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Il Foglio

Come si muove Tremonti nel risiko a tre sulle Generali Ft pro Draghi,Geronzi studia Bolloré e intanto si preparano le liste

Come si muove Tremonti nel risiko a tre sulle Generali
Ft pro Draghi,Geronzi studia Bolloré e intanto si preparano le liste

Roma - Per la seconda volta in venti giorni il Financial Times si occupa della successione alla presidenza delle Generali, e per la seconda volta giudica di fatto “unfit” Cesare Geronzi quale candidato alla presidenza della prima compagnia assicurativa italiana nonché, come osserva il quotidiano della City,”tra le maggiori istituzioni finanziarie europee”. Il 20 gennaio, nella Lex column, il Ft aveva preso di mira la “gerontocrazia” che a suo dire domina la finanza italiana, suggerendo di ricorrere per la nomina a “head hunter”, cacciatori di teste. Stavolta Paul Betts, editorialista per gli affari europei, partendo dall'assunto che le Generali sono si un gran bel gruppo ma “Italy is Italy”, abbandona le critiche anagrafiche del suo giornale all'eventuale cambio della guardia tra Geronzi (75 anni) e il presidente uscente Antoine Bernheim (85): i conti,evidentemente, non potevano quadrare.
Scartata l'idea dei cacciatori di teste,vira su una conferma a termine dell'attuale vertice - Bernheim, Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot - suggerendo però che a metà mandato il finanziere francese lasci a mani fidate.
Di chi? Magari di Mario Draghi,”se il governatore della Banca d'Italia dovesse fallire nel tentativo di diventare presidente della Bce”. Ipotesi,insinua l'editorialista, che non troverebbe ostacoli (anzi) da parte di Giulio  Tremonti e dello stesso Bernheim. Betts riconosce che il ministro dell'Economia non è azionista delle Generali,e quindi non ha alcun ruolo da giocare nella vicenda."Però", scrive, "è noto ciò che pensa delle Generali e di Mediobanca" ( di cui Geronzi è presidente). E cioè: Tremonti riterrebbe che “ la stabilità del vertice attuale della compagnia triestina ha funzionato durante la crisi", mentre “sarebbe preoccupato del fatto che Mediobanca,con o senza Geronzi, passi troppo tempo a occuparsi delle Generali e non abbastanza per definire un proprio modello di business bancario". In verità Tremonti ha adottato un basso profilo su questa partita finanziaria e considera un diversivo le ricostruzioni che gli affibbiano preferenze particolari per il vertice del Leone. D'altronde, si dice in ambienti governativi,il ministro ama l'umorismo e i paradossi che a interlocutori saltuari possono indurre a considerazioni non verosimili. Inoltre, come dice al Foglio un banchiere di lungo corso al centro della partita,"non esiste" l'ipotesi di una proroga, seppure di un anno, di Bernheim a Trieste.
Secondo i più maliziosi tra gli insider, il vero oggetto del contendere non sarebbero tanto le Generali,quanto Mediobanca.Dove Vincent Bolloré - azionista attraverso la Perquet con il 4,99 per cento, e a capo di una cordata francese che raggruppa circa il 10 - conta di giocarsi le proprie carte. Con l'eventuale passaggio di Geronzi al colosso triestino, sulla nomina di Mediobanca si aprirebbe una partita che francesi e pure Unicredit vorrebbero giocare. All'inizio di marzo Bolloré ha ammesso di stare riflettendo sul vertice di Mediobanca, aggiungendo che "i giochi si faranno comunque tra fine marzo e metà aprile nel comitato nomine di Mediobanca che dovrà indicare il candidato al consiglio di Generali”. Quest'anno si applicherà per la prima volta il sistema delle liste, ma solo due - maggioranza e minoranza - potranno esprimere rappresentanti nel cda del Leone. Mediobanca ha già annunciato di voler presentare una propria lista, che potrebbe essere appoggiata non solo da Unicredit ma anche da soci di minoranza tra i quali Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e il gruppo De Agostini.