Piazzetta Cuccia e Unicredit insieme per la difesa del sistema Italia

Il Tempo

Per passare veramente ai fatti nel progetto puramente teorico e a cui ora non si può neppure attribuire una diretta paternità (smentito ufficialmente ma oggetto di rumors di Borsa) di integrazione e fusione tra Unicredit e Mediobanca ci vorrebbe una forte volontà da parte dei soci della banca guidata da Alessandro Profumo.

Per passare veramente ai fatti nel progetto puramente teorico e a cui ora non si può neppure attribuire una diretta paternità (smentito ufficialmente ma oggetto di rumors di Borsa) di integrazione e fusione tra Unicredit e Mediobanca ci vorrebbe una forte volontà da parte dei soci della banca guidata da Alessandro Profumo.
Gli stessi però compongono (o forse compenevano) una galassia molto articolata e, alla fine, la posizione del numero uno operativo è sempre stata molto forte proprio per la estrema frammentarietà dell'azionariato. Tuttavia questa caratteristica si è un po' attenuata recentemente. Un po' per la ovvia volontà di contare di più da parte dei soci principali, un po' per le traversie internazionali che hanno colpito tutto il mondo del credito e particolarmente le grandi banche come Unicredìt. Per recuperare posizioni nella classifica della solidità bancaria e per respingere vaire speculazioni (alcune anche molto scorrette), Unicredit ha dovuto un pò cambiare pelle impegnandosi sul mercato dei capitali con un'operazione molto impegnativa proprio nella fase più difficile di metà autunno e accettando l'ingresso di un socio di tipo finanziario e normalmente molto equilibrato come la Banca centrale libica; ma pur sempre un nuovo socio entrato con proporzioni maggiori delle tradizionali presenze italiane a Piazza Cordusio. In quella fase difensiva; quando Alessandro Profumo si è dovuto impegnare senza risparmio per difendere la banca e la sua posizione, un aiuto notevole è arrivato anche da Mediobanca. L'operazione di finanziamento sul mercato che ha portato all'aumento di capitale è stata gestita con la piena partecipazione della banca di Cesare Geronzi. In quella circostanza, una vera prova del fuoco, si è assistito a un esperimento, sul campo di una qualche forma di collaborazione stretta. Non una fusione, ma una capacità di fare squadra, dettata anche dalla necessità. Con i vertici di Mediobanca che avrebbero avuto, in qualche fase dei giorni più difficili, comprensibili preoccupazioni per il futuro assetto di Unicredit e per la capacità di tenuta rispetto a operazioni ostili dall'estero. Questa, di tipo difensivo, è la logica che sta dietro alle voci circolate e, almeno in una fase, prese anche sul serio dagli investitori in borsa. L'incontro di ieri tra Geronzi e Profumo, anche se programmato da tempo e se accompagnato da nuove smentite sul progetto di fusione ha finito per mantere alta l'attenzione del mercato. Ufficialmente dall'incontro è uscito un "no" molto netto a un'integrazione che non avrebbe alcun senso industriale. Ma uno scambio diretto di opinioni tra i due è stato certamente utile.
E' infatti intuibile che al tavolo dei colloqui sia stato anche affrontato un ragionamento sulla futura stabilità del sistema della finanza e delle partecipazioni fondamentali per l'Italia (a cominciare dalle Generali).
Anche perchè i progetti di espansione all'estero e il tentativo di superare il mercato nazionale da parte di Profumo si sono infranti sulla crisi internazionale del credito. Si riparte da qui e bisogna vedere se le squadre sono proprio quelle giuste.