Geronzi sgrida le banche "Distratte con i clienti"

Nazione - Carlino - Giorno

Sta con Bernabé sul piano Telecom, non si immischia più di tanto nella vicenda Alitalia. Sta anche con Tremonti sulla Robin Hood tax, almeno per il petrolio (il ministro però ha puntato il mirino anche su banche e assicurazioni). Ma il sistema creditizio non toccateglielo proprio

Sta con Bernabé sul piano Telecom, non si immischia più di tanto nella vicenda Alitalia. Sta anche con Tremonti sulla Robin Hood tax, almeno per il petrolio (il ministro però ha puntato il mirino anche su banche e assicurazioni). Ma il sistema creditizio non toccateglielo proprio, a Cesare Geronzi, presidente del Consiglio di sorveglianza di Mediobanca: guardando in casa nostra, «negli ultimi dieci anni - dice - il nostro è il migliore sistema, si è riorganizzato e ristrutturato ed è un pilastro sul quale il Paese può contare per lo sviluppo e l'intraprendenza», anche se magari «dobbiamo prenderci la colpa di essere stati distratti nel rapporto con i clienti»; e, allargando l'orizzonte, «le banche centrali con il loro intervento hanno evitato il disastro», nota a proposito della crisi dei mutui subprime.
SULLA CRISI finanziaria, però, tanto ottimista non è: «I problemi non sono finiti, avremo - avverte - delle ripercussioni per tutto l'anno in corso, come dimostra la «prudente» analisi del Governatore di Bankitalia Draghi, che «ha sciorinato tutte le problematiche senza prendere partito». Invece lui, Geronzi, a prendere partito non ci pensa due volte quando si tratta di dare consigli ai giovani, e di lanciare anche qualche monito. È ai giovani, del resto, che parla: ne ha di fronte 250, rappresentano il milione e mezzo (e passa) di teen agers coinvolti da  Quotidiano in Classe, l'iniziativa dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori che ormai raggiunge il 60 per cento degli studenti delle superiori. «Complimenti vivissimi per quello che ha fatto, sta facendo e farà con il suo straordinario lavoro di educazione alla cittadinanza: un disegno che ammiro», dice rivolto a Andrea Ceccherini, presidente dell'Osservatorio. Che, dal canto suo, di fronte a uno dei banchieri più importanti d'Italia, rilancia la scommessa a fianco dei 'suoi' ragazzi: occorrono, dice, «regole chiare di ingresso e quale, se non la meritocrazia, può esserne una? Quella meritocrazia dove non conta l'età che hai, ma le performance e i risultati che dai».
Però attenzione, replica Geronzi, al rischio di volere tutto e subito, all'idea dilagante tra i giovani «che il manager vale tanto quanto più è pagato: questa va corretta perché le aziende hanno il dovere di creare valore per gli azionisti, ma anche di pensare alla società che le tiene in vita». E concorda «con le critiche che si fanno alla remunerazione della classe dirigente». Lui però si «ritiene esente». Lui non si sente il Belzebù del rapporto finanza-politica, e non è vero, ribatte secco a una delle tante domande di Giulio Anselmi, che duella con Giovanni Bazoli, «niente di più inverosimile, abbiamo avuto valutazioni diverse ma ha prevalso il buon senso e la saggezza». Quanto poi ai suoi guai giudiziari, «se questa è la mia croce, la porto».