Generali, Geronzi presidente “di sistema”
La Stampa
Siamo una grande compagnia, forse l’unica in grado di fare investimenti stabili e di lungo periodo. E non è un problema per noi fare anche gli interessi generali. Cesare Geronzi, neopresidente del Leone, parla al termine dell’assemblea che lo ha intronato a Trieste e del consiglio che ha distribuito le deleghe.
Siamo una grande compagnia, forse l’unica in grado di fare investimenti stabili e di lungo periodo. E non è un problema per noi fare anche gli interessi generali. Cesare Geronzi, neopresidente del Leone, parla al termine dell’assemblea che lo ha intronato a Trieste e del consiglio che ha distribuito le deleghe. E subito, rispondendo alle domande dei cronisti, spiega che le Generali saranno anche una compagnia di sistema, citando proprio l’investimento in Telco - dove la compagnia entrò su sollecitazione del governo di centrosinistra per mantenere Il controllo in mani italiane e dove adesso si ritrova con una minusvalenza di circa un miliardo e mezzo come un esempio di investimento che non ci preoccupa assolutamente. E’ di lungo periodo, non finanziario e poi serve a sostenere un settore strategico. Al Tg1 rincarerà la dose: A volte si criticano le Generali per le loro partecipazioni importanti in altri settori. Se questo concorre a determinare un sistema, non è un male..
Geronzi è al vertice della nuova struttura che i grandi soci - in testa Mediobanca - hanno appena varato per Trieste. Accanto a lui tre vicepresidenti nelle persone dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel, del socio francese della stessa piazzetta Cuccia Vincent Bolloré e di Francesco Gaetano Caltagirone, e una nuova ripartizione dei poteri tra i manager del Leone. Giovanni Perissinotto diventa ad dell’intero gruppo. Cosa significhi lo spiega lui stesso: Semplicemente che mi renderò responsabile delle decisioni finali. Ma, l’ho detto mille volte, io credo nella squadra». Resta ad Sergio Balbinot che avrà le deleghe per le attività assicurative all’estero, che già possedeva, ma non quelle in Italia. Queste rientreranno sotto la più vasta competenza di Perissinotto e vedranno probabilmente arrivare presto un country manager che se ne occupi specificamente. Assieme ai due top manager, Geronzi è attento a ricordare sempre il nome e il ruolo del potente direttore generale Raffaele Agrusti. Per lui gli oroscopi triestini predicono un futuro in crescita. Il comitato esecutivo che rappresenterà il cuore del cda è a otto membri e, come anticipato, sorgono anche un comitato per gli investimenti e viene istituzionalizzato il comitato per la governance, presieduto dallo stesso Geronzi. Il nuovo presidente delle Generali non nasconde la sua soddisfazione e l’orgoglio per una carriera che credo abbia pochi esempi simili. A un radioso Geronzi fa da contraltare il presidente uscente Antoine Bernheim: ieri ha tenuto un monologo di due ore davanti ai soci, ha ceduto all’emozione, ha dettato il suo epitaffio: Non mi vogliono più, me ne vado. Andate a intervistare le vedettes, i nuovi amministratori. Poi ha accettato la presidenza onoraria della compagnia.
Ma sentimenti a parte, perché Geronzi ha scelto di spostarsi da Mediobanca in Generali e
che cosa farà dal suo nuovo posto di presidente senza deleghe operative, visto che non ho, come non ho mai avuto altrove, dove sono stato presidente, alcun potere esecutivo industriale»? Io non ho scelto nulla. Molte volte si è scelti e questo è il caso che mi riguarda, è la risposta. E per quanto riguarda i suoi obiettivi mi pacerebbe che al termine del mio mandato potessi vedere una crescita dimensionale anche perché la crescita sui mercati esteri è un obiettivo fondamentale.
E poi parole che rafffeddano l’ipotesi di un aumento di capitale: Non risultano esigenze che inducano a ritenere prossimo un aumento di capitale. Così come Geronzi archivia seccamente - lo aveva già fatto per il suo passaggio alla guida di Mediobanca e poi proprio di Generali, puntualmente avvenute - l’ipotesi dl una possibile fusione tra Trieste e piazzetta Cuccia:
Non esiste nessun programma in questo senso. Punto e a capo. E poi, per chi già vedesse le Generali avviluppate in oscuri giochi di potere, Geronzi rilancia con una mossa fantasiosa: Cercare di migliorare la redditività e conquistare nuovi mercati soddisfa gli interessi degli azionisti e le ambizioni del management, ma credo che si debba fare qualcosa di più. Credo che una parte delle risorse vada destinata a progetti culturali. Affronteremo il problema con un progetto molto importante.
Geronzi è al vertice della nuova struttura che i grandi soci - in testa Mediobanca - hanno appena varato per Trieste. Accanto a lui tre vicepresidenti nelle persone dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel, del socio francese della stessa piazzetta Cuccia Vincent Bolloré e di Francesco Gaetano Caltagirone, e una nuova ripartizione dei poteri tra i manager del Leone. Giovanni Perissinotto diventa ad dell’intero gruppo. Cosa significhi lo spiega lui stesso: Semplicemente che mi renderò responsabile delle decisioni finali. Ma, l’ho detto mille volte, io credo nella squadra». Resta ad Sergio Balbinot che avrà le deleghe per le attività assicurative all’estero, che già possedeva, ma non quelle in Italia. Queste rientreranno sotto la più vasta competenza di Perissinotto e vedranno probabilmente arrivare presto un country manager che se ne occupi specificamente. Assieme ai due top manager, Geronzi è attento a ricordare sempre il nome e il ruolo del potente direttore generale Raffaele Agrusti. Per lui gli oroscopi triestini predicono un futuro in crescita. Il comitato esecutivo che rappresenterà il cuore del cda è a otto membri e, come anticipato, sorgono anche un comitato per gli investimenti e viene istituzionalizzato il comitato per la governance, presieduto dallo stesso Geronzi. Il nuovo presidente delle Generali non nasconde la sua soddisfazione e l’orgoglio per una carriera che credo abbia pochi esempi simili. A un radioso Geronzi fa da contraltare il presidente uscente Antoine Bernheim: ieri ha tenuto un monologo di due ore davanti ai soci, ha ceduto all’emozione, ha dettato il suo epitaffio: Non mi vogliono più, me ne vado. Andate a intervistare le vedettes, i nuovi amministratori. Poi ha accettato la presidenza onoraria della compagnia.
Ma sentimenti a parte, perché Geronzi ha scelto di spostarsi da Mediobanca in Generali e
che cosa farà dal suo nuovo posto di presidente senza deleghe operative, visto che non ho, come non ho mai avuto altrove, dove sono stato presidente, alcun potere esecutivo industriale»? Io non ho scelto nulla. Molte volte si è scelti e questo è il caso che mi riguarda, è la risposta. E per quanto riguarda i suoi obiettivi mi pacerebbe che al termine del mio mandato potessi vedere una crescita dimensionale anche perché la crescita sui mercati esteri è un obiettivo fondamentale.
E poi parole che rafffeddano l’ipotesi di un aumento di capitale: Non risultano esigenze che inducano a ritenere prossimo un aumento di capitale. Così come Geronzi archivia seccamente - lo aveva già fatto per il suo passaggio alla guida di Mediobanca e poi proprio di Generali, puntualmente avvenute - l’ipotesi dl una possibile fusione tra Trieste e piazzetta Cuccia:
Non esiste nessun programma in questo senso. Punto e a capo. E poi, per chi già vedesse le Generali avviluppate in oscuri giochi di potere, Geronzi rilancia con una mossa fantasiosa: Cercare di migliorare la redditività e conquistare nuovi mercati soddisfa gli interessi degli azionisti e le ambizioni del management, ma credo che si debba fare qualcosa di più. Credo che una parte delle risorse vada destinata a progetti culturali. Affronteremo il problema con un progetto molto importante.