Generali. La potente ragnatela del Leone

Corriere Economia

Partecipazioni in Intesa, Espresso, Rcs, Impregilo. Investimenti per complessivi 341 miliardi.

Partecipazioni in Intesa, Espresso, Rcs, Impregilo.
Investimenti per complessivi 341 miliardi.


I nodi iniziano a sciogliersi. Il consiglio di amministrazione delle Generali ha licenziato i conti del 2009 da presentare il 24 aprile all'approvazione dei soci. Unicredit ha lasciato all'inedita coppia Crt-Ferak la propria restante quota di capitale della compagnia di Trieste. Ora, mancano 11 giorni, da qui al 2 aprile, per decidere le liste di amministratori che andranno a formare il nuovo Cda. Su un punto sembrano convergere le opinioni dei più: quello chiuso il 31 dicembre 2009 sarà l'ultimo bilancio licenziato dal presidente Antoine Bernheim, 85 anni compiuti lo scorso 4 settembre. Mossa probabile, anche se Vincent Bolloré venerdì scorso ha sottolineato che “non
si può chiedere di pensare a qualcun altro che non sia Bernheim alla presidenza delle Generali”. Chi vincerà? Da più parti, si indica nell'attuale presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, l'uomo giusto per quella poltrona. Lui, però, non ha mai detto di essere interessato a trasferirsi da piazzetta Cuccia fino a Trieste.

L'equilibrio dei pesi.

Il Leone, probabilmente, avrà anche un consiglio più ristretto. Su Trieste convergono gli interessi di molti nomi importanti dell'imprenditoria e dell'economia italiana, da Francesco Gaetano Caltagirone a Leonardo Del Vecchio, dai Drago a Mario Draghi, visto che anche il fondo pensioni della Banca d'Italia ha puntato su Generali per il proprio futuro. Ma a decidere sarà il comitato nomine di Mediobanca, che del Leone è (con il 14,775 per cento), il primo azionista. Lo compongono il presidente di Unicredit Dieter Rampi, il presidente di Havas Vincent Bolloré, il presidente di Pirelli & C. Marco Tronchetti Provera, il direttore generale di Mediobanca Renato Pagliaro, l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel e il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi. Saranno loro a scegliere. Avendo ben presente che l'eventuale partenza di Geronzi per Trieste aprirebbe il problema della sua successione in piazzetta Cuccia. Due in questo caso i nomi più gettonati: la soluzione interna Renato Pagliaro o il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, la cui posizione appare rinforzata dalla crescita di Crt-Ferak nel Leone. Una crescita che dovrebbe garantire anche il futuro di Giovanni Perissinotto, con Sergio Balbinot amministratore delegato delle Generali, da anni vicino ai soci di Ferak.

Soci assicurati.

Resta da evidenziare l'origine dell'appetibilità di Generali. Che si spiega attraverso i numeri. Infatti, la compagnia di Trieste, è una fonte di liquidità e di potere, che si realizza anche attraverso una fitta rete di partecipazioni, non solo in società quotate. Sul listino, Generali è presente nell'Editoriale l'Espresso (1,99 per cento), in Intesa Sanpaolo (5,074%), in Telco che controlla Telecom Italia (28%), in Terna (2,026%), in Pirelli (5,485%), in Rcs Mediagroup che edita questo giornale (3,957%) e in Atlantia (3,353%). Senza dimenticare Gemina (2,879%), Uniland (2,062%), Banca Carige (2,969%), Lottomatica (3,276%), l'Autostrada Torino-Milano (4,992%), la Saras dei Moratti (4,959%), Impregilo (3,324%), Erg (2,228%) e Tamburi Investment partner (3,651%). Una penetrante ragnatela di interessi.

Numeri e utili.

Industrialmente il gruppo, leader in Italia, è secondo in Francia e in Spagna e primo assicuratore vita, per le polizze a premio non ricorrente, in Cina. Generali ha chiuso il 2009 con un utile in crescita del 52,1 per cento a oltre 1,3 miliardi di euro. Il reddito degli investimenti ha toccato al 31 dicembre scorso 1,62 miliardi e il totale degli investimenti è arrivato a quota 341 miliardi. “I risultati di Generali - dice Claudio Cacciamani, docente di Economia degli intermediari finanziari e di Economia delle aziende di assicurazione all'università di Parma - sono all'altezza delle attese degli analisti, più che in linea con il trend assunto dal mercato assicurativo. Sono dati che evidenziano la complessiva solidità del gruppo, anche alla luce dei criteri di Solvency 2. Generali ha una massa critica che può essere passibile solo di miglioramenti, sia pure con qualche preoccupazione derivante periodicamente dai danni catastrofali ( il terremoto d'Abruzzo è costato circa 270 milioni alla compagnia, nda). Sul piano dei costi, il decreto Bersani, da un lato, ha causato un aumento degli oneri di intermediazione, dall'altro, è stato un'ulteriore occasione per fidelizzare la rete degli agenti. Probabilmente, a livello strategico, il gruppo dovrà in futuro verificare e ottimizzare il portafoglio delle partecipazioni per salvaguardare e recuperare, eventualmente, ulteriore patrimonio di vigilanza. In ogni caso, nel complesso la compagnia ha ancora ingenti riserve di liquidità”.

I frutti del periodo.

Una liquidità generata (anche) dalla crescita del ramo Vita (+34 per cento a 2,45 miliardi di euro), mentre il ramo Danni si segnala per un combined ratio al 98,3 per cento (102,4 sul solo mercato italiano). La fotografia scattata il 31 dicembre scorso lascia intravedere che Trieste inizia a comportarsi da gruppo integrato. Luciano Romeo, responsabile delle operations sta mettendo in comune la macchina operativa, mentre a livello di prodotto la segmentazione per canali di età inizia a essere più di un progetto e presto verrà esportata all'estero, colmando il gap esistente in alcuni mercati con Axa e Allianz.

Sintetizza un osservatore esterno alla compagnia: le Generali stanno trasformandosi da somma di repubbliche confederate a gruppo vero. In attesa di un presidente.

di Stefano Righi