Geronzi: «Abbiamo riportato la pace in Mediobanca e nelle Generali»
Corriere della Sera
ROMA — «Come sono arrivato a Trieste? Mi ci hanno mandato, i soci hanno voluto dimostrare la loro fiducia dopo che avevo portato la pace per Mediobanca e Generali».
ROMA — «Come sono arrivato a Trieste? Mi ci hanno mandato, i soci hanno voluto dimostrare la loro fiducia dopo che avevo portato la pace per Mediobanca e Generali». Il presidente delle assicurazioni Generali, Cesare Geronzi, risponde così alla domanda di uno studente della Sapienza al termine di una lectio magistralis sui mutamenti nel mercato globale. Geronzi spiega così uno dei passaggi più delicati negli assetti di potere degli ultimi anni. «Bisognava dimostrare che non vi era stata profanazione dall’ingresso di soci stranieri e infatti non hanno dismesso le loro quote, cosa che sarebbe successa se fossero stati veri speculatori». Il presidente del Leone di Trieste ricorda che su quella scelta ha influito anche il suo passato di banchiere artefice della fusione tra Capitalia e Unicredit, fatta «seguendo l’istinto e la ragione».
Geronzi tiene banco per oltre un’ora nella sala principale dell’ateneo della facoltà di Economia parlando di tutto. Inizia riconoscendo all’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio di essere stato il protagonista del disboscamento della foresta pietrificata del sistema bancario dal 1993 in poi e prosegue toccando tutti gli argomenti più sensibili dello scenario economico internazionale. A margine del suo intervento anche un commento alla situazione instabile dell’Italia per la quale si dice «non pessimista: la politica trova sempre i tempi per l’aggiustamento». Con un ricordo all’instabilità degli anni 60, «che era politica e sociale, e nella quale c’erano le pallottole per la strada». Insomma se ne siamo usciti allora, adesso è molto più semplice.
Il suo ottimismo si coglie in vari passaggi della lectio. Dice di rifiutare la parola «declino» anche se riconosce le difficoltà legate a una crescita non sufficiente e per la quale propone «il contrasto all’evasione, il rilancio della produttività, la riforma del fisco e del welfare, gli investimenti in infrastrutture». Promuove il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi nella sua azione di riassetto della governance globale e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti cui riconosce di aver «correttamente salvaguardato l’equilibrio della finanza pubblica anche se ora è il momento dello sviluppo». Nella sua lectio Geronzi invita l’esecutivo, che si accinge ad anticipare lo stanziamento di fondi per lo sviluppo «a insistere sull’obiettivo» senza dimenticare che «la stabilità e coesione sociale restano valori cruciali per l’oggi e l’avvenire».
Infine le banche «molte delle quali non hanno preso atto di quello che è successo con la crisi internazionale e sono tornate ad operare nel sistema finanziario in modo esagerato». Geronzi cita il caso della francese Société Générale che ha appena annunciato di aver più che raddoppiato gli utili nel terzo trimestre: «Ben venga quindi Basilea 3, dopo quello che è accaduto è assolutamente necessaria». Quanto alle Generali, si «apprestano a valutare, nel prossimo mese, quello che si profila senz’altro come un buon risultato di esercizio».
di Roberto Bagnoli
Geronzi tiene banco per oltre un’ora nella sala principale dell’ateneo della facoltà di Economia parlando di tutto. Inizia riconoscendo all’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio di essere stato il protagonista del disboscamento della foresta pietrificata del sistema bancario dal 1993 in poi e prosegue toccando tutti gli argomenti più sensibili dello scenario economico internazionale. A margine del suo intervento anche un commento alla situazione instabile dell’Italia per la quale si dice «non pessimista: la politica trova sempre i tempi per l’aggiustamento». Con un ricordo all’instabilità degli anni 60, «che era politica e sociale, e nella quale c’erano le pallottole per la strada». Insomma se ne siamo usciti allora, adesso è molto più semplice.
Il suo ottimismo si coglie in vari passaggi della lectio. Dice di rifiutare la parola «declino» anche se riconosce le difficoltà legate a una crescita non sufficiente e per la quale propone «il contrasto all’evasione, il rilancio della produttività, la riforma del fisco e del welfare, gli investimenti in infrastrutture». Promuove il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi nella sua azione di riassetto della governance globale e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti cui riconosce di aver «correttamente salvaguardato l’equilibrio della finanza pubblica anche se ora è il momento dello sviluppo». Nella sua lectio Geronzi invita l’esecutivo, che si accinge ad anticipare lo stanziamento di fondi per lo sviluppo «a insistere sull’obiettivo» senza dimenticare che «la stabilità e coesione sociale restano valori cruciali per l’oggi e l’avvenire».
Infine le banche «molte delle quali non hanno preso atto di quello che è successo con la crisi internazionale e sono tornate ad operare nel sistema finanziario in modo esagerato». Geronzi cita il caso della francese Société Générale che ha appena annunciato di aver più che raddoppiato gli utili nel terzo trimestre: «Ben venga quindi Basilea 3, dopo quello che è accaduto è assolutamente necessaria». Quanto alle Generali, si «apprestano a valutare, nel prossimo mese, quello che si profila senz’altro come un buon risultato di esercizio».
di Roberto Bagnoli