Geronzi: nuove regole per i rapporti di lavoro

Il Sole 24 Ore

Il numero uno del Leone. «Il governo ha il dovere di governare: la direzione è giusta»

RIMINI. «Questo governo ha il dovere di governare» perché va «nella direzione giusta. Se non avrà la maggioranza in Parlamento allora e solo allora si vedrà perché andare alle elezione e chi è l'autore della caduta del governo». È una promozione a pieni voti dell'azione dell'esecutivo quella arrivata dal presidente delle Generali Cesare Geronzi. Con un messaggio chiaro a chi cerca di remare contro, puntando ad elezioni o a un governo tecnico. Scelte condivise a cominciare dalla manovra economica e dal controllo dei conti pubblici «valsi ad evitare impatti straordinari della crisi finanziaria globale», anche sul fronte dell'occupazione.
Dal governo alla Confindustria di cui appoggia la linea sulla vicenda Fiat e Melfi e sul nodo delle relazioni industriali ammette la necessità di «una nuova regolamentazione dei rapporti di lavoro, un nuovo statuto non dei lavoratori, ma dei lavori che privilegi la partecipazione di chi lavora al processo produttivo aziendale». Una fase nuova che passa anche dalla constatazione della fine della centralità della fabbrica e della classe operaia «ma non il valore del lavoro nella fabbrica grande o piccola».
Nella sala Neri della fiera di Rimini, in più di mille sono venuti ad ascoltare le ricette del mondo dell'industria e delle banche per uscire dalla crisi. Due laici come il presidente delle Generali e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia hanno risposo alle domande del presidente della fondazione di Sussidiarietà, Giorgio Vittadini. Geronzi per la prima volta alla kermesse di Comunione e Liberazione («non vado a nessun convegno neppure a quello di Cernobbio, ma qui ci sono contenuti diversi») ha ricordato i suoi rapporti con don Giussani. Rapporti che si sono consolidati nel tempo come dimostra l'incontro avvenuto ieri prima del convegno con il patriarca di Venezia Angelo Scola.
Di fronte alla platea non si sottrae dal suggerire la sua proposta per uscire dalla crisi che deve vedere tutti «esecutivo, Parlamento, Istituzioni e parti sociali, impegnati in una fase di impegno e di costruzione del futuro» per «avviare una nuova stagione di riforme del paese». Ma soprattutto «dobbiamo lavorare per una crescita maggiore» perché è strada decisiva per aumentare l'occupazione». Lotta all'evasione fiscale, riforma tributaria in senso federalista che deve essere «equilibrato e solidale», per dare concretezza al principio di sussidiarietà.
Chi deve individuare le scelte istituzionali per attuare queste riforme non possono essere i "tecnici" «ma spetta alla politica nelle sue espressioni rappresentative». Il momento è delicato, ammette, tuttavia «sono un ottimista perché dopo la tempesta perfetta dei mercati finanziari, ora qualche segnale positivo c'è». Agli investitori frastornati, suggerisce di scegliere investimenti a lungo termine perché il momento è delicato e bisogna mantenere i nervi saldi. Mentre le banche possono giocare un ruolo fondamentale, migliorando il rapporto «con la clientela, le famiglie e le imprese, prima ancora di insistere su posizioni di rivendicazione nei confronti della politica».
A livello internazionale il presidente di Generali suggerisce l'istituzione di una «banca centrale globale» per il controllo della liquidità e l'adozione di nuove regole «in materie come la supervisione degli organi di controllo, gli effetti di contagio ed i rischi sistemici, i derivati, gli hedge fund e le agenzie di rating».
Si rivolge, poi, ai giovani quando parla della necessità di una riforma delle pensioni perché «non possiamo vivere a spese delle generazioni future». Quegli stessi giovani che Geronzi ha incontrato durante la visita tra gli stend della fiera della mostra sulla crisi finanziaria, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori, dal presidente della Compagnia delle Opere Bernard Scholz e dal vice presidente della Camera Maurizio Lupi. «Questi giovani hanno capito abbastanza cosa è successo».