Marcegaglia e Geronzi grandi sponsor
Libero
Cambia il vento. Nel '94 la gran parte di imprenditori e finanzieri non gradiva il berlusconismo. Ma lo scoppio della crisi ha sconvolto gli equilibri. Solo Montezemolo resta indipendente. Il partito rinsalderà il legame con il leader di Confindustria e Mediobanca. Ma ora si avvicinano anche Bazoli e Colaninno
Se non un idillio, è qualcosa di molto simile. Partito nel 1994 con la stragrande maggioranza dei cosiddetti poteri forti pronti a combattere con il coltello fra i denti, Silvio Berlusconi l'anno scorso e salito a Palazzo Chigi con il consenso, se non il sostegno, di buona parte del mondo industriale e finanziario. Cosa succederà con il Pdl? Proseguirà la luna di miele? La prima impressione è che poco o nulla cambierà. Del resto, spiega un manager di Confindustria, «il Pdl non è nato oggi, ma nell'autunno 2008». Come dire che la fiducia dei salotti buoni dell'economia il nuovo partito se l'è già conquistata da tempo, fin da quando An e Forza Italia si sono fusi in un unico simbolo. Tra i primi marcare la differenza di clima è stata Emma Marcegaglia. Fresca presidente della Confindustria, ha subito dato un segnale di rottura rispetto al suo predecessore, Luca Cordero di Montezemolo. Il quale non solo ha rifiutato l'invito dello stesso Berlusconi a entrare nella squadra di governo, ma ha pure valutato l'ipotesi di fondare un nuovo movimento di centro. Da presidente Fiat ha trattato con palazzo Chigi sugli incentivi auto, ma è sempre rimasto su posizioni diverse. Difficile ipotizzare un cambio di rotta improvviso nei confronti del Pdl. Il nuovo partito non dovrebbe invece rovinare i rapporti tra Berlusconi e Marcegaglia: chi la conosce bene racconta che la presidente non abbia gradito molto le ripetute bacchettate di esponenti del governo. Ma il legame con il Cavaliere è, per ora saldo.
Poi ci sono i banchieri. L'alta finanza non è stata negli ultimi anni troppo vicina al centro-destra. Anzi. Pezzi da novanta del settore - su tutti Giovanni Bazoli e Corrado Passera di Intesa Sanpaolo e Alessandro Profumo di Unicredit - si sono sempre dichiarati decisamente affini alle idee di centro-sinistra. Forti, in particolare, di relazioni consolidate con l'ex leader dell'Ulivo, Romano Prodi. In molti sono stati "sopresi" in fila a votare alle primarie del Partito democratico. Ma la crisi internazionale ha indubbiamente messo in discussione la geografia degli equilibri fra politica ed establishment economico. Molto ha poi contribuito la disfatta di Prodi e il successo annunciato di Berlusconi. Circostanze che in Italia provocano immediati salti sul carro di flaiana memoria. Apripista del nuovo corso Cesare Geronzi, da sempre considerato l'unico banchiere non di sinistra. La "sua" Mediobanca ha progressivamente conquistato un ruolo centrale in tutte le partite chiave. A cominciare dal dossier Alitalia: Piazzetta Cuccia è stata maxiconsulente in tutte le fasi che hanno portato alla cessione alla Cai di Roberto Colaninno. Dossier che ha visto consolidarsi anche l'inedita alleanza tra Pdl, Intesa e i Benetton. Ora tra Tremonti bond, sostegni alle imprese e incentivi al consumo, nessuno può permettersi di avere nemici a Palazzo Chigi. Ma in alcuni casi la collaborazione va oltre, come sta accadendo in questi giorni nella triangolazione Geronzi-Bazoli-Palazzo Grazioli sui vertici di Via Solferino, ma anche il ruolo svolto da Mediobanca come advisor degli investimenti libici nei colossi pubblici Eni e Enel.
Resta da vedere se la fusione non andrà a rompere equilibri consolidati. Come quelli che vedono An più intenta a sfornare manager pubblici e a curare i rapporti con le categorie che a mettere bocca nelle delicate partite dell'alta finanza. Sono molte le caselle oggi riempite da uomini graditi ad An (Sarmi alle Poste, Poli all'Eni, Cattaneo a Terna, ecc), ma tra le file del partito di Via della Scrofa molti fanno intendere che d'ora in poi i confini non valgono più. L'incognita preoccupa un pò l'economia che conta. Per adesso nessuno teme il peggio. Gli esami, già dalla prossima settimana, non mancheranno.
Francesco De Dominicis
Sandro Iacometti