Mediobanca crocevia Italia-Libia
Milano Finanza
Tarak Ben Ammar, l'istituto farà da guida ai libici per entrare nel modo giusto funzionando come fosse un fondo sovrano
A dispetto della geografia, la via piu' breve tra Tripoli e Roma passa per Milano, e precisamente per Piazzetta Cuccia, dove Mediobanca sta assumendo il ruolo di nuovo crocevia finanziario tra i due paesi. A spiegare il ruolo della la banca d'affari, si legge su MF, e' stato ieri il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, membro del comitato di governance dell'istituto, che ieri, insieme al presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, e all'a.d. Alberto Nagel ha accompagnato da Silvio Berlusconi una nutrita e autorevole delegazione libica, composta tra gli altri dal ministro della Pianificazione Abdul Hafid Zletni e dall'ambasciatore a Roma Hafed Gaddur. "Mediobanca, ha spiegato Ben Ammar, guidera' i libici, li aiutera' e consigliera', in modo che siano investitori di lungo periodo". Piazzetta Cuccia, cioè "può aiutare i libici a entrare nei modi giusti", agendo come banca di sistema, come una sorta di fondo sovrano". E di carne sul fuoco ce n'è effettivamente tanta. Non a caso all'incontro, avvenuto a Palazzo Grazioli, residenza privata del premier, hanno partecipato anche il sottosegretario Gianni Letta, e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Sul tavolo un vero e proprio business plan, visto che la riunione è giunta a ridosso della sottoscrizione da parte della Central Bank of Libia (insieme a fondazione Crt e fondazione Cassa di Risparmio di Modena) della quota di capitale cashes di Unicredit, in sostituzione di Cariverona, ma all'orizzonte ci sono sia i possibili investimenti che le banche libiche possono compiere in Italia,sia le ricadute per le imprese italiane del trattato di amicizia tra Tripoli e Roma, da poco ratificato dal parlamento italiano, e prossimo ad essere approvato anche dall'assemblea legislativa libica.
Secondo i protocolli sottoscritti dalle due cancellerie, infatti, l'Italia si è impegnata a realizzare progetti infrastrutturali per 5 miliardi di dollari in 20 anni nel Paese nordafricano, mentre i libici sono pronti a spendere in Italia diverse decine di miliardi. Le prime avvisaglie di questi interventi ci sono state con l'ingresso dei capitali di Tripoli in Eni e Unicredit, ma da tempo è caldissimo il dossier Telecom. Mediobanca, del resto, è l'azionista di riferimento di Telco, la holding che controlla il colosso telefonico, ma ha anche al suo vertice Geronzi, ossia il banchiere che con la finanza libica ha un rapporto consilidato fin dai tempi dell'ingresso della Lafico in Banca di Roma, oltre che, come ha sottolineato ieri Ben Ammar, è l'unica banca che ha come consigliere "un nord-africano quale io sono". I libici, a sentire Ben Ammar, sono rimasti favorevolmente interessati soprattutto dall'esposizione della situazione italiana fatta da Tremonti che ha spiegato come "sul rating l'Italia sta molto meglio di tanti altri Paesi, e che, a differenza di altri, ha un debito privato molto basso. La giornata si è chiusa con una cena offerta ai libici alla quale hanno parteciapato Geronzi, Palenzona e Profumo.