Bazoli e Profumo: no alle nazionalizzazioni la cura del Tesoro servirà a ricreare fiducia

La Repubblica

Il presidente del'Abi Faissola plaude all'idea del governatore di poter dedurre fiscalmente le perdite sui crediti

Un sì convinto da parte dei banchieri (pochi i presenti, rispetto alla tradizione) sui punti chiave del discorso di Mario Draghi al congresso del Forex; un no unanime a qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione del sistema e ancora un sì, all' utilizzo dei Tremonti-Bond caldeggiato dal governatore. Passaggi sottolineati dal presidente dell' Abi, Corrado Faissola, che ha aggiunto apprezzamento per la proposta di Draghi per una possibile garanzia pubblica sui prestiti nuovi (che venissero cartolarizzati): «Uno spunto interessante, su cui bisognerà lavorare, anche con il governo». Faissola si è anche detto «molto grato» per le parole del governatore sulla deducibilità fiscale delle perdite sui crediti: «Negli altri paesi d' Europa c' è la possibilità, mentre noi non lo possiamo fare ed è una fortissima penalizzazione». Ancor più netto il presidente del Consiglio di Sorveglianza Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli: «E' quasi un diritto delle banche italiane chiedere un uguale trattamento». E ancora, sui Tremonti-bond. «Un bell' investimento per il governo, un' assicurazione per noi: non nell' ottica salvabanche ma come capitale per far crescere gli impieghi», dice Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, che tuttavia non scioglie ancora la riserva sull' eventuale utilizzo, perché deve essere vagliata fino in fondo l' ipotesi delle misure decise dall' Austria (dove ha sede la sub-holding con le partecipazioni dell' Est Europa). Gli fa eco a distanza Bazoli: «Non appena avremo la possibilità di vedere il testo, noi lo studio lo faremo in tempi rapidissimi», comunque fin d' ora il banchiere sottolinea come siano uno degli strumenti che contribuirà a ricreare la fiducia. E altrettanto all' unisono i due banchieri escludono il timore più grande, quello delle nazionalizzazioni. «Il discorso non riguarda assolutamente le banche italiane - spiega Bazoli - le nazionalizzazioni sono l' extrema ratio, quando le banche stanno fallendo e i depositi sono a rischio». E, aggiunge il presidente, anche in quel caso sono l' extrema, ma non l' unica, ratio; anche perché i depositi dei risparmiatori sono comunque tutelati, gli investimenti degli azionisti no, se si nazionalizza, ed ha invitato tutti a non ritornare indietro di 25 anni in Italia. Bazoli ha concluso definendo «totalmente infondata» la voce su un possibile aumento di capitale per Intesa ed ha aggiunto che anche nel 2009 la banca conta di «avere un' economicità di gestione». Anche Profumo ha escluso categoricamente che per le banche italiane ci sia il pericolo o il rischio di essere nazionalizzate: «In Francia sono stati utilizzati strumenti analoghi e non si è certo parlato di nazionalizzazione di Socgen o Bnp». Su Unicredit, invece, Profumo si è detto «fiducioso» che l' utile netto «sarà intorno» ai 4 miliardi ed ha definito «significativamente più alto» il valore del titolo rispetto a quello attuale di Borsa, mentre sul rifiuto della Fondazione Cariverona di sottoscrivere il cashes, ha opposto un secco: «Non ne ho capito il senso».