Mediobanca-Unicredit si riaccende la sfiga tra Geronzi e Profumo
La Repubblica
"La fusione? Un ballon d'essai"
MILANO - «Un ballon d' essai per indebolire Profumo». Così viene catalogato da alcuni banchieri protagonisti delle più importanti vicende finanziarie italiane l' ipotesi di un matrimonio Mediobanca-Unicredit lanciata ieri dal quotidiano Il Sole 24 Ore. Le indiscrezioni su un avvicinamento tra i due istituti si sono intensificate a cavallo del week-end quando Il Foglio ha reso noto che l' istituto di piazzetta Cuccia aveva chiesto a Bankitalia l' autorizzazione a salire oltre il 2% del capitale di Unicredit. Notizia vera ma ben spiegabile in termini tecnici: essendo banca depositaria per l' aumento di capitale da 3 miliardi di euro lanciato in questi giorni dalla banca guidata da Alessandro Profumo, Mediobanca arriverà a custodire fino al 6,8% delle azioni Unicredit (senza diritti di voto né patrimoniali). Una sorta di "parcheggio" di un grosso pacchetto di titoli dovuto anche al fatto che Merrill Lynch si è ritagliata un ruolo più limitato nel consorzio rispetto a quello cui si pensava inizialmente. Ma tanto è bastato a far decollare le voci su un prossimo matrimonio che possa risolvere la debolezza mostrata da Unicredit negli ultimi tre mesi e la relativa stabilità di Mediobanca garantita da una maggiore prudenza nell' erogazione del credito e dalla stabilità delle partecipazioni storiche, Generali in primis. Ma le suggestioni, soprattutto se lanciate a mezzo stampa, spesso rimangono tali con l' unico effetto di creare turbolenza sul mercato, a partire dai titoli che ieri sono schizzati verso l' alto complice una Consob che in prima battuta non ha ritenuto di dover chiedere lumi ai diretti interessati. E poi è partita la caccia a chi potrebbe trarre dei benefici da una tale operazione. Di sicuro Cesare Geronzi risulterebbe autore di un capolavoro degno della sua fama di Richelieu della finanza italiana: dopo aver venduto Capitalia a Unicredit a un prezzo da bolla speculativa, da presidente di Mediobanca andrebbe a formare un gruppo ancora più grande e internazionale ma con stabili soci italiani. Tuttavia, altrettanto sicuramente, al progetto Mediobanca-Unicredit si opporrebbero i soci francesi guidati da Vincent Bollorè che vedrebbero fortemente diluite le proprie partecipazioni e la loro influenza sul gioiello del sistema, le Generali attualmente presiedute da Antoine Bernheim. Ma anche le famose Fondazioni, Cariverona, Caritorino, Carimonte, che risulterebbero principali azioniste del sognato rassemblement, potrebbero in realtà non gradire il ruolo più di tanto. Per il momento hanno dovuto far fronte a un notevole esborso per garantire quei 3 miliardi di euro di mezzi freschi richiesti proprio da Profumo non più tardi del 5 ottobre. Poi devono subire le mai sopite incursioni del super ministro dell' Economia, Giulio Tremonti, che in quanto "vigilante" delle Fondazioni ha chiesto lumi sul nuovo investimento bancario dei vari Biasi e Palenzona. Un intervento che per il momento non ha portato conseguenze ma che quantomeno ha reso evidente un' attenzione del ministro che ancora nel 2004 per gli stessi motivi aveva impedito a Biasi di diventare vicepresidente delle Generali. Le ultime ragioni che rendono poco probabile il matrimonio si trovano nelle stanze dell' ufficio studi di piazzetta Cuccia. Le previsioni per il 2009 sono pessime e si prevedono ulteriori svalutazioni di partecipazioni e necessità di ricapitalizzare per gran parte del sistema bancario. Dunque, poiché Unicredit ne potrebbe essere interessata, perché sobbarcarsi anche i problemi di Profumo in un momento del genere? Un ragionamento da manager, quali sono Alberto Nagel e Renato Pagliaro, e un po' meno da banchiere di "sistema" quale si professa da un po' di tempo Geronzi al pari di Bazoli e Passera, i principali concorrenti sotto questo profilo. La sponda più significativa, alla fine, all' unione Mediobanca-Unicredit, potrebbe arrivare da Silvio Berlusconi, già azionista di piazzetta Cuccia con il 2% della Fininvest e con il 3% di Mediolanum. In un sol colpo il premier si toglierebbe di torno un banchiere di sinistra (Profumo) e renderebbe più italiano il controllo di Mediobanca e Generali. Ecco perché dalle parti di piazza Cordusio il sasso nello stagno di ieri è stato visto con estrema diffidenza. Saranno ancora tre mesi caldi per Profumo in vista del rinnovo di maggio del cda Unicredit. Ma il banchiere genovese si giocherà la riconferma soprattutto sul mercato tra gli analisti e gli investitori