Unicredit-Capitalia, oggi decolla il nuovo colosso
Il Messaggero
ROMA - Oggi nasce il colosso bancario italiano al settimo posto nel mondo per capitalizzazione (99 miliardi) ma al secondo in Italia dietro Intesa nei vari settori di attività. In mattinata i consigli di Unicredit e di Capitalia daranno il via libera, alla fusione. E quello romano dovrebbe anche prendere atto delle dimissioni di Matteo Arpe
ROMA - Oggi nasce il colosso bancario italiano al settimo posto nel mondo per capitalizzazione (99 miliardi) ma al secondo in Italia dietro Intesa nei vari settori di attività. In mattinata i consigli di Unicredit e di Capitalia daranno il via libera, alla fusione. E quello romano dovrebbe anche prendere atto delle dimissioni di Matteo Arpe. Piazza Cordusio varerà un aumento di capitale di circa 21,7 miliardi al servizio dell'offerta di scambio per incorporare la banca romana. Il rapporto di concambio, come anticipato ieri da Il Messaggero, sarà di 1,12 azioni Unicredit per ogni azione Capitalia. Ai prezzi delle due banche di venerdì 18 prima della sospensione, Unicredit passava di mano a 7,489 euro e Capitalia a 7,919 con una valorizzazione della banca romana a 8,38 euro.
Il concambio sarebbe stato deciso definitivamente due sere fa nel corso di una riunione a Milano fra gli advison Merrill Lynch per piazza Cordusio, Citigroup, Crédit Suisse, Rothschild per Roma. I consulenti avevano individuato una serie di parametri relativi ai prezzi medi a 3 e 1 mese rettificati dai prezzi recenti e dalle impennate soprattutto del titolo romano che portavano a un range fra 1,05 e 1,20 euro. Il rapporto definitivo sarebbe stato concordato anche da Cesare Geronzi e Alessandro Profumo sempre venerdì sera a Roma. La nuova banca si chiamerà Unicredit. La sede legale sarà trasferita da Genova a Roma e in piazza Cordusio resterà il quartier generale operativo.
Le due assemblee straordinarie per il sì alla fusione dovrebbero tenersi entro fine luglio e la nuova banca potrà decollare dal 1° ottobre. Nel piano sono previste sinergie entro il 2010 per 1,163 miliardi di cui 800 milioni da costi e 400 milioni da ricavi. Inoltre sono previsti costi una tantum per 1,1 miliardi. L'eps, l'utile per azione dal 2007 al 2009 sarà del 17%: per i soci milanesi sarà accrescitivo dal 2009, per quelli romani da subito. Prima del cda di via Minghetti, si riunirà il direttivo del patto per il via libera, peraltro scontato visto che tutti i soci informalmente avrebbero dato il loro assenso. E nel pomeriggio si riuniranno di nuovo patto e cda per le modifiche di statuto alla luce della legge sul risparmio da approvare nell'assemblea straordinaria del 26 giugno. Ieri mattina il presidente della fondazione Manodori, Antonella Spaggiari, avrebbe comunicato personalmente a Geronzi il sì dell'ente reggiano alla fusione rivendicando uno dei quattro posti spettanti ai soci ex Capitalia nel board della nuova Unicredit che resta di 23. Gli altri tre potrebbero spettare oltre a Geronzi, a FonSai e alla regione Sicilia. Sul piano della governance, spunta innanzitutto una novità: Unicredit dalla nascita (1998) ha il tetto del 5% all'esercizio del diritto di voto dei soci. Se nella fusione con Capitalia, che non ha limiti al voto, il tetto dovesse restare, sarà previsto un diritto di recesso per gli azionisti romani in quanto ne subirebbero una limitazione. Ma Profumo in considerazione della statura del colosso ormai aperto al mercato, vorrebbe togliere il "tappo" dallo statuto. Il top banker milanese rimarrà il timoniere, Dieter Rampl presidente e Cesare Geronzi sarà vicepresidente vicario con deleghe sulle partecipazioni strategiche (Mediobanca, Generali, Rcs. Pirelli, Gemina). Il banchiere romano dovrebbe anche accettare la presidenza del consiglio di sorveglianza di Mediobanca a seguito del varo del sistema duale: la bozza di statuto predisposta, recepisce il regolamento emesso ad hoc dalla Consob. Fissando solo limiti al cumulo di incarichi e non incompatibilità tra le due poltrone. Anche le fondazioni di Unicredit (Crt, Cariverona e Carimonte holding) in un vertice di due giorni fa a Bologna, avrebbero dato il via libera. II leader veronese Paolo Biasi, però, pare abbia espresso le sue perplessità sulla non effettuazione di una diligence su Capitalia preliminare all'incorporazione da parte di Unicredit. Il modello di integrazione resterà quello divisionale per business che piazza Cordusio ha varato con "S3" nel 2003 con la variante di valorizzare i tre marchi delle banche retail (Unicredit banca, Banca di Roma, Banco di Sicilia) con chiare responsabilità di radicamento rispettivamente al nord, centro sud e nell'isola.
Il concambio sarebbe stato deciso definitivamente due sere fa nel corso di una riunione a Milano fra gli advison Merrill Lynch per piazza Cordusio, Citigroup, Crédit Suisse, Rothschild per Roma. I consulenti avevano individuato una serie di parametri relativi ai prezzi medi a 3 e 1 mese rettificati dai prezzi recenti e dalle impennate soprattutto del titolo romano che portavano a un range fra 1,05 e 1,20 euro. Il rapporto definitivo sarebbe stato concordato anche da Cesare Geronzi e Alessandro Profumo sempre venerdì sera a Roma. La nuova banca si chiamerà Unicredit. La sede legale sarà trasferita da Genova a Roma e in piazza Cordusio resterà il quartier generale operativo.
Le due assemblee straordinarie per il sì alla fusione dovrebbero tenersi entro fine luglio e la nuova banca potrà decollare dal 1° ottobre. Nel piano sono previste sinergie entro il 2010 per 1,163 miliardi di cui 800 milioni da costi e 400 milioni da ricavi. Inoltre sono previsti costi una tantum per 1,1 miliardi. L'eps, l'utile per azione dal 2007 al 2009 sarà del 17%: per i soci milanesi sarà accrescitivo dal 2009, per quelli romani da subito. Prima del cda di via Minghetti, si riunirà il direttivo del patto per il via libera, peraltro scontato visto che tutti i soci informalmente avrebbero dato il loro assenso. E nel pomeriggio si riuniranno di nuovo patto e cda per le modifiche di statuto alla luce della legge sul risparmio da approvare nell'assemblea straordinaria del 26 giugno. Ieri mattina il presidente della fondazione Manodori, Antonella Spaggiari, avrebbe comunicato personalmente a Geronzi il sì dell'ente reggiano alla fusione rivendicando uno dei quattro posti spettanti ai soci ex Capitalia nel board della nuova Unicredit che resta di 23. Gli altri tre potrebbero spettare oltre a Geronzi, a FonSai e alla regione Sicilia. Sul piano della governance, spunta innanzitutto una novità: Unicredit dalla nascita (1998) ha il tetto del 5% all'esercizio del diritto di voto dei soci. Se nella fusione con Capitalia, che non ha limiti al voto, il tetto dovesse restare, sarà previsto un diritto di recesso per gli azionisti romani in quanto ne subirebbero una limitazione. Ma Profumo in considerazione della statura del colosso ormai aperto al mercato, vorrebbe togliere il "tappo" dallo statuto. Il top banker milanese rimarrà il timoniere, Dieter Rampl presidente e Cesare Geronzi sarà vicepresidente vicario con deleghe sulle partecipazioni strategiche (Mediobanca, Generali, Rcs. Pirelli, Gemina). Il banchiere romano dovrebbe anche accettare la presidenza del consiglio di sorveglianza di Mediobanca a seguito del varo del sistema duale: la bozza di statuto predisposta, recepisce il regolamento emesso ad hoc dalla Consob. Fissando solo limiti al cumulo di incarichi e non incompatibilità tra le due poltrone. Anche le fondazioni di Unicredit (Crt, Cariverona e Carimonte holding) in un vertice di due giorni fa a Bologna, avrebbero dato il via libera. II leader veronese Paolo Biasi, però, pare abbia espresso le sue perplessità sulla non effettuazione di una diligence su Capitalia preliminare all'incorporazione da parte di Unicredit. Il modello di integrazione resterà quello divisionale per business che piazza Cordusio ha varato con "S3" nel 2003 con la variante di valorizzare i tre marchi delle banche retail (Unicredit banca, Banca di Roma, Banco di Sicilia) con chiare responsabilità di radicamento rispettivamente al nord, centro sud e nell'isola.