Tra Draghi e Tremonti, l'etica di Bazoli e la verità di Geronzi

Libero Mercato

Chi parla chiaro si chiama Cesare

La giornata del risparmio ieri è andata benissimo. Sentendo parlare il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, era come se la convergenza di toni e sostanza fosse tanto oggettiva, che quasi i due esponenti istituzionali sembravano essersi scambiati le parti. Con Draghi a illustrare ai banchieri il come il perchè di fronte a una crisi tanto grave non si dovesse tanto fare i difficili nè gli stupiti, per l'ovvia necessità di un intervento sistemico dello Stato per ricapitalizzare le banche. E Tremonti ad aggiungere che in nessun caso lo Stato intende compiere nuovamente errori d'invasione di campo da parte della politica, rimasta nelle banche italiane ingiustificatamente per troppi decenni, dopo gli interventi straordinari resisi necessari negli anni Trenta.
La domanda spontanea, sentiti gli interventi, era una sola. Ma allora come mai ieri mattina, (...) in Consiglio dei ministri, non era stato varato il nuovo decreto per l'intervento pubblico ''alla francese'', a sostegno del sistema bancario? Io sono tra coloro che è stato smentito, avendo annunciato ai lettori che quella misura era ormai pronta. Insieme a noi, i molto più autorevoli e titolati colleghi del Sole 24 ore. Al contrario del Corriere o del Messaggero, che annunciavano il rinvio e ci hanno preso. Per loro, ha fatto testo che i colleghi di governo non erano stati preinformati nel tradizionale pre-consiglio del testo del provvedimento. A noi sembrava scontato che il testo sarebbe stato presentato solo in Consiglio dei ministri, per evitare fughe di notizie.
Vedremo quale sarà il punto di caduta reale, in termini di provvedimenti concreti, di un confronto tra Tremonti e sistema bancario italiano che evidentemente, come si è visto dalla convergenza di toni tenuti ieri, è stato nelle ultime settimane molto serrato e approfondito. Tra tutti i commenti alla giornata di ieri, ne spiccano due. Il professor Giovanni Bazoli ha sottolineato di ritrovarsi particolarmente nelle conclusioni di Tremonti, che è stato molto esplicito nel richiamare il sistema bancario e l'intera economia al ritorno ai valori, e non solo alla massimizzazione dei profitti e dei compensi. Bazoli l'ha sempre ripetuto, è un fatto e gli va riconosciuto.
Ma venendo al punto e fors'anche al motivo del rinvio dell'insieme di misure tanto attese, pare che il commento più azzeccato sia stato quello espresso dal presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi. Sistema bancario e politica è come se dovessero scrivere insieme un nuovo patto, ha detto. Perchè per le banche dover operare in un contesto scosso da una crisi così profonda come quella in corso diventa molto rischioso. E quindi occorre procedere a ristrutturazioni bancarie come industriali, che abbiano di mira solidità patrimoniale ed efficienza economica, occorrono non solo regole e principi condivisi e talora anche profondamente nuovi, ma altresì una visione d'insieme. Dell'identità produttiva e di servizio del nostro Paese e delle sue persistenti possibilità, prima ancora che dei ratios patrimoniali. Non è facile scrivere insieme un patto simile. Non significa ''concertazione'', ma ''senso di responsabilità''. Non significa banche nazionalizzate. Significa banche che servano meglio il Paese, per servire meglio i propri soci.