Geronzi e Marcegaglia: il governo vada avanti e faccia le riforme
Il Messaggero
Il presidente delle Generali: “Va rivisto l’ordinamento del lavoro”
RIMINI - No alle elezioni anticipate, e un appello al governo perché usi la maggioranza di cui dispone per governare, ed in particolare per attuare le riforme comprese nel suo programma.
Due voci, ma un solo messaggio: al meeting di Comunione e Liberazione, Cesare Geronzi ed Emma Marcegaglia parlano della crisi mondiale e del suo impatto sul mondo del lavoro anche in Italia, tenendo però un occhio anche sugli sviluppi della turbolenta situazione politica di casa nostra. Tanto che nel corso del suo intervento la presidente di Confindustria commenta in diretta, con toni molto positivi, le notizie che parlano di una ritrovata volontà dell’esecutivo di andare avanti. Entrambi vedono uno scenario mondiale in lento recupero ma ancora con ampi margini di rischio, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti: situazione che contribuisce a rendere necessaria nel nostro paese un’azione di governo orientata alla concretezza. Il punto di partenza, per la Marcegaglia, è il fatto che questa maggioranza ha già ricevuto almeno tre volte la fiducia degli elettori, con le consultazioni politiche del 2008, poi con le Regionali e da ultimo con le amministrative di quest’anno. E dunque non si giustifica un ritorno alle urne, in un contesto in cui tra l’altro la campagna elettorale sarebbe caratterizzata da un clima “inaccettabile” di insulti. Il governo deve allora “smettere di litigare e occuparsi dei temi veri” evitando allo steso tempo il rischio di “vivacchiare”.
Il concetto è espresso, con qualche sfumatura leggermente diversa, anche dal presidente di Generali. Secondo Geronzi, “Il governo ha il dovere di governare”. Solo se emergerà con chiarezza il venire meno della maggioranza in parlamento, allora il ricorso alle elezioni sarà “probabilmente inevitabile”, e “chi si dissocia” si confronterà con il giudizio degli Elettori.
Da fare, secondo i due rappresentanti del mondo dell’economia, non manca. Lo spiega lo stesso Geronzi. “Condotta positivamente dal governo l’azione di contrasto alla crisi – argomenta - siamo chiamati tutti, esecutivo, parlamento, istituzioni, parti sociali, a una fase di impegno e di costruzione del futuro”, Nella “stagione di riforme di cui il Paese ah bisogno” passa anche la questione dell’occupazione, che si dovrà articolare in una “rivisitazione dell’ordinamento del lavoro” e in un “adeguamento delle relazioni industriali”.
A livello internazionale il presidente di generali ritiene improcrastinabile una “riforma delle regole” e spinge in particolare, in vista del prossimo vertice G20 di Seoul il calendario a novembre, per “un nuovo ordine monetario” che si concretizzi in una sorta di “banca centrale globale”.
Emma Marcegaglia pur apprezzando i punti di forza che hanno permesso al nostro paese di affrontare la crisi senza esiti disastrosi, ricorda che l’Italia deve comunque “crescere di più”. L’asticella la fissa al 2 per cento, ed indica una serie di passaggi necessari: maggiore produttività (l’esempio è il contratto di somigliano), più infrastrutture da realizzare in tempi certi, una riforma fiscale che pur con la dovuta gradualità permetta di ridurre il carico che grava su imprese e lavoratori (e qui c’è un appello diretto al ministro Tremonti che parlerà poco dopo), un ridimensionamento dello Stato a vantaggio non solo della società ma anche del mercato, rinnovata attenzione al capitale umano ed alla ricerca. E nella stessa logica va anche la risposta positiva della Marcegaglia al presidente dell’Abi Mussari, che aveva sollecitato un tavolo di confronto tra banche e imprese, a settembre, su ulteriori strumenti di sostegno al mondo produttivo.
Due voci, ma un solo messaggio: al meeting di Comunione e Liberazione, Cesare Geronzi ed Emma Marcegaglia parlano della crisi mondiale e del suo impatto sul mondo del lavoro anche in Italia, tenendo però un occhio anche sugli sviluppi della turbolenta situazione politica di casa nostra. Tanto che nel corso del suo intervento la presidente di Confindustria commenta in diretta, con toni molto positivi, le notizie che parlano di una ritrovata volontà dell’esecutivo di andare avanti. Entrambi vedono uno scenario mondiale in lento recupero ma ancora con ampi margini di rischio, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti: situazione che contribuisce a rendere necessaria nel nostro paese un’azione di governo orientata alla concretezza. Il punto di partenza, per la Marcegaglia, è il fatto che questa maggioranza ha già ricevuto almeno tre volte la fiducia degli elettori, con le consultazioni politiche del 2008, poi con le Regionali e da ultimo con le amministrative di quest’anno. E dunque non si giustifica un ritorno alle urne, in un contesto in cui tra l’altro la campagna elettorale sarebbe caratterizzata da un clima “inaccettabile” di insulti. Il governo deve allora “smettere di litigare e occuparsi dei temi veri” evitando allo steso tempo il rischio di “vivacchiare”.
Il concetto è espresso, con qualche sfumatura leggermente diversa, anche dal presidente di Generali. Secondo Geronzi, “Il governo ha il dovere di governare”. Solo se emergerà con chiarezza il venire meno della maggioranza in parlamento, allora il ricorso alle elezioni sarà “probabilmente inevitabile”, e “chi si dissocia” si confronterà con il giudizio degli Elettori.
Da fare, secondo i due rappresentanti del mondo dell’economia, non manca. Lo spiega lo stesso Geronzi. “Condotta positivamente dal governo l’azione di contrasto alla crisi – argomenta - siamo chiamati tutti, esecutivo, parlamento, istituzioni, parti sociali, a una fase di impegno e di costruzione del futuro”, Nella “stagione di riforme di cui il Paese ah bisogno” passa anche la questione dell’occupazione, che si dovrà articolare in una “rivisitazione dell’ordinamento del lavoro” e in un “adeguamento delle relazioni industriali”.
A livello internazionale il presidente di generali ritiene improcrastinabile una “riforma delle regole” e spinge in particolare, in vista del prossimo vertice G20 di Seoul il calendario a novembre, per “un nuovo ordine monetario” che si concretizzi in una sorta di “banca centrale globale”.
Emma Marcegaglia pur apprezzando i punti di forza che hanno permesso al nostro paese di affrontare la crisi senza esiti disastrosi, ricorda che l’Italia deve comunque “crescere di più”. L’asticella la fissa al 2 per cento, ed indica una serie di passaggi necessari: maggiore produttività (l’esempio è il contratto di somigliano), più infrastrutture da realizzare in tempi certi, una riforma fiscale che pur con la dovuta gradualità permetta di ridurre il carico che grava su imprese e lavoratori (e qui c’è un appello diretto al ministro Tremonti che parlerà poco dopo), un ridimensionamento dello Stato a vantaggio non solo della società ma anche del mercato, rinnovata attenzione al capitale umano ed alla ricerca. E nella stessa logica va anche la risposta positiva della Marcegaglia al presidente dell’Abi Mussari, che aveva sollecitato un tavolo di confronto tra banche e imprese, a settembre, su ulteriori strumenti di sostegno al mondo produttivo.