incertezza con altri nomi entrati nella rosa dei papabili (dall'ex ministo Padoa Schioppa, all'attuale ad di Generali, Giovanni Perissinotto che insieme all'altro ad Balbinot dovrebbe essere riconfermato) e con l'ipotesi, di fronte a un mancato accordo, di congelare la situazione rinnovando il mandato a Bernheim.
La decisione di ieri ha messo fine alla ridda di supposizioni e, ha commentato Bolloré, è stata assunta all'unanimità. Del resto, il finanziere francese, a cui fa capo circa il 5% di Mediobanca, aveva auspicato una "soluzione condivisa per le Generali e Mediobanca". E non c'è dubbio che un ruolo importante lo abbia giocato proprio lui, il cui voto, in caso di spaccatura tra gli altri membri del comitato (Geronzi, Nagel, Pagliaro ei vicepresidenti Rampl e Tronchetti Provera) sarebbe stato decisivo.
Il prossimo cda delle Generali dovrebbe essere formato quindi da 19 memebri come l'attuale. Se i soci esteri hanno ottenuto la vicepresidenza con Bolloré (al posto di Gabriele Galateri di Genola) si starebbe ragionando su un secondo vice. Confermati in lista Ana Patricia Botin, figlia del presidente del Santander don Emilio, Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio, Lorenzo Pelliccioli, Paolo Scaroni, Nagel, Kellner, Alessandro Pedersoli, Pohl e Diego Della Valle.
La scelta di candidare Geronzi al vertice delle Generali lascerà libera la presidenza di Mediobanca dove dovrebbe andare, secondo l'indicazione che verrà dalla riunione del patto, il dg Pagliaro, 53 anni, cresciuto con Cuccia e Maranghi. Una "persona di qualità - ha commentato Bollorè - E' a Mediobanca da sempre ed è sempre stato apprezzato, fa parte delle persone ragionevoli da mandare avanti".
Quanto a Bernheim, aveva detto Bolloré prima della riunione, "è il mio prediletto, però a 85 anni..". Infine, di Generali ha parlato anche il ministro Tremonti sottolineando che non c'è stato "nessun attivismo" del governo per il rinnovo dei vertici e che se la compagnia continua ad essere amministrata così bene è positivo per il Paese.
La nota di Mediobanca conferma l'avvio dell'iter per la lista e la riunione del patto senza fare nomi. Ma da ambiente finanziari sono trapelate le decisioni prese nel pomeriggio, dopo che in mattinata si era svolto l'incontro tra l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e il presidente Geronzi. Destinato ora, a 75 anni, dopo una lunga carriera da Bankitalia alla nascita del polo della Banca di Roma (poi Capitalia) e dopo la presidenza Mediobanca ad approdare ai vertici delle Generali subentrando ad Antoine Bernheim che sarà nominato presidente onorario.
La candidatura del banchiere romano (che al termine del comintato ha salutato i cronisti con un "ciao") era da tempo la più forte ma fino all'ultimo era rimasta l'incertezza con altri nomi entrati nella rosa dei papabili (dall'ex ministo Padoa Schioppa, all'attuale ad di Generali, Giovanni Perissinotto che insieme all'altro ad Balbinot dovrebbe essere riconfermato) e con l'ipotesi, di fronte a un mancato accordo, di congelare la situazione rinnovando il mandato a Bernheim.
La decisione di ieri ha messo fine alla ridda di supposizioni e, ha commentato Bolloré, è stata assunta all'unanimità. Del resto, il finanziere francese, a cui fa capo circa il 5% di Mediobanca, aveva auspicato una "soluzione condivisa per le Generali e Mediobanca". E non c'è dubbio che un ruolo importante lo abbia giocato proprio lui, il cui voto, in caso di spaccatura tra gli altri membri del comitato (Geronzi, Nagel, Pagliaro ei vicepresidenti Rampl e Tronchetti Provera) sarebbe stato decisivo.
Il prossimo cda delle Generali dovrebbe essere formato quindi da 19 memebri come l'attuale. Se i soci esteri hanno ottenuto la vicepresidenza con Bolloré (al posto di Gabriele Galateri di Genola) si starebbe ragionando su un secondo vice. Confermati in lista Ana Patricia Botin, figlia del presidente del Santander don Emilio, Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio, Lorenzo Pelliccioli, Paolo Scaroni, Nagel, Kellner, Alessandro Pedersoli, Pohl e Diego Della Valle.
La scelta di candidare Geronzi al vertice delle Generali lascerà libera la presidenza di Mediobanca dove dovrebbe andare, secondo l'indicazione che verrà dalla riunione del patto, il dg Pagliaro, 53 anni, cresciuto con Cuccia e Maranghi. Una "persona di qualità - ha commentato Bollorè - E' a Mediobanca da sempre ed è sempre stato apprezzato, fa parte delle persone ragionevoli da mandare avanti".
Quanto a Bernheim, aveva detto Bolloré prima della riunione, "è il mio prediletto, però a 85 anni..". Infine, di Generali ha parlato anche il ministro Tremonti sottolineando che non c'è stato "nessun attivismo" del governo per il rinnovo dei vertici e che se la compagnia continua ad essere amministrata così bene è positivo per il Paese.