Geronzi vede Profumo "Niente nozze tra di noi"
La Stampa
I banchieri smentiscono integrazioni. Borsa più calma
Un faccia a faccia di un'ora tra Cesare Geronzi e Alessandro Profumo per dirsi e per dire alla comunità finanziaria che le ipotesi di fusione tra Mediobanca e Unicredit non esistono, perché non avrebbero fondamento industriale. Ieri a ora di pranzo, come previsto, il presidente di Mediobanca e l'amministratore delegato di Unicredit si sono incontrati per un appuntamento fissato da lungo tempo. Un incontro di cortesia dopo le feste e dedicato a uno scambio di vedute generale, ma che inevitabilmente ha attratto l'attenzione del mercato proprio per le voci sui progetti di integrazione tra le due banche.
Sede dcll'incontro il quartier generale di Unicredit e non piazzetta Cuccia, come previsto fino al giorno prima: nelle liturgie del potere economico anche i luoghi hanno la loro importanza: dopo che alla vigilia dell'appuntamento la Borsa - seppur festiva - si era scatenata sull'ipotesi integrazione, facendo salire i due titoli, vedere Profumo che varcava il portone di Mediobanca avrebbe forse avuto l'effetto di rinfocolare gli entusiasmi. Ieri, invece, piazza Affari si è presa una pausa di riflessione: Unicredit ha perso il 2,49% scendendo a 1,92 euro, mentre Mediobanca è salita ancora di uno 0,75% a 8,02 euro. "Cordiale", a detta di alcune fonti l'incontro. Ma sebbene i toni siano stati in effetti distesi, non vi è dubbio che le voci dei giorni scorsi abbiano irritato Profumo, visto che in molti le considerano un tentativo di indebolire la sua posizione. E nel gioco di chi abbia interesse a mettere in un angolo l'ad di Unicredit, primo e spesso critico azionista di Mediobanca, l'indiziato numero uno è proprio Geronzi.
Ora in smentita congiunta dei due banchieri, che arriva del resto dopo i comunicati dello stesso tenore dei rispettivi istituti su sollecitazione della Consob, mettere a tacere una volta per tutte i rumors? Difficile crederlo. Intanto perché chi vuole logorare l'ad di Unicredit non intende certo fermarsi prima dell'assemblea di bilancio in primavera, dove tutta il cda si presenta in scadenza. E poi perchè anche alcune Fondazioni azioniste della stessa banca vedono in effetti con interesse l'ipotesi.
Un'eventuale integrazione - è la sintesi che fa chi ci ragiona sopra - da un lato consentirebbe a Mediobanca di dotarsi di Unicredit una rete di raccolta e dall'altro darebbe un sostengo patrimoniale, sebbene non enorme, al gruppo guidato da Profumo, consentendo così magari di fare a meno dei bond pubblici.
Difficile distinguere dove stiano - in queste posizioni - i calcoli economici e dove le lotte di potere, che anche in questo caso potrebbero cercare di ridurre il ruolo di Profumo. Sta di fatto che mentre le grandi fondazioni tacciono, ieri ha parlato Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia, già socio della Capitalia di Geronzi e oggi - in virtù della fusione - azionista di Unicredit con lo 0'6%. "Almeno in linea teorica non vedo motivi ostativi alla cooperazione un'ipotesi che ha senso", ha detto aggiungendo però anche che «più che un'ipotesi di scuola, mi sembra una fantasia».
Mentre in piazza Affari continua il gioco delle voci, Unicredit ha potuto dare ieri un segnale della fiducia dei mercati nei suoi confronti lanciando un prestito a cinque anni da un miliardo di euro senza garanzia statale. Dopo la grande gelata bancaria prestiti di questo genere sono stati lanciati in Europa solo da Bnp Paribas e da Intesa-Sanpaolo, e la sottoscrizione da parte degli investitori
istituzionali, anche senza garanzia pubblica, testimonia appunto una certa fiducia nei confronti dell'emittente. Ma anche la fiducia ha un costo: Unicredit pagherà 210 punti base sopra il tasso Mid Swap a 5 anni, mentre I'emissione Intesa-Sanpaolo era 195 punti sopra lo stesso tasso.
Sede dcll'incontro il quartier generale di Unicredit e non piazzetta Cuccia, come previsto fino al giorno prima: nelle liturgie del potere economico anche i luoghi hanno la loro importanza: dopo che alla vigilia dell'appuntamento la Borsa - seppur festiva - si era scatenata sull'ipotesi integrazione, facendo salire i due titoli, vedere Profumo che varcava il portone di Mediobanca avrebbe forse avuto l'effetto di rinfocolare gli entusiasmi. Ieri, invece, piazza Affari si è presa una pausa di riflessione: Unicredit ha perso il 2,49% scendendo a 1,92 euro, mentre Mediobanca è salita ancora di uno 0,75% a 8,02 euro. "Cordiale", a detta di alcune fonti l'incontro. Ma sebbene i toni siano stati in effetti distesi, non vi è dubbio che le voci dei giorni scorsi abbiano irritato Profumo, visto che in molti le considerano un tentativo di indebolire la sua posizione. E nel gioco di chi abbia interesse a mettere in un angolo l'ad di Unicredit, primo e spesso critico azionista di Mediobanca, l'indiziato numero uno è proprio Geronzi.
Ora in smentita congiunta dei due banchieri, che arriva del resto dopo i comunicati dello stesso tenore dei rispettivi istituti su sollecitazione della Consob, mettere a tacere una volta per tutte i rumors? Difficile crederlo. Intanto perché chi vuole logorare l'ad di Unicredit non intende certo fermarsi prima dell'assemblea di bilancio in primavera, dove tutta il cda si presenta in scadenza. E poi perchè anche alcune Fondazioni azioniste della stessa banca vedono in effetti con interesse l'ipotesi.
Un'eventuale integrazione - è la sintesi che fa chi ci ragiona sopra - da un lato consentirebbe a Mediobanca di dotarsi di Unicredit una rete di raccolta e dall'altro darebbe un sostengo patrimoniale, sebbene non enorme, al gruppo guidato da Profumo, consentendo così magari di fare a meno dei bond pubblici.
Difficile distinguere dove stiano - in queste posizioni - i calcoli economici e dove le lotte di potere, che anche in questo caso potrebbero cercare di ridurre il ruolo di Profumo. Sta di fatto che mentre le grandi fondazioni tacciono, ieri ha parlato Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia, già socio della Capitalia di Geronzi e oggi - in virtù della fusione - azionista di Unicredit con lo 0'6%. "Almeno in linea teorica non vedo motivi ostativi alla cooperazione un'ipotesi che ha senso", ha detto aggiungendo però anche che «più che un'ipotesi di scuola, mi sembra una fantasia».
Mentre in piazza Affari continua il gioco delle voci, Unicredit ha potuto dare ieri un segnale della fiducia dei mercati nei suoi confronti lanciando un prestito a cinque anni da un miliardo di euro senza garanzia statale. Dopo la grande gelata bancaria prestiti di questo genere sono stati lanciati in Europa solo da Bnp Paribas e da Intesa-Sanpaolo, e la sottoscrizione da parte degli investitori
istituzionali, anche senza garanzia pubblica, testimonia appunto una certa fiducia nei confronti dell'emittente. Ma anche la fiducia ha un costo: Unicredit pagherà 210 punti base sopra il tasso Mid Swap a 5 anni, mentre I'emissione Intesa-Sanpaolo era 195 punti sopra lo stesso tasso.