Unicredit-Capitalia, via libera di Prodi
Il Corriere della Sera
Il premier: bene il dinamismo delle banche ma doveva avvenire vent'anni fa. Piazza Cordusio: abbiamo due opzioni. Ma Guzzetti: mi pare che le fondazioni siano per Société Generale
MILANO — Dopo aver elogiato Claudio Costamagna, l'advisor scelto da Cesare Geronzi, Romano Prodi si spinge oltre su Unicredito-Capitalia affermando tre cose: «Sono favorevole a questo dinamismo: se il rafforzamento del sistema bancario fosse partito venti anni prima il settore in Italia sarebbe più forte; le banche non sono un elemento dominante nell'economia italiana, anzi sono un sostegno». Se il sì al consulente era già apparso come un apprezzamento, sembra difficile non leggere le parole di Prodi come il via libera all'operazione. E già si parla di imminenti consigli informativi: il primo potrebbe essere a Roma fra venerdì e lunedì, ma l'indiscrezione viene smentita.
Profumo però, in questi giorni negli Stati Uniti, si mantiene ancora al bivio fra Capitalia e Société Generale: da New York il top manager di Unicredito ribadisce che le due opzioni restano all'esame ed è difficile «capire adesso come andrà a finire». Le due strade non possono tuttavia essere comunque percorse contemporaneamente, come qualcuno ha ipotizzato in scenari molto allargati: «Sono cattolico, quindi sarebbe meglio considerarne una per volta..». Secondo Profumo, da un punto di vista regolamentare un matrimonio con Capitalia si presenterebbe più semplice rispetto a quello con SocGen, più complesso sebbene più rilevante per dimensioni. E sull'ipotesi ieri Daniel Bouton, presidente di SocGen, non ha fatto cenno in assemblea a Parigi, tornando anzi a guardare all'opzione stand alone: «Non abbiamo negoziati con altre banche, un'operazione che comporti una trasformazione non è né indispensabile né urgente». Al matrimonio crossborder sarebbero favorevoli le fondazioni azioniste di Piazza Cordusio: lo ha detto ieri Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri e dell'ente Cariplo. «Se Unicredito si fonde con SocGen rafforzerà la sua dimensione europea». Una valutazione da rappresentante di settore ma che, non va dimenticato, proviene da uno dei principali soci di Intesa-Sanpaolo, destinata a essere sorpassata da UniCapitalia in termini di valore di Borsa. E ha voluto consegnare un segnale per certi versi rassicurante ieri Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, nel definire «senza fondamento» l'ipotesi di un ingresso-ritorno dell'istituto in Mediobanca. Ipotesi circolata nei giorni scorsi nel quadro del ricollocamento della quota detenuta da Capitalia in Piazzetta Cuccia (il 9%), in caso di fusione con Unicredito. Perché se anche le nozze dovessero andare a buon fine, le partecipazioni nella banca d'affari detenute oggi da Piazza Cordusio e dall'istituto romano non potrebbero sommarsi: lo vieta il patto di Mediobanca, attento agli equilibri nei vari comparti degli azionisti. La filiera che da Mediobanca porta a Generali resta il punto su cui si concentra l'attenzione di chi valuta la possibilità di un'aggregazione fra le banche di Profumo e Geronzi. A cominciare dai soci francesi di Piazzetta Cuccia che hanno dimostrato freddezza verso l'operazione. Il mercato, nel frattempo, continua a credere alle nozze ma a non favorire Unicredito: ieri l'istituto romano ha guadagnato l'1,3% a 7,5 euro, mentre Piazza Cordusio è rimasta invariata dopo le «botte» registrate nei giorni scorsi.